I'm so afraid of what you have to say
'Cause I am quiet now and silent gives you space
I'll never be, be what you see inside
You say I'm not alone but I am petrified
You say that you are close, is close the closest star?
You just feel twice as far, you just feel twice as far
And I'll fall, and I'll break
And I'll fake all I wannaL'ultimo giorno a Shanghai fu piatto e noioso, rimasi a letto fino a tardi e nel pomeriggio restammo perlopiù nelle nostre stanze. Ci misi stranamente poco a ricomporre i miei bagagli, al contrario di Kristy che continuava a chiacchierare con Joanna anziché fare le valigie. Io me ne stavo distesa sul letto in contemplazione del cellulare ignorando il via vai delle due ragazze. Scorrendo la home di Instagram mi imbattei in un post di una mia vecchia fiamma, ovvero il ragazzo con cui più volte avevo tradito Jacopo. La foto lo ritraeva in ascensore con un completo nero molto elegante. Per un attimo mi si risvegliò tutto il risvegliabile. Rimasi incantata a fissare la fotografia, ripercorrendo mentalmente tutti i momenti passati con lui. Un po' mi mancava. Non era il tipo di ragazzo con cui sarei stata, però mi piaceva la sua compagnia. E il sesso era una bomba. Avevamo smesso pochi mesi prima della mia partenza e nel giro di due settimane vidi che si era trovato una ragazza, storia che non durò per molto comunque. Il suo pensiero nostalgico, assieme a quello della mia gioventù, continuò a ronzarmi per la mente durante il breve viaggio fino a Pechino. Nemmeno Josh che si tolse la maglietta in aereo perché l'aveva macchiata di succo di frutta riuscì a distrarmi, ero proprio assorta nella mia memoria. Ad ogni modo la capitale cinese aveva molto da offrire e non vedevo l'ora di farci un giro durante i giorni seguenti. Per il momento mi accontentai della vista dalla mia camera d'hotel che condividevo con Kristy, Joanna e Alex. Era la prima volta che ci capitavano tutte stanze da 4. A causa di non so quali problemi le nostre solite doppie e triple erano state sostituite con delle quadruple, inoltre ci fu anche il rimborso della metà dei costi come risarcimento. Alex si era prenotato subito per essere il nostro quarto, suppongo per spettegolare tutta la sera. Ne ebbi la conferma quando uscì dal bagno in accappatoio e maschera di bellezza all'argilla, che gli avrei sicuramente rubato, agitando in aria il telefono. Il motivo della sua agitazione era legato al suo ex ragazzo, il quale a quanto pareva aveva portato il nuovo ragazzo a cena nel ristorante in cui era solito andarci con Alex. Cominciò un lungo e dettagliato discorso sul suddetto ex ragazzo a cui io non ero particolarmente interessata, così scrissi a Josh se aveva voglia di fare un giro per l'hotel. Lasciai le tre donzelle, si fa per dire, a sparlare di uomini e uscii. Non mi applicai minimamente nel vestirmi, per un giro serale all'interno dell'edificio erano sufficienti una canottiera, dei pantaloncini e le ciabatte. Josh si presentò più o meno allo stesso modo, ma lui era bello con qualsiasi cosa indosso quindi poco contava.
«Quale sarebbe l'emergenza?» esortò rilassato stringendomi le spalle con un braccio per una manciata di secondi.
«Umh niente, solo Alex, Kristy e Joanna in pieni pettegolezzi.» spiegai facendo una smorfia.
«Uh allora hai fatto bene a chiamarmi.» scherzò e io alzai gli occhi al cielo scuotendo la testa divertita. «Comunque, molto cinese quest'hotel, eh?» aggiunse guardando una tipica statua colorata posta nel corridoio verde.
«Si ma è carino dai.» ridacchiai avvicinandomi alla bizzarra statua per farmi un selfie, cosa che fece anche Josh. Aggiornammo entrambi la nostra storia su Instagram, sempre piena di video e foto. Girovagavo spesso nelle fanpage dei ragazzi e spesso venivano fatte supposizioni riguardo al fatto che io e Josh eravamo sempre insieme. Sicuramente anche lui aveva letto qualche commento, ma non ne avevamo mai parlato. Continuammo la passeggiata passando per l'atrio, fino ad arrivare nella zona più lussuosa dove c'era una piccola terrazza. Adocchiai un bel posacenere dorato che mi sarei sicuramente portata via alla fine del soggiorno.
«Nervoso per domani?»
«Non più del solito, anzi è da un bel po' che non vomito prima di un grande concerto. Non so, è che...» lasciò la frase in sospeso accennando un sorriso, mentre fissava un punto indefinito davanti a lui.
«Che?» lo incitai a finire.
Mi lanciò un rapido sguardo, per poi tornare a guardare altrove. «E' che..sapere che ci sei tu...» si lasciò scappare un sospiro imbarazzato prima di continuare nervosamente la frase «E Tyler e Kristy naturalmente, che siete lì e siete fieri di me, mi..mi fa sentire bene.»
Mi scappò un sorrisino in quel momento, non tanto per quello che aveva detto, bensì perché aveva un leggero rossore in viso e batteva agitato il piede sul pavimento cercando di non incontrare il mio sguardo. Raramente mi era capitato di vederlo in quello stato, come se si vergognasse di dirmi cosa pensava. Era tenero. «Che c'è?» disse poi notando la mia espressione.
«Umh, niente...» mi ricomposi «Sei dolce.»
Le mie parole lo fecero arrossire ancora. «Oh, emh, g-grazie.»
«Dai andiamo a dormire, dobbiamo lavorare domani.»
«Giusto.»
Tornammo alle nostre camere. La stanza era buia tranne per la luce emessa dal telefono di Kristy. Joanna e Alex, invece, già dormivano.
«Com'è andata la passeggiata romantica?» domandò la bionda a bassa voce.
«Non era una passeggiata romantica!» ridacchiai mettendomi a letto.
«Come vuoi, ma al matrimonio voglio che il mio vestito da damigella d'onore sia rosso.»
«Come vuoi, tanto non succederà mai.» risi con un velo d'amarezza.
«Non ne sarei molto sicura se fossi in te.» insisté lei incurante continuando ad armeggiare con il cellulare.
«Dai Kriss, sono realista. Non voglio illudermi più di quanto non lo faccia già.»
Posò il telefono sul comodino e si voltò dalla mia parte: «Ary sono realista.» diventò seria «Hai tutte le carte in regola per stare con lui. Sei tu che ti sei fissata di non essere alla sua altezza.»
«Ma io...» cercai di controbattere ma lei non me lo permise.
«Ma niente. Sei carina, intelligente, divertente, pazza...e spesso volgare, cosa che però a Josh in qualche modo piace. Sei una ragazza meravigliosa e lui lo sa, anche se tu ancora non riesci a vederlo.Ti adora e sono sicura che almeno un po' gli piaci. O non passerebbe così tanto tempo con te, glielo si legge in faccia che gli piace averti attorno. Lo dice anche Alex, e lui non sbaglia mai con queste cose!»
Sospirai pensierosa. «Non hai tutti i torti.. Quindi che dovrei fare?»
«Certo che ho ragione! Comunque non so esattamente cosa potresti fare, di solito è Tyler quello che spara consigli.» ridacchiò «Ad ogni modo, dormi adesso e non stressarti.»
«Ok, notte.»
Mi rigirai sotto il sottile lenzuolo. Non stressarmi era una cosa piuttosto complessa per me, la mia testa era un campo di battaglia per la maggior parte del tempo. Avevo davvero tutte quelle chance che diceva Kristy? Dopotutto eravamo davvero più di due semplici amici. Non che io abbia questa grande esperienza in queste cose, ma a volte anche a me sembrava ci fosse qualcosa di più da parte sua. Ho sempre cercato di ignorarlo però, non volevo starci troppo male per l'ennesima volta o rovinare tutto. Supponendo che ci fosse un qualche interesse da parte sua, comunque non avrei saputo come agire. Non avevo esperienza in fatto di relazioni: tutte le volte che volevo approcciare un ragazzo mi facevo un bicchiere di qualche alcolico e andavo a tastargli il culo, se ci stava cominciavamo a ballare e limonare ed infine si concludeva con un'eventuale scopata. Di certo non potevo usare quel metodo con Josh, decisamente no. Dovevo parlare con Tyler, era l'unica soluzione. Dopo aver cambiato posizione un'infinità di volte, finalmente mi addormentai. Nonostante passassimo quasi più tempo a viaggiare e cazzeggiare rispetto all'effettivo lavoro, a volte avrei proprio preferito restare a letto tutto il giorno. Tuttavia i soldi che avrei guadagnato e lo stare coi ragazzi vincevano sulla mia incurabile pigrizia. La mattinata passò in fretta, dopo essere giunti sul luogo del concerto io e Kristy andammo a prendere della pizza per il pranzo. Anche il pomeriggio passò più velocemente di quanto pensassi, avevo dato una pulita al palco e posizionato transenne. L'arena si riempì nel giro di un'ora e poco dopo le 8 i ragazzi cominciarono a suonare. Io e Kristy stavamo appostate sulla passerella davanti alle gradinate a ovest, tenendo d'occhio la folla nella platea di fronte al palco e quella alle nostre spalle. Dovevamo assicurarci che nessuno facesse a botte, scavalcasse le transenne e quant'altro. Avevamo a disposizione un paio di agenti della security pronti ad intervenire al nostro segnale e mentirei se dicessi che non desideravo scatenarli sotto il mio comando. Però non era mai successo nulla di grave, a parte qualche spintone. Il concerto era quasi giunto al termine e me ne stavo appoggiata alla ringhiera osservando più i ragazzi che la folla, la bionda era accanto a me scrivendo messaggi al cellulare. I riflettori puntati sul palco si spensero lasciando solo lo schermo luminoso dietro ad esso facendo risaltare le figure scure dei due ragazzi. I miei occhi si posarono su Josh. Inevitabilmente percorsi ogni curva dei suoi muscoli con lo sguardo. Una scossa attraversò la mia zona a sud e il respiro si fece pesante. Non feci più caso alla musica ad alto volume e le grida degli spettatori che fino ad un attimo prima mi stavano assordando, sentivo invece il forte battito del mio cuore. Improvvisamente le luci si riaccesero rivelando il viso appagato del ragazzo, il quale si mordeva il labbro colpendo violentemente la sua amata batteria. Mi chiedevo sempre se avesse quell'espressione sexy anche durante una scopata. E a proposito di scopate, quasi temevo che avrei avuto un orgasmo da un momento all'altro. L'estremo bisogno di toccare e baciare quella pelle perfetta si era impossessato del mio corpo. Non era di certo la prima volta che mi capitava, ma ormai succedeva sempre più spesso. Venni riportata alla realtà dalla mano di Kristy sulla mia spalla che mi scuoteva leggermente.
«Ti senti bene?» urlò vicino al mio orecchio. Era adorabile quando aggrottava le sopracciglia assumendo un'aria perplessa. Io annuii distrattamente e guardai il volto della ragazza rilassarsi. Voltai nuovamente lo sguardo sul palco: Mike, Randy e Ryan stavano passando piattaforme e tamburi ai fan, per poi aiutare Tyler e Josh a salirci. Ero un po' invidiosa del fatto che quei tre finissero sempre con una mano sul culo dei ragazzi per spingerli sopra la folla. Comunque ero sorpresa dal fatto che ancora nessuno si fosse fatto male tra quello, Tyler che si arrampicava in giro e le sfide a chi mangiava più cibo piccante. Non appena lo show finì dissi alla security di restare a tenere sotto controllo la gente che defluiva verso le uscite e corsi nel backstage seguita dalla bionda. I tecnici stavano riassemblando la loro attrezzatura, intanto Mike e gli altri cominciavano a smontare gli strumenti sul palco. Raggiunsi il camerino e mi gettai disperatamente su Josh abbracciando il suo busto sudato.
«Ehi, che succede? Sono tutto sudato!» ridacchiò confuso stando attento a non stringermi troppo.
«Niente..volevo un abbraccio.» risposi con un sorriso rilassato. Il suo solito profumo era mischiato al forte odore di sudore, ma la cosa non mi disturbava. Anzi quell'abbraccio mi diede finalmente un po' di sollievo. «Ti scoccia se parliamo delle tue carenze affettive più tardi? Adesso vorrei tanto cambiarmi.»
«Ah si, scusa.» dissi staccandomi da lui con un sorrisino imbarazzato.
Allungò il braccio verso il cesto degli snack e mi porse una pesca. «Tieni, so che le adori.»
Sorrisi leggermente confusa e uscii con il frutto, l'avrei mangiato più tardi. Lasciai i due a cambiarsi in pace, nel frattempo Kristy mi aveva raggiunta e insieme andammo ad aiutare per il rientro. La sera rimasi in camera con Kristy, Jo e Alex, giocammo a obbligo e verità fino a tarda sera. Il giorno seguente facemmo la consueta gita di gruppo a visitare la città, perdendoci pure un paio di volte. Adoravo stare con tutti loro, eravamo una bella banda di matti. Trovavamo sempre qualcosa di stupido da fare o su cui discutere. Ormai ci conoscevamo come se avessimo passato la vita insieme e mi avevano fatta sentire accettata fin dal primo giorno. Erano la famiglia che non avevo mai avuto. Era triste pensare che al contrario con la mia vera famiglia non mi sentivo altrettanto a mio agio, a dire la verità non mi mancavano nemmeno tanto. Chiamavo spesso mia madre, ma lo facevo principalmente per lei siccome tendeva sempre a preoccuparsi. Appunto per questo a volte mi sentivo uno schifo, una delusione. Non ero mai riuscita a sentirmi realmente legata a loro. Ero uno spirito libero in molti aspetti. In passato mi ero legata talmente tante volte, avevo lasciato talmente tanti pezzi di me che ormai non ci riuscivo più. Avevo una sorta di paura, che se mi fossi legata nuovamente non sarei sopravvissuta alla botta emotiva e l'apatia avrebbe preso il sopravvento. Difatti temevo che i sentimenti per Josh mi avrebbero portato all'autodistruzione. I giorni a Pechino passarono lenti siccome non stavo nella pelle per approdare a Seul: i ragazzi avrebbero suonato a un festival di musica della durata di 2 giorni e noi, in quanto band e staff, avevamo il libero accesso ad entrambe le giornate. Alcuni degli artisti non li conoscevo, altri invece erano tra i miei preferiti. Arrivammo in città verso tardo pomeriggio e stanziammo subito all'hotel. Dopo cena decisi di fare una breve passeggiata solitaria nei dintorni, ormai raramente avevo del tempo solo per me. Scesi di corsa le scale verso l'uscita già assorta nei miei pensieri, ma venni braccata dal sorriso impacciato di Randy.
«Stai uscendo?»
«Umh sì, ho voglia di fare due passi.» spiegai sbrigativa sperando che la conversazione terminasse lì, il richiamo della mia mente si faceva sempre più forte.
«Oh anch'io pensavo di uscire, facciamo un giro insieme che ne dici?»
Sapevo che me ne sarei pentita, ma mi arresi al suo sguardo speranzoso. «Ok, nessun problema.»
Ultimamente Randy mi stava attorno ogni momento che poteva; non mi infastidiva, anzi era un ragazzo simpatico, ma per me era come un cugino nerd. Dopo qualche chiacchiera calò il silenzio imbarazzante di chi ha esaurito gli argomenti di conversazione. Camminavo lenta guardando le mie All Star bordeaux, ignorando le voci di protesta all'interno del mio cranio. Quanto avrei voluto essere con Josh in quel momento, o forse no. Da qualche giorno le cose erano diventate un po' strane: l'attimo prima ridevamo, ci abbracciavamo e quant'altro, quello dopo il sorriso si spegneva e restavamo a guardarci come se avessimo passato il limite. Come se all'improvviso ci fosse piombata addosso la consapevolezza che stavamo entrando troppo in intimità rispetto alla nostra amicizia e che ciò non andava bene. Il che era quasi paradossale considerando che ormai ci eravamo rivelati i segreti più profondi. Mi resi conto che Randy aveva ricominciato a parlare e io non avevo ascoltato una parola.
«E quindi è finita. Il peggio fu dover chiamare un mio amico per tornare a casa.» disse sconsolato. Feci un mugugno comprensivo fingendo di sapere di cosa stava parlando, guardandomi attorno per assicurarmi che fossimo sulla strada giusta per l'hotel. «Tu che dici, è meglio trattenere o lasciar andare?» aggiunse poi.
«Non lo so Randy, penso che dipenda dai casi.» sospirai.
«Sì hai ragione.» fece una pausa «Non è che ci siamo persi? Ah no, ecco l'hotel!»
«Già, ce l'abbiamo fatta!» esclamai seguendolo fino all'entrata dove mi fermai.
Aprì la pesante porta vetrata dal contorno dorato aspettando che io passassi. «Non entri?» chiese perplesso notandomi immobile qualche passo più indietro.
«Cosa? Umh, no, cioè...fumo una sigaretta e arrivo. Tu vai pure!» farfugliai arrancando una scusa plausibile. In realtà volevo solo riuscire a stare 5 minuti da sola coi miei pensieri senza interruzioni.
«Ok, buonanotte.»
Risposi alzando la mano come saluto e mi sedetti sui gradini accendendo davvero una sigaretta. Trattenere o lasciar andare? Bella domanda, era un po' la parafrasi di "È meglio parlare o morire?". Me lo stavo chiedendo pure io: continuare ad alimentare i miei sentimenti per Josh e magari dichiararmi, o lasciar perdere? In ogni caso avevo il sentore che ci avrei rimesso io alla fine. Da quando lo avevo incontrato non avevo fatto altro che desiderare ben più di un'amicizia, e finalmente sembravamo star superando quel confine, ma cominciavo a dubitarne. Forse non eravamo adatti a stare insieme, forse mi ero talmente convinta di volerlo da non vedere le cose per come stavano. O magari avevo solo paura di non essere all'altezza e quindi mi stavo autosabotando. Come quando si aspetta per così tanto tempo una cosa che quando è sul punto di accadere si spera inconsciamente che non accada, perché una piccola parte di sé sa che non sarà mai com'era stata immaginata. Mi strofinai il viso con la mano libera emettendo un verso di frustrazione. Pensieri estremamente contrastanti erano all'ordine del giorno già da qualche anno, c'ero abituata anche se sembrava che da un po' di tempo la mia testa si fosse fatta più piena e pesante.
«Stupida instabilità emotiva, stupida ansia.» sussurrai lanciando aggressivamente il mozzicone sul cemento davanti a me. Feci ritorno anch'io alla mia camera e mi abbandonai al letto cercando di pensare alle due emozionanti giornate che mi aspettavano. Scesi di corsa le scale precipitandomi nella luminosa sala ristorante per il buffet della colazione. Avevo deciso di restare a letto 5 minuti in più, ma quei 5 minuti erano diventati 10 e poi 15; di conseguenza fui l'ultima a fare un'entrata d'effetto sotto gli occhi divertiti dell'intera crew. Le mie Vans scivolarono leggiadre sulle piastrelle bianche che sembravano cosparse di burro a causa della corsa. Ebbi un colpo al cuore accompagnato da un urlo tutt'altro che discreto al prospettarsi di una caduta dolorosa. Fortunatamente un cameriere asiatico che stava passando lì accanto fu il mio salvavita: mi aggrappai goffamente alla sua spalla, ricevendo un braccio scattante dietro la schiena e uno sguardo sconcertato da parte sua. Mi scusai subito paonazza, esibendo un sorrisino incerto al resto dei commensali che mi stavano fissando. Superata la figura di merda andai finalmente a prendere da mangiare. Mentre attendevo l'erogazione del cappuccino, afferrai una tazza e la riempii di lamponi freschi e infine mi recai al mio solito posto. In genere avevamo dei posti a sedere fissi quando mangiavamo. Io stavo sempre di fronte a Josh, con Kristy accanto e Tyler di fronte a quest'ultima vicino all'amico.
«Avrei dovuto farti un video, cazzo! È stato fantastico!» rise la bionda.
«Pensavo di morire.» finsi un po' di dramma, cosa che faceva sempre sorridere i due ragazzi.
«Quel cameriere ha pensato di morire!» ridacchiò Tyler.
I commenti sulla mia, divertente, figura si esaurirono in pochi minuti lasciando spazio alle consuete chiacchiere. Essendo arrivata tardi fui tra gli ultimi a rimanere in sala insieme a Joey e Marshall, i quali si trattenevano sempre per racimolare gli avanzi del buffet, e Josh, che era stato troppo preso dal cellulare per pensare a finire in fretta i suoi cereali.
«Mi dai un lampone?» domandò posando finalmente il telefono e degnando il mondo esterno della sua presenza.
«Prendine quanti ne vuoi.» sorrisi finendo il cappuccino e spingendo la tazza con la frutta al centro del tavolo. «Qual è il tuo frutto preferito? E prima che tu lo dica, no, gli Oreo alla fragola non valgono come frutto.»
«Uff, come sapevi che l'avrei detto?»
«Per me sei un libro aperto Joshua Dun.» mi atteggiai da grande saggia.
Alzò gli occhi divertito. «Senti chi parla!»
«Ah si? Qual è il mio frutto preferito allora?»
«Ami alla follia l'avocado. Ma adori anche le fragole e hai una sconfinata passione per le pesche, ma solo quelle dure. Oh, e al momento hai una fissa per il mango.» sentenziò soddisfatto.
«Da quando mi conosci così bene?» finsi fastidio. In realtà mi faceva davvero piacere che si ricordasse i dettagli più insignificanti.
«Per me sei un libro aperto.» mi imitò, per poi lanciare un lampone in aria e afferrarlo direttamente con la bocca. Ridacchiai e rivolsi l'attenzione al mio telefono tastando l'interno della tazza alla ricerca di un lampone. Trovando solo la mano di Josh alzai lo sguardo. «Vuoi gli ultimi due?» disse facendo spallucce.
«Sì!»
«Li prendi al volo?» chiese con un'espressione leggermente sadica.
«Certo!» affermai sicura di me nonostante fossi parecchio sicura di fallire nell'impresa. Difatti il primo tentativo mi rimbalzò in faccia. Risposi alla sua risata con una smorfia offesa.
«Dai vieni qui.» quasi sussurrò mordendosi il labbro, probabilmente senza rendersene conto. Mi sporsi in avanti mentre lui avvicinò la mano al mio viso per imboccarmi. Mi sfiorò il labbro inferiore con l'indice e il suo sguardo fisso aveva una sfumatura intensa che avevo visto solo in un'altra occasione, ovvero quando ubriachi al suo compleanno mi baciò il collo. Quel modo di guardarmi, che mi metteva anche un pizzico in imbarazzo, mi fece infiammare il bacino. Ancora non riuscivo a comprendere come potesse farmi quell'effetto con un solo sguardo. Quel momento non durò più di qualche secondo, la magia venne interrotta da quella maledetta consapevolezza di aver oltrepassato il limite del consentito. Sembrava che si fosse aperta una voragine tra noi e ora i nostri occhi colpevoli vagavano indulgenti senza meta.
«Beh...vado a preparami.» ruppi il silenzio gelido alzandomi in procinto di andarmene.
«Pure io.» mi informò altrettanto languido.
Me ne tornai in camera frustrata prendendomi mentalmente a sberle, temevo fosse mia la colpa se un innocente gesto diventava un miscuglio sessuale di provocazione e desiderio. Agonia portami via, pensai. Prima dell'ora di pranzo eravamo già sul luogo del festival, un enorme prato con un palco altrettanto grande. I primi artisti che si sarebbero esibiti stavano già facendo le prove e noi intanto ci accordavamo con organizzatori e tecnici. Qualche ora più tardi venne fatto entrare il pubblico, io non avevo ancora nulla di urgente da fare e me ne stavo nella zona vip a chiacchierare con un ragazzo che cantava dopo Tyler e Josh. Verso le 5 cominciò lo show. Noi eravamo terzi e l'esibizione durò circa un'ora. Dopo essersi dati una sistemata, i ragazzi ci raggiunsero nell'area vip per assistere agli ultimi artisti. Ero molto soddisfatta di quella prima giornata, avevo conosciuto parecchi cantanti e altra gente importante. Inoltre il momento imbarazzante con Josh ormai era dimenticato. La mattina seguente feci molta attenzione a non commettere gli errori del giorno prima, tipo prendere i lamponi per colazione. Non appena arrivai di nuovo al festival sfoggiai fiera il mio tesserino da staff dei Twenty One Pilots come facevo ogni volta che potevo. Dopo che Mike mi presento a vari manager di sua conoscenza, andai a prendermi un drink leggero da gustare mentre attendevo la comparsa sul palco di Macklemore. Secondo la scaletta il suo turno era dopo il rapper coreano che si stava esibendo in quel momento.
«Non male, ma vorrei capirci qualcosa.» commentai ad alta voce nonostante pensassi di non avere nessuno nei paraggi.
«Vorrei capirci qualcosa anch'io!» mi rispose una voce familiare, che però non apparteneva a nessuno dei miei amici.
Mi voltai e sobbalzai. «Oddio!» esclamai entusiasta alla vista del rapper biondo che attendevo di vedere con ansia. Se ne stava come me appoggiato alla transenna, occhiali da sole e drink con ombrellino.
«Mi spiace deluderti ma non sono Dio.» ridacchiò tirando su gli occhiali «Tu sei nello staff dei Twenty One Pilots, giusto?»
«Sì, sono Ary...cioè Arianna. E sì, sono nello staff.» sorrisi timida.
«Infatti ti ho vista ieri sera correre in giro. Fai i complimenti ai due ragazzi, sono stati grandi! Comunque piacere di conoscerti Ary.» disse stringendomi la mano.
«Sono una tua grande fan, stavo proprio aspettando di vederti! Ti adoro, Mackl...come devo chiamarti?»
«Mack va bene, o Ben, come preferisci.» mi rassicurò «Beh, secondo te di cosa sta parlando il coreano?»
Chiacchierammo un po' del festival, poi mi raccontò del suo lavoro e mi chiese del mio. Era davvero una splendida persona e pure divertente. Feci qualche foto con lui e anche una storia per Instagram che avrebbe fatto invidia a un sacco di gente, anche perché cominciò a seguirmi sul social. Dopo una buona mezzora però dovette congedarsi siccome mancava poco al suo show.
«Mi dispiace ma ora devo andare, tra poco tocca a me.»
«Sarai fantastico! È stato bellissimo incontrati, grazie!»
«È stato un piacere anche per me, i Twenty One Pilots sono fortunati ad averti!» disse facendomi arrossire. Seguì un abbraccio. «Speriamo di rivederci prima o poi.»
«Sì! Ciao Mack!» conclusi con tanto di pugno contro pugno.
Non me l'aspettavo proprio che la giornata potesse prendere un risvolto tanto positivo. A dire la verità non mi ero ancora abituata a far parte dell'élite e quindi essere nel giro della gente famosa. Lo spettacolo che tanto attendevo finalmente iniziò e Kristy e Randy vennero a fare comunella con me; eravamo quasi gli unici a fare un po' di casino nella zona vip. Verso la fine Kristy si prese una pausa e, come immaginavo, Randy ne approfittò per tentare un qualche tipo di approccio. Vedendomi molto presa a saltare e cantare sulle note di Can't Hold Us, decise di agire circondandomi le cosce con le braccia e sollevandomi goffamente allo scopo di farmi vedere meglio. Divertita mi aggrappai alle sue spalle cercando di non cadere. Sistemandomi meglio alla presa precaria di Randy incrociai per caso lo sguardo di Josh, il quale stava una decina di metri più indietro assieme agli altri. Ci stava guardando con un'espressione indecifrabile stampata in faccia, oserei dire che sembrava infastidito. Feci finta di nulla e rivolsi la mia attenzione al concerto. Al termine della canzone il ragazzo mi rimise a terra contento e un po' affaticato, non era proprio un tipo prestante. Nel frattempo cominciò l'intro dell'ultima, nonché la mia preferita di Macklemore, canzone: Thrift Shop. Anche a Randy piaceva molto, difatti non perse tempo ad allungare un braccio attorno alle mie spalle cantando con me. Sgusciai via dalla sua presa fingendo di sistemarmi una scarpa, scorgendo poi con la coda dell'occhio che Josh, serio, si stava dirigendo nella nostra direzione. Si fermò alle mie spalle tirandomi leggermente la canottiera.
«Apri le gambe.» mi disse all'orecchio. Una scossa mi percorse la spina dorsale fino alla mia zona a sud. Ubbidii alla sua richiesta senza fiatare, sentendolo poi far passare la testa tra le mie gambe e afferrandole con le mani. Si alzò portandomi a sedere sulle sue spalle. Ripresi a respirare godendomi l'ottima vista, nonostante temessi che potesse percepire la mia eccitazione. Finita anche quella canzone il rapper ringraziò e saluto, riservandomi un sorriso. Josh mi fece scendere a terra ma non se ne andò, anzi rimase dietro di me stringendomi a sé con un braccio. L'intera situazione sembrava tanto un "Randy levati, lei è roba mia", ma non volevo darmi false speranze quindi mi beai del momento senza pensare troppo al dopo.
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21 weeks.
FanfictionHo cominciato questa fan fiction qualche anno fa, ambientata nell'era di Blurryface, prima di Trench. L'ho conclusa solo di recente continuandola su quella linea. Ci tengo davvero molto a questa storia, mi ha aiutato a stare via con la mente durant...