16.

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And I will take my precious time
As the days melt away, as I stand in line
And I die as I wait, as I wait on my crime
And I'll try to delay what you make of my life
But I don't want your way, I want mine
I'm dying and I'm trying
But believe me I'm fine
But I'm lying, I'm so very far from fine
And I, I can feel the pull being
Feel my conscience wearing thin
And my skin, it will start to break up and fall apart


Avevo baciato Josh. L'unico ingombrante pensiero chealeggiava nella mia testa. Stavo correndo più in fretta che potevo verso casa emi stupii del fatto che le mie gambe non avevano ancora ceduto, probabilmenteera a causa dell'adrenalina del momento. Entrai dalla porta sul retro perevitare di incontrare qualcuno e mi chiusi in bagno. Aprii l'acqua dellavandino e vomitai nel gabinetto. Vomitare era la mia reazione a un'eccessivaansia o stress, era come tagliarmi. Mi sciacquai con del collutorio e andai incamera dove crollai. Mi accovacciai nello spazio tra il mio letto e il murocominciando a singhiozzare, in breve avevo il viso allagato dalle lacrime. Sobbalzaiquando Kristy entrò in stanza e anche lei ebbe la stessa reazione trovandomi inquelle condizioni.
«Oh mio Dio! Che è successo!?» si allarmò con la preoccupazione stampata involto. Provai a parlare, ma dalla mia bocca non uscì nessun suono se nonsinghiozzi soffocati e respiri pesanti. La bionda mi tirò su e mi fece adagiaresul materasso accarezzandomi i capelli. «Cosa c'è? Cosa è successo?» richiesepiù dolcemente.
Presi un bel respiro e finalmente riuscii a pronunciare qualche parola: «Ho...Hobaciato Josh.» spiegai con la voce ridotta a un sibilo.
«C-cosa? Quando?» chiese subito sgranando gli occhi.
«Prima...fuori.»
«Oh cavolo e lui?»
«Non lo so, sono scappata. Ho fatto un casino, Kriss! Ho rovinato tutto!» quasigridai riprendendo a piangere tra le sue braccia.
«No, no, tranquilla, shh..» tentò di consolarmi «Non è successo niente di male,anzi...»
«No ho rovinato tutto, Josh non mi parlerà più.»
«Si sistemerà tutto vedrai, e poi hai detto che non sai come l'ha presa. Magarigli è piaciuto!»
«Boh...»
La conversazione da parte mia terminò lì, ma lei continuò a rassicurarmi. Tra lesue parole di conforto e la stanchezza generale finii per addormentarmi. Quelledue ore scarse di sonno furono una boccata d'aria fresca in una giornata afosa.Venni svegliata da Kristy, la quale mi informò che mancava poco alla partenza.Uscire dalla camera fu un'impresa titanica, non volevo affrontare Josh, nétanto meno vederlo. Portammo faticosamente i bagagli fino all'entrata,fortunatamente senza incrociare il ragazzo. Aspettai in camera fino al momentodi salire sul minivan, ovviamente non lo stesso di Josh. Osservail'appartamento farsi sempre più piccolo dal finestrino, mi sarebbe mancato unsacco. In aeroporto fummo piuttosto rapidi, il nostro aereo era già prontoquindi c'era solo da imbarcare i bagagli. Restai a testa bassa per tutto iltempo scambiando due parole con Kristy di tanto in tanto. Finalmente eravamo inaereo, ma ignorare il protagonista dei miei pensieri si prospettava difficilesiccome dovevamo condividere uno spazio ristretto per tipo 13 ore. Mi sedettida sola, in fondo, con la scusa che volevo riposare. Il mio piano prevedeva di attendereche gli altri si addormentassero e di restare sveglia il più possibile, in mododa essere poi io a dormire quando loro sarebbero stati svegli. Passò un'oraprima che calasse il silenzio totale, dopodiché tirai fuori il pc e ci attaccaile cuffie. Mi portai avanti con una serie tv che stavo seguendo e guardai ancheun film. Occupai la bellezza di quasi 4 ore, poi mi abbandonai pure io alsonno. Non sognai nulla di particolare, anzi era già tanto se ero riuscita adormire. Riaprii gli occhi udendo le fievoli voci di alcuni della crew, ilcielo fuori dal finestrino era molto più chiaro rispetto a quando mi eroaddormentata. Avevo dormito all'incirca 6 ore, ciò significava che avevo ancora2-3 ore da riempire evitando Josh. I drammi mi davano ispirazione, così scrissiun po'. Poi sfruttai lo scarso wifi dell'aereo per controllare i social, infinemi arresi all'idea di passare due ore ad ascoltare musica senza fare niente. Misentivo davvero devastata dalla situazione. Una chioma rosa che stavapercorrendo il corridoio nella mia direzione attirò la mia attenzione. Bloccaila musica e finsi di dormire, avvertendo i suoi passi avvicinarsi sempre piùfino a fermarsi davanti alla mia coppia di sedili. Sapevo che mi stavaguardando. Benché avessi gli occhi chiusi sentivo il suo sguardo bruciarmi lapelle. Pregai che se ne andasse e in effetti poi riprese ad avanzare fino albagno. Restai immobile finché non udii la porta aprirsi e lui allontanarsi.L'avevo scampata per il momento. Atterrammo a Oslo che era mattina, l'ariagelida mi accolse non appena misi piede fuori dall'aereo. Il meteo prevedevapioggia per almeno due giorni, difatti enormi nuvoloni grigi riempivano ilcielo. Perseverai a evitare Josh comportandomi il più normalmente possibile eanche lui sembrava voler fare lo stesso. Speravo solo che gli altri non siaccorgessero del grande divario che si era aperto tra noi. Il lungo viaggio erastato sfiancante, però non potevo permettermi di riposare se volevo vedere lacittà. Dopo esserci sistemati in hotel reclutai Kristy e Alex, al quale raccontail'accaduto, per un'uscita tranquilla. Mi divertii e per un po' non pensai alcasino che avevo combinato. La sera del concerto non ero al top delle mieenergie, io e Josh avevamo continuato a tenerci a distanza scambiandoci solo iconvenevoli per non destare sospetto. Assistei al concerto sedutasull'impalcatura laterale al palco, con le braccia appoggiate su una delle astedi sostegno e la testa su di esse. Fu la prima volta che passai uno show senzacantare nemmeno una canzone, ormai le conoscevo tutte perfettamente a memoria eogni volta mi lasciavo andare anche troppo. Tyler decise di aggiungere Can'tHelp Falling In Love alla scaletta, l'aveva fatto apposta? Probabile. Subitodopo quella canzone fecero una brevissima pausa e, rientrando dietro le quinte,Josh mi guardò accennando un lieve sorriso. Era il primo segno positivo chericevevo. Sebbene non fosse nulla di che, mi tolse parecchia tensione.Incrociai Tyler a fine serata e parlammo un po' finché avevamo l'occasione diessere soli. Chiaramente sapeva del bacio e della mia reazione, lo capii dalleocchiate comprensive che mi riservava da quel giorno.
«Come ti senti?»
Feci spallucce. «E' ok, più o meno.»
«Davvero?»
«No mi sento uno schifo, vorrei non averlo mai baciato. Adesso non sarà piùcome prima.» sospirai triste appoggiandomi al muro.
«Tu lo ami?» chiese così dal nulla.
Sobbalzai a quella domanda inaspettata. Amavo Josh? Che provassi dei sentimentiper lui era sicuro, ma potevo definirli amore? Non volevo che fosse un nomesulla mia lista dei desideri, né una delle mie conquiste. Non volevo nemmenoche fosse il mio toy boy. Quando mi innamorai del mio ex ero una personacompletamente diversa, ingenua, fragile, senza autostima, incapace disopravvivere. Col passare del tempo io cambiai radicalmente e così ilsentimento che provavo nei suoi confronti. Dopo di lui nessuno era stato ingrado di prendermi a tal punto da cominciare una relazione, inoltre la vita dasingle scatenata non mi dispiaceva. Ma Josh... Josh aveva fatto rivivere il miocuore. Con lui ogni cosa diventava più bella, non importava dove fossi, con chifossi o cosa stessi facendo. Sapeva sempre come farmi sorridere e comeparlarmi, mi conosceva meglio di chiunque altro. E io non potevo fare a meno diguardarlo e pensare che fosse la persona migliore che avessi mai incontrato. Edera successo tutto in pochi mesi. «Penso di si..» sussurrai rassegnata dopoparecchi secondi di silenzio.
Le labbra di Tyler si curvarono in un sorrisino e mi strinse in un abbraccio. «Vabene così.» disse solo. A volte quel ragazzo aveva il potere di risolvereguerre interiori che avrebbero fatto impallidire un libro di storia con pochesemplici parole e uno sguardo. Dovevo smetterla di scappare dai miei sentimenti,e da Josh. Smetterla di ascoltare la mia mania del controllo e lasciare che lecose accadano. E come smettere di pensare se non facendo qualcosa diimprovvisato? Era quasi mezzanotte quando bussai alla porta di Joanna per farmidare della tinta nero blu, poi mi chiusi in bagno e cominciai a tingermi icapelli. Era la prima volta che lo facevo da sola, difatti il bagno diventò unmacello, ma il risultato fu discreto nonostante qualche piccola ciocca fosserimasta rossiccia. Adoravo i miei nuovi capelli, non credevo che il nero midonasse così tanto e i riflessi blu si notavano molto sotto la luce del bagno.A Josh sarebbero piaciuti un sacco, diceva sempre che avevo bisogno di un po'di colore. L'indomani sembrò tutto normale, giro in città e risate come alsolito. Il mio nuovo colore piacque a tutti, ero contenta. La pioggia ci fecerientrare prima del previsto, ma non mi dispiacque siccome negli ultimi giorninon avevo dormito granché ed ero davvero esausta. Presi un caffè al bar e saliisulla terrazza più alta dell'hotel, accesi una sigaretta e restai a guadare lapioggia. Josh mi raggiunse poco dopo.
«Sapevo di trovarti qui.» esortò con un lieve sorriso.
«Dove c'è una terrazza con una bella vista, ci sono anch'io.» ridacchiaisospirando.
«O dove c'è qualcosa di gratis.» mi prese un po' in giro, sedendosi accanto ame. «Mi piacciono tanto i capelli, ti si addicono molto.»
«Sì, li adoro. Solo mi è rimasto un po' di rosso qua e là.» precisaiattorcigliandomeli tra le dita.
«Beh, un po' come te, no?» sorrise.
«Già..credo li lascerò così.»
«Come stai?» chiese poi tornando serio.
Ci pensai, non valeva la pena girarci intorno: «Senti mi dispiace per l'altrasera, non so cosa mi sia preso. Ho fatto un casino e mi sento una merda. Nonvoglio che le cose cambino tra noi, possiamo fare finta che non sia maisuccesso.» sputai tutto d'un fiato. Lui rimase un attimo in silenzioassimilando le mie parole, ma ciò mi fece andare in panico. «Davvero midispiace, sono un disastro, io non...»
«Ehi, ehi, Ary, tranquilla.» mi interruppe «Non voglio nemmeno io che le cosecambino, odio che quasi non ci parliamo. Lo so a volte tra noi è strano, enemmeno io so...come stanno le cose a volte. So solo che ci tengo a te, sei lamia migliore amica. Non voglio che continuiamo a evitarci.»
«Quindi tutto come prima?»
«Sì, tutto come prima. Adesso abbracciami.» sorrise.
Non ci pensai due volte a farmi avvolgere dalle sue braccia. Ero felice chefosse tutto ok tra noi, anche se una parte di me sperava che dal mio casinonascesse qualcosa di più. Comunque dubitavo fortemente che le cose sarebberostate realmente come prima, dovevo solo aspettare e vedere. Dopo Oslo fu lavolta di Dublino, la patria della birra e del colore verde. Kristy e Alextifavano ancora per me nonostante avessi spiegato loro più volte di com'eraandata con Josh, che eravamo amici e basta, e che andava bene così.Probabilmente non mi davano retta perché non ci credevo nemmeno io. Eroinnamorata persa e quel bacio non aveva fatto altro che peggiorare le cose, lovolevo più che mai. La nostra promessa di mantenere il nostro rapporto come senulla fosse successo sembrava funzionare, se non fosse per quella leggeratensione che aleggiava sempre tra noi. Ero abbastanza sicura che anche lui lapercepisse, lo capivo dal modo in cui mi guardava certe volte. Confidavo checol passare del tempo sarebbe svanito del tutto lasciando esclusivamente lanostra bella amicizia. Perché in fondo quello eravamo, amici. Nulla di più. Eforse era meglio così. La fine del tour non era poi così lontana, anche seavessimo iniziato una storia poi cosa sarebbe successo? Una relazione adistanza non avrebbe funzionato. Prima o poi mi sarebbe passata, pensavo. Peril momento potevo consolarmi al pub di fronte al nostro hotel, che oltre allabirra, che odiavo, offriva un'ampia scelta di cocktail e shots. Praticamente cipassammo ogni sera del nostro soggiorno in Irlanda. La serata dopo lo showrestammo fino alle 3 di notte. Non so con quale energia resistemmo così alungo, probabilmente con quella dell'alcool. Joey voleva provarci con labarista ma era completamente ubriaco, Kristy e Joanna improvvisavano canzoniirlandesi e io e Alex tentavamo di ballarci sopra, Tyler era in coma suldivanetto vicino alla finestra così come Randy, Josh giocava a carte conMarshall e Ryan; Mike, Luke e Rudy chiacchieravano e ridevano, mentre George,Maria e Luke erano già tornati in hotel da un pezzo. La cosa più epica fuvedere Josh caricarsi in spalla Tyler e portarlo fino in camera, il tutto fumolto molesto. Quasi temevo, o speravo da brava sostenitrice della ship Joshlerquale ero, che avrebbe abusato di lui poi. Fu proprio una bella serata, antecedentea qualcosa di assolutamente inaspettato. Era l'ultima sera al pub e non c'eramolta clientela, molti dei nostri erano già andati a dormire e nel resto dellocale si potevano contare meno di 10 persone. Avevo fatto un paio di partite abiliardo con Joey, poi lui se n'era andato e un ragazzo approfittò per giocarecon me e fare due chiacchiere. Era arrivato poco dopo di noi e l'avevo notatosubito, si era seduto a un tavolino dall'altra parte della stanza insieme a unamico continuando a lanciarmi occhiate che io ricambiavo. Volevo distrarmi daJosh, ma onestamente non credevo sarebbe stato così semplice. Il ragazzo, John,sembrava simpatico ed era pure carino: biondo, occhi chiari, poco più alto dime ma con un fisico niente male, un po' di barba. Aveva un paio d'anni in piùdi me ed abitava non lontano da lì. Dopo la partita, in cui grazie a dei colpidi fortuna vinsi io, mi invitò al bancone per bere qualcosa insieme. Lui si preseun boccale di birra e io un irish coffee, seguiti dal classico irish flag shot.Ci stavamo divertendo e non ci volle molto prima che cominciassimo a flirtare. Josh,a qualche metro di distanza, era al tavolino con Marshall e Ryan, ma nonprestava particolare attenzione alla conversazione dei due siccome i suoi occhierano perlopiù puntati di me. Aveva l'espressione seccata di chi tenta dinascondere il fastidio ottenendo invece l'effetto contrario, come quando Randymi aveva presa in braccio. Continuava a giocare nervosamente col suo bicchieremezzo pieno finché, nel momento in cui John mi diede un bacio all'angolo dellamascella, lo finì tutto d'un fiato sbattendolo con un po' troppa forza sultavolo, per poi alzarsi e andarsene. D'un tratto mi sentii in colpa, sapevo cheaveva fatto quella scena a causa mia. Salutai John e mi recai di frettaall'hotel. Bussai alla porta di Josh, il quale mi aprì brillo e con una smorfiascocciata. Mi fissò attendendo che io proferissi parola.
«Tutto ok? Sei incazzato?»
«Sì, tutto ok.» rispose freddo «Qualcos'altro?»
«Umh...no.» dissi afflitta.
«Ok.» concluse chiudendo la porta.
Sospirai incamminandomi verso la mia camera, posta a qualche metro di distanza.Josh incazzato mi mancava, era una novità. Mi sentivo come se l'avessi tradito,però in fondo non avevo fatto nulla di male. Avevamo deciso di restare amici,quindi tecnicamente potevo socializzare con tutti i ragazzi che volevo. Ecomunque lui non si era fatto nessuno scrupolo nel dare corda a quella camerieradurante la vacanza in Argentina. Avevo appena chiuso la porta alle mie spalle emi stavo stropicciando il viso con le mani tentando di ordinare i pensierinella penombra della mia stanza, quando improvvisamente Josh fece un'entrataplateale da perfetto incazzato.
«No, non è tutto ok!» esclamò esasperato.
«Mi spieghi che cazzo hai?» ribattei a tono.
«Io? Che cazzo hai tu! Non mi parli per tutta sera e poi ti spalmi su un tipo acaso!?»
Aprii le braccia in segno di perplessità. «Quindi è questo il problema? Che hoflirtato con uno?»
«No, il problema è che mi stai evitando!»
«Ti starei evitando solo perché per una, e ripeto una, sera non sono stata conte ma con un altro!?»
«Non solo oggi, in generale!»
Il litigio ormai era a senso unico, quindi decisi di darci un taglio. «Sentiche vuoi che faccia?» sbuffai con un tono di voce normale.
Lui rimase in silenzio, espressione seria ma un po' meno incazzata. Si avvicinòa me fino a distare pochi centimetri dal mio corpo e io involontariamente feciun passo indietro; al che mi prese per le braccia e mi spinse contro il muro.Provai una certa eccitazione per la cattiveria che ci mise. Mi fissò con degliocchi che parevano bruciare. «Smettila di evitarmi.» disse con voce roca,spostando una delle sue mani tra i miei capelli e tirandoli in modo da farmiinclinare la testa di lato. Prima che potessi rendermene conto avevo la sualingua infilata in bocca. Più che limonare sembrava che ci stessimo mangiandola faccia a vicenda, ma era a dir poco fantastico. Non persi tempo a mettere lemani sotto la sua maglietta per accarezzare e graffiare la sua schienamuscolosa. Nel frattempo la sua presa, che era scesa sul mio culo, si spostòsulle mie tette e mi strappò letteralmente la camicia senza maniche rossa enera che indossavo. Potei sentire il rumore dei bottoni che si staccavano ecadevano a terra; in qualunque altro momento sarei diventata furiosa per unacosa del genere. Alzai una gamba e la cinsi attorno alla sua, subito dopo lasua mano mi agguantò la coscia mentre io mi aggrappavo alle sue spalle. La suaerezione, più che evidente sotto ai pantaloncini da basket, premeva sulla miazona a sud mandandomi al massimo dell'eccitazione. Pensavo che se mi avessemesso una mano nelle mutande sarei venuta in men che non si dica. Affondai unamano nei suoi capelli e li tirai leggermente, lui per risposta mi presedelicatamente per il collo facendomi impazzire. Ci stavamo ancora mangiando lafaccia, cioè baciando, quando dei colpi alla porta ci fecero sobbalzare.
«Josh? Sei qui?» chiese Tyler dal corridoio.
Noi restammo immobili, nel completo silenzio, guardandoci negli occhi mentreriprendevamo fiato. Aspettammo quel poco che bastava perché Tyler si allontanasse,dopodiché Josh mollò la presa su di me e uscì dalla stanza. Rimasi lì,appoggiata alla parete, realizzando cos'era appena successo. Cazzo. Un attimoprima ci stavamo urlando contro e quello dopo quasi scopavamo. Era statoincredibile. Meno di 30 secondi dopo la porta si spalancò ancora, era Kristy.La bionda entrò accendendo la luce mentre guardava il corridoio, probabilmenteaveva incrociato Josh.
«Perché Josh aveva quella faccia? Cos...» si bloccò sbigottita non appenaspostò lo sguardo all'interno della camera «Oh mio Dio, che è successo!?»
«Stavamo litigando...e poi...abbiamo pomiciato.» feci spallucce, come se mifossi appena svegliata dal coma e fossi spaesata.
«Avete pomiciato!? È fantastico! Stavate litigando? Per cosa? Per il tipo delpub? E perché la tua camicia è così? Raccontami tutto, voglio ogni dettaglio!»la sua espressione era talmente entusiasta da farmi paura.
«Calmati.» la ammonii non riuscendo a trattenere una risatina «Sì ti spiegotutto, ma fammi cambiare prima.»
Le narrai per filo e per segno ciò che era successo. Per lei era una gran cosa:supponeva che Josh provasse qualcosa per me, però non volesse ammetterlo e perquesto si era arrabbiato tanto per il ragazzo del pub. Anch'io avevo questosentore nonostante fossi molto confusa su tutto quanto. Kristy mi disse di nonpreoccuparmi troppo, si sarebbe tutto sistemato in un modo o nell'altro. Andaia dormire piuttosto stressata con la testa più affollata che mai. Quel momentocon Josh era stato così intenso ed eccitante, non mi era mai capitato diprovare un desiderio così forte per qualcuno, né tanto meno ero mai statabaciata con così tanta passione e foga. Di sicuro non sarei più riuscita alasciar perdere i miei sentimenti, ma più di questo sapevo che tra me e lui nonsarebbe mai stato più lo stesso. Mentirei se dicessi che non ero preoccupata,non avevo nessuna garanzia che sarebbe andata bene. Mi svegliai molto presto enon ci fu verso di riaddormentarmi. Mi rigirai nel letto per due ore, chesembrarono un'eternità, prima che anche Kristy si svegliasse ed entrambe cialzassimo. L'idea di vedere Josh e di dover discutere di ciò che era successonon mi allettava granché, non mi piaceva parlare a seguito di un litigio. Nonappena lo incrociai nella hall arrossii di colpo e distolsi subito lo sguardo,mi sentivo come una ragazzina alla sua prima cotta. Anche lui era imbarazzatoed ebbe la stessa reazione. Si prospettava un'altra giornata in cui a malapenaci saremmo scambiati qualche parola, un'altra giornata senza il mio miglioreamico. Un'altra giornata senza Josh.

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