12.

8 1 0
                                    

I'm not free, I asked forgiveness three times
Same amount that I denied, I three-time mvp'ed this crime
I'm afraid to tell you who I adore, won't tell you who I'm singing towards
Metaphorically I'm a whore and that's denial number four
I'll stay awake 'cause the dark's not taking prisoners tonight
Why am I not scared in the morning?
I don't hear those voices calling
I must have kicked them out, I must have kicked them out
I swear I heard demons yelling
Those crazy words they were spelling
They told me I was gone, they told me I was gone

Dormii piuttosto bene nonostante qualche sognotormentato. Aprii faticosamente gli occhi sbadigliando sul bordo del letto. Lafioca luce proveniente dalla finestra segnava l'inizio del mattino,probabilmente erano le 8 e non oltre. Nella mia testa regnava una sorprendentetranquillità, ero finalmente tornata al mio stato normale. Mi girai dall'altraparte per trovare una posizione più comoda, ma rimasi spaesata per qualchesecondo nel vedere il corpo addormentato di Josh sull'altro lato del materasso.Subito mi ricordai che era rimasto a dormire con me a seguito della mia crisi. Rimasia guardarlo per un po', era così dolce e innocente in quel momento. Sembravaimpossibile che tutte le sofferenze che mi aveva raccontato la sera primafossero capitate a una persona così splendida. Sapevo, però, che Josh era fortee capace di fronteggiare qualunque cosa. Lui era così, forte e fragile allostesso tempo. Poi era divertente, talentuoso, intelligente. Riusciva a trovareil lato positivo in ogni cosa, anche in me. Con lui mi sentivo una personamigliore, come se non avessi nulla di sbagliato. Ed era una cosa fantastica,come lui. Potevo continuare a negarlo o ignorarlo, ma la realtà era che mistavo innamorando di lui. Sì, io ero innamorata di Josh. Recuperai le miesigarette e salii in terrazza. Ne accessi una e mi appoggiai alla ringhiera aguardare il paesaggio. Stavo sorridendo al pensiero di Josh. In fondo sapevoche innamorarmi di lui era una condanna per il mio cuore, ma non me neimportava, ero felice e basta in quel momento. Quando rientrai in camera Joshera seduto sul letto che si stiracchiava.
«Dov'eri?» chiese sbadigliando.
«Sono salita sulla terrazza e ho fumato una sigaretta.»
«Stai fumando un sacco in questi giorni.» notò.
«Già. Ho dei periodi in cui fumo di più.» sospirai colpevole.
Assunse un'espressione pensierosa. «Comunque, stai meglio oggi?»
«Sì, mi sento ok.» lo rassicurai sorridendo.
«Bene.» ricambiò il sorriso «Beh, adesso torno in camera.»
Aprì la porta e fece per uscire, ma lo fermai: «Josh..» dissi con un velo diimbarazzo. Lui si voltò e io corsi ad abbracciarlo. «Grazie.» sussurrai.
«Sono qui per te, dolcezza.» rispose. Si staccò dall'abbraccio e mi face unacarezza sulla guancia ammiccando, poi uscì.
Dolcezza? Questa era nuova. Non ero un'amante dei nomignoli, ma non mi dispiacquemolto. Ad ogni modo, quando faceva queste uscite rimanevo piacevolmente confusa.Passammo la mattinata in spiaggia tutti assieme, mentre nel pomeriggio ognunosi dedicò alle attività che più gli aggradavano. Tra me e Josh le cosesembravano tornate come prima, anche se non sapevo come sarebbe andata avanticon la cameriera. Non volevo ancora abbassare la guardia completamente. I mieidubbi trovarono risposta prima di cena, quando scendemmo per andare in sala. Joshmi stava scompigliando i capelli tenendomi la testa bloccata sottobraccio, ridendodei miei lamenti e tentativi di liberarmi. Isabel attirò l'attenzione delragazzo salutandolo, il quale mi lasciò andare dicendo di tornare subito. Miandai a sedere osservandolo mentre raggiungeva la rossa al bancone. Ci parlòper qualche minuto, poi venne a sedersi anche lui sotto lo sguardo deluso dilei. Nascosi un sorrisino compiaciuto e mi dedicai alla fresca insalata cheKristy mi aveva portato. L'argomento principale della cena furono i rettili e iprogrammi televisivi sugli animali pericolosi; facevamo spesso conversazionibizzarre. Per il resto della serata Josh rimase inchiodato a me, ignorando icontinui inviti impliciti della cameriera a stare con lei. Cazzeggiammo fino amezzanotte prima di tornare in camera. Mentre salivo le scale mi arrivò unmessaggio, sussultai nello scoprire che era del mio ex. Non rimasiparticolarmente sorpresa, ero abituata al suo leggero bipolarismo. Una stranasensazione si fece spazio nel mio petto: una parte di me era contenta,dall'altro lato invece c'era qualcosa che non andava. Disse che volevacontinuare a sentirmi e restare amici. Nel frattempo Kristy e i ragazzi stavanointasando il nostro gruppo con foto, battute, audio e quant'altro. Mi presi unattimo per fissare lo schermo luminoso del mio cellulare su cui eranoproiettate le due chat. Sentivo un conflitto dentro di me, come se dovessi fareuna scelta. Non potevo continuare a vivere in un limbo. C'era il mio ex, ovveroil mio passato composto da innumerevoli sofferenze in cui lui era stato l'unicavia di fuga. E poi c'era il mio presente con Josh, Tyler, Kristy e tutte le fantasticheavventure che stavo vivendo. Ho sempre odiato le scelte, scegliere significavalasciare. Quando si sceglie si deve lasciar andare qualcosa perché entrambe lecose non possono convivere. Mi resi conto che era giunto il momento di essereforte e prendere una decisione, non importava quanto male potesse fare. O ilpassato, o il presente. Chiusi gli occhi e respirai profondamente. Mi venne inmente una cosa che aveva detto Tyler, un giorno, e che mi era rimasta impressa."Devi fare ciò che ti rende felice, e solo tu puoi saperlo." aveva detto. Cosami rendeva felice? La risposta fu subito chiara. Aprii la chat con il mio ex egli dissi che potevamo restare amici, per così dire, ma avevo già preso ladecisione di mettere un punto definitivo e non voltarmi indietro. Comprese lamia scelta e la conversazione non si protrasse oltre. Mi aspettavo una fittamalinconica accompagnata da qualche lacrima, ma questa non arrivò. Al suo postocomparì una strana leggerezza e per la prima volta il futuro mi sembrò radioso.Avevo preso una decisione, ce l'avevo fatta. Visualizzai i messaggi sul gruppo,ormai silenzioso, erano davvero divertenti. Mandai una faccina che rideva e mialzai dal letto per cambiarmi, non avevo sonno e l'idea di una nuotata insolitudine vagava nel mio cranio. Poco dopo il telefono si illuminò nuovamente,era Josh.
Josh: "Non riesci a dormire?"
Io: "Nemmeno tu vedo"
Josh: "Ho un po' di pensieri per la testa" spiegò.
Io: "Pure io" ammisi. "Ti va di alleggerirci la testa?" scrissi subito dopo.
Josh: "Che hai in mente?"
Io: "Mettiti il costume, ti aspetto alla piscina interna" digitai in frettauscendo con infradito e asciugamano in spalla.
Josh: "Ok :|"
Giunsi alla piscina, posai le mie cose su uno dei lettini e mi sedetti sulbordo con i piedi immersi nell'acqua. Come previsto non c'era nessuno, l'unicorumore che si udiva era l'eco dell'acqua smossa dalle mie gambe. Josh non tardòad arrivare. Si tolse la maglia e si mise accanto a me.
«Sei sicura che possiamo stare qui a quest'ora?» chiese guardandosi attorno. Alzaile spalle incurante, troppo concentrata sull'acqua tiepida per rispondere. «Quindi...checi facciamo qui?» continuò.
«Prima, mentre tornavo in camera, mi ha scritto il mio ex.» cominciai guardandoun punto non definito davanti a me.
«Ma non ti aveva detto addio per sempre ieri sera?»
«Sì, ma è a dir poco lunatico. Comunque abbiamo parlato un po' e mi ha detto divoler restare amici.» continuai.
«Mmh...era per quello che non ci cagavi sul gruppo?» chiese contrariato. Glilanciai un'occhiata perplessa, come rimprovero per la sua domanda superflua. «Beh,comunque tu che hai fatto?»
«Ho capito che dovevo fare una scelta...e ho scelto di chiudere quella porta,di lasciar andare quella parte della mia vita.» dissi sotto il suo sguardoattento.
«Oh..» aveva un'espressione sorpresa «E come ti senti?»
«Bene, credo.»
«Allora hai fatto la scelta giusta.» sorrise poggiandomi la mano sulla cosciaper una manciata di secondi.
Arrossii leggermente. «E tu cos'hai che ti affligge?»
«Umh...» sospirò con una smorfia di sconforto «Stavo pensando se ero statostronzo con Isabel a mollarla così, ma sono stufo delle tipe come lei che mivedono solo come una bistecca.»
«Che fai, mi rubi le battute?» lo interruppi riferendomi alla parte dellabistecca, era una delle mie frasi tipiche. Questa volta la ricevetti iol'occhiataccia da parte sua.
«Le persone che conosco mi vedono sempre come Josh dei Twenty One Pilots.»riprese il discorso con tono frustrato «Invece vorrei essere apprezzato comeJosh..e basta, come fa Tyler, o tu e Kristy.»
«Suppongo che essere famosi sia una benedizione e una condanna allo stessotempo.» commentai.
«Esatto. Non ricordo l'ultima volta che qualcuno mi ha conosciuto veramente, aparte te.» rivelò voltandosi a guardarmi con aria interrogativa, come a cercareuna conferma. A volte Josh aveva bisogno di essere rassicurato, era unaconseguenza della sua battaglia contro i suoi demoni.
«Tranquillo, per me sei Josh e basta.» lo rassicurai sorridendo, spostandogliuna ciocca di capelli rosa fuori posto.
Lui sorrise di rimando. «Cosa farei senza di te?» disse scendendo in acquaposizionandosi davanti a me e allungando le braccia come invito ad entrare inpiscina con lui.
«Saresti in piscina da solo.» ridacchiai. Non ero certa sul da farsi, cosìassecondai la vocina molesta nella mia testa e mi buttai letteralmente addossoa lui aggrappandomi al suo collo. Perse l'equilibrio e si strinse a me ridendo,tentando di rimanere in piedi. Stare pelle a pelle con Josh fu un'estasi pertutti i miei sensi. Quel fantastico contatto ebbe termine non appena entrambi finimmocompletamente sott'acqua. Non restammo molto a farci i dispetti in piscina, lamattina seguente dovevamo alzarci abbastanza presto. Mi diede la buonanottelasciandomi un bacio sulla guancia. Tutte quelle attenzioni che cominciava ariservarmi non facevano altro che incrementare la voglia di farlo mio. L'ultimogiorno di vacanza era arrivato e noi eravamo pronti e puntuali alle 9 alporticciolo vicino all'hotel. Mike aveva organizzato un'uscita in barca, omeglio yacht. Non ero mai salita su uno yacht e quello non era niente male peressere di piccole dimensioni. Io e Kristy ci dirigemmo subito in cucina apreparare frutta e frappé alcolici per tutti quanti. Uscimmo dal Rio dellaPlata fino ad arrivare all'oceano, dove stanziammo non troppo lontano dallacosta. Il blu intenso dell'acqua e l'azzurro chiaro del cielo formavano unalinea netta su cui erano sparpagliate altre imbarcazioni. Il mare era calmo eil sole splendeva alto, una leggera brezza addolciva il caldo climasubtropicale. Io me ne stavo sdraiata all'ombra gustandomi un frullato digelato alla vaniglia e vodka del medesimo gusto, spalmandomi compulsivamente lamia fedele crema solare protezione 50. I ragazzi si dilettarono con tuffiacrobatici, per così dire, dal tettuccio dello yacht. Anch'io mi buttai insiemea loro, nonostante all'inizio fossi un po' intimorita. A un certo punto rimasidistesa sulla superficie dell'acqua, a galleggiare, godendomi quel momento dipace assoluta. Adoravo il mare, mi dava un senso di calma. Passammo lì granparte della giornata, tornando al porto verso le 6. Mancavano ancora un paiod'ore alla cena, così decidemmo di rimanere in spiaggia, stranamente poco affollata.Feci quattro passi sul bagnasciuga in solitudine, raccogliendo conchiglie,intanto gli altri si divertivano con birra e patatine sotto gli ombrelloni.Avevo bisogno di restare sola coi miei pensieri. Era stata davvero unasplendida giornata, ma stava per concludersi lasciando dei ricordi nostalgiciscolpiti nel mio cuore. Camminavo lenta osservando minuziosamente la sabbiasotto ai miei piedi alla ricerca delle conchiglie più belle. Una di esse attiròla mia attenzione: era piuttosto grande e sui toni del rosa chiaro, mi fecepensare ai capelli di Josh. La raccolsi e la misi in tasca insieme alle altre.E a proposito di Josh, incrociai il suo sguardo mentre scrutavo gli altriintenti a ridere, chiacchierare e pubblicare cose trash sui social. Ci scambiammoun sorriso e lui si alzò per venire da me in tutto il suo splendore con quelfisico da dio greco.
«Ehi, ragazza solitaria, raccogli ancora conchiglie?»
«Sì.» ridacchiai «Ho un leggera fissa.»
«Leggera?» mi prese in giro. Feci una smorfia e tornai al mio lavoro divertita.Con la coda dell'occhio lo vidi raccogliere qualcosa in acqua. «Tieni.» disseporgendomi una conchiglia a cono molto particolare «E torna alla civiltà quandohai finito!»
Quel ragazzo sapeva stupirmi con poco. «Josh!» lo fermai prima che tornassedagli altri. Lui si girò curioso, io recuperai dalla tasca la conchiglia rosa egliela lanciai. «È del colore dei tuoi capelli!» esclamai. La afferrò al volo ela osservò per un qualche secondo, poi sfoggiò il suo sorriso dolce e riprese acamminare. La sera calò in fretta. Questa volta non cenammo all'hotel, ma in unbel locale in centro che serviva dell'ottimo pesce. Restammo fuori fino atardi, facendo tappa in gelateria prima di rientrare per l'ultima notte inhotel. La nostra vacanza era giunta al termine e a malincuore lasciammo BuenosAires per approdare a Sidney, unica tappa nel continente oceanico. Quella cittàera molto particolare, la adorai dal primo istante. Era una delle tante cittàche desideravo visitare. I ragazzi si esibirono nella famosa Opera House, devodire che mi sentivo un po' fuori posto in un luogo così elegante. Ci fermammo aSidney un paio di giorni. Dividevo la stanza con Kristy e Joanna, le duestavano già dormendo da un po' e anche io crollai verso mezzanotte. Il miosonno durò non più di mezzora in quanto fui svegliata dalla vibrazioneincessante del mio telefono. Aprii controvoglia gli occhi distinguendo il nomee la foto di Josh. Risposi alla chiamata con un lamento incomprensibile.
«Ehi..non riesco a dormire e mi annoio.» esortò seccato.
«E hai pensato di non far dormire pure me?» biasciai stanca.
«Umh, scusa.»
«Perché non hai svegliato Ty?» domandai a bassa voce per non svegliare lealtre.
«Se lo sveglio mi uccide. E poi era esausto.» spiegò, mentre io continuavo astropicciarmi gli occhi. «Dai facciamo qualcosa.» aggiunse poi.
«Tipo cosa?»
«Un giro fuori?» propose.
«Ma sono a lett...» provai a oppormi, però lui mi interruppe.
«Dai, ti prego.» insisté supplichevole.
Rimasi in silenzio un attimo, come potevo dirgli di no? «Ok...dammi 5 minuti.»sospirai.
Chiusi la chiamata e mi trascinai fuori dal letto per vestirmi. Optai per untotal black, con una semplice canottiera e degli shorts. Quando aprii la portami trovai davanti un Josh sorridente con tanto di skateboard sottobraccio.Anche lui aveva avuto l'idea di vestirsi in nero con dei pantaloncini di tuta,la famosa canottiera sugli alieni e un cappellino al contrario. Uscimmodall'hotel e cominciammo a passeggiare nei dintorni quasi deserti. Arrivammo auna piazzetta dove feci qualche video a Josh che andava in skate per Instagram,come se non lo aggiornassimo già spessissimo.
«Vuoi fare un giro?» mi chiese porgendomi la tavola.
Misi a terra lo skate e ci salii sopra titubante. «Sono anni che non salgo suuno skateboard.»
«Dammi la mano, ti tengo io.» disse lui divertito.
Mi diedi una leggera spinta stringendo saldamente la mano di Josh, il quale tenevail passo guidandomi. Riprendemmo la strada verso l'hotel, ma prima ci fermammoad una bancarella di caramelle. Josh volle fare una foto insieme doveconfrontava i suoi capelli con lo zucchero filato rosa che avevo preso. Lapostò su Instagram, era la prima foto "ufficiale" che avevamo insieme.Comparivo spesso nelle Stories e su Snapchat, ma non aveva mai messo una fotoinsieme sul profilo. Mi sentivo onorata e anche un po' ansiosa per la reazionedella clique, che già si domandava se ci fosse qualcosa tra lui e me.Cominciavo a chiedermelo pure io in realtà, cercando comunque di non illudermi.Era stata un'uscita notturna perfetta, solo io e lui in giro per la città. L'indomanilasciammo l'Australia per approdare nella super industrializzata Asia. Eroparecchio su di giri, avrei visitato le più conosciute metropoli asiatiche esapevo già che avrei accaparrato un mucchio di souvenir. La prima tappa fuSingapore, dove mi comprai un telefono nuovo che avevo trovato in offerta,seguita poi da Bangkok. La capitale thailandese ci accolse con la pioggia, manon fu un problema siccome il concerto si svolgeva al chiuso. Ero sedutadavanti al palco guardando i ragazzi provare le canzoni. Nonostante li avessivisti suonare un'infinità di volte, ne rimanevo sempre ammaliata. Quei due sicompletavano a vicenda, quello che non aveva uno lo possedeva l'altro eviceversa. Che Josh fosse un gran pezzo di manzo si sapeva già, ma a volterimanevo incantata anche guardando Tyler. Lui aveva una bellezza moltoparticolare, unica direi. Ero talmente presa che non mi accorsi subito che Lukestava riprendendo tutto con la sua amata videocamera. Fortunatamente l'uomopercepì subito il mio crescente imbarazzo e spostò l'inquadratura. AdoravoLuke, era come uno zio divertente sovrappeso con cui fare comunella nei pranzicoi parenti. Veniva dal Texas, dove abitava la sua famiglia composta dallamoglie, 3 figli e una nonna arzilla che mi aveva fatto conoscere. Era cresciutocon lei siccome la madre era morta e il padre l'aveva abbandonato.
«Umh, Ty?» lo chiamai non appena finirono la canzone.
«Mmh?» mugugnò sorridente bevendo un sorso d'acqua. La mia espressione timida eansiosa attirò l'attenzione entrambi che mi osservarono curiosi.
«Mi chiedevo..se non è un problema...» abbassai lo sguardo con un sorrisinoimbarazzato «Potrei, emh...cantare una canzone con te? Nel senso, sul palco.Con te. E Josh. E tutto.»
I due mi fissarono perplessi e io mi maledii per aver aperto bocca. «Certo,figurati! Sali.» esclamò Tyler divertito dopo dei lunghi istanti in cui avreivoluto sotterrarmi. Mi allungò la mano per aiutarmi a salire e mi passò unmicrofono. «Che vuoi cantare?» chiese.
«Umh..We Don't Believe What's On Tv?»
«Perfetto! Sentito Joey?» si rivolse al tecnico, il quale annuì. «Josh...quandovuoi.» disse poi.
Josh batté il tempo con le bacchette e partì la base. Tyler mi fece cenno dipartire e cominciammo a cantare alternandoci i versi. Eravamo davvero presi, ciatteggiavamo come fossimo davanti alla folla con tanto di botta e risposta.Josh ci guardava ridacchiando, ma trasformai il suo sorriso in una smorfia nonappena gli scompigliai i capelli durante il ritornello. Concludemmo ridendo ebattendoci il pungo.
«Grazie ragazzi, siete i migliori!» esclamai contenta.
«Lo sappiamo, lo sappiamo.» gongolò Tyler con un sorrisino.
Era stato un momento indescrivibile, cantare con Tyler mentre Josh suonava fuuna cosa più unica che rara. Allo stesso modo vivere con loro, vederli ognigiorno e condividere emozioni e risate era la cosa migliore che mi fosse maicapitata. Ogni giorno ero grata di trovarmi in mezzo a quella meravigliosaavventura. Accettare quel lavoro era stata un'ottima decisione, forse l'unica buonache avessi preso fino a quel momento. Dopo la permanenza a Bangkok ci spostammonell'isola di Taiwan, più precisamente a Taipei. L'architettura asiatica sifondeva perfettamente con la più moderna industrializzazione fatta digrattacieli, negozi e fitte reti di comunicazione. Arrivai alla conclusione chenon sarebbe stato male vivere in una di quelle metropoli asiatiche. Il primopomeriggio libero lo usai per fare un po' di shopping assieme a Kristy, Joannae Alex, volevamo trovare dei costumi per una festa a tema zombie che si sarebbetenuta a Shanghai, la tappa successiva del tour. Trovammo subito un negozio chefaceva al caso nostro dove vendevano cose in stile horror. Era incredibile comein Asia avessero negozi per qualunque cosa. Kristy e Joanna andarono sulclassico, scegliendo rispettivamente un costume da infermiera e uno da cowgirlin versione zombie. Io optai per vestirmi da sposa cadavere sexy, con tanto divelo e giarrettiera. Ci passammo quasi un'ora dentro quella bottega a causadell'indecisione di Alex, il quale provò 6 costumi diversi. Alla fine ascoltò inostri consigli e prese il costume da giocatore di football. Il nostro shoppingproseguì tra le vie affollate del centro città guidati dal fedele Google Maps. Primadi tornare all'hotel ci fermammo in un negozio di abiti, io, Kristy e Joanna cisbizzarrimmo a provarne a decine di ogni forma e colore sotto i pareri daesperto di Alex. L'uomo se ne stava seduto sulla poltroncina davanti aicamerini e noi uscivamo assieme facendo una breve sfilata per ogni vestito cheprovavamo. Girovagando per il negozio avevo trovato un fantastico abitinoattillato bordeaux glitterato, con una sola manica che arrivava fino al gomito.Normalmente non amavo i brillantini, ma quelli non erano eccessivi e davano untocco elegante al vestito. Mi guardai un attimo allo specchio prima di uscire emostrarlo agli altri, mi stava piuttosto bene.
«Vestito numero 8!» annunciai. Kristy, con il suo nono vestito, e Alex sivoltarono nella mia direzione e la testa di Joanna fece capolino da dietro latenda del suo camerino.
«Oh mio Dio, è bellissimo!» esclamò la mora.
«Wow! Fatti un po' vedere!» disse Kristy, incitandomi a fare un giro su me stessacon un gesto della mano.
Io ubbidii contenta. «Lo adoro anch'io, quasi quasi lo prendo.» ammisisorridente.
«Ragazza devi assolutamente prendere questo vestito, sembra fatto apposta perte! È sexy e raffinato allo stesso tempo.» sentenziò Alex con tono da stilista.
«Mi sta davvero così bene?» chiesi ridacchiando.
«Senti, se Josh non ti salta addosso con questo vestito allora è davverosegretamente innamorato di Tyler.» rispose lui convinto, facendoci ridere.Anche lui era a conoscenza della mia cotta per Josh e come le altre due tifavaper me.
Chiaramente uscii dal negozio con quel vestito sperando di avere prestoun'occasione per sfoggiarlo. Facemmo ritorno giusto in tempo per la cena nelristorante asiatico dell'hotel. Io e Tyler ci sfidammo a chi mangiava piùravioli. Io mi bloccai a 13, invece lui mi batté ingurgitandone ben 18 grazieal suo allenamento con i sostanziosi pasti di Taco Bell. Lasciai il ristoranteprima degli altri per andare in camera, io e Vanessa avevamo deciso di sentirciper telefono. Ero un po' seccata di dover mollare l'intensa e divertenteconversazione sulle figure di merda con tanto di aneddoti. Nell'ultimo mese cieravamo sentite molto poco, a malapena ci scrivevamo. Io avevo il mio da fare elei il suo. Pigiai il tasto della chiamata e attesi paziente una sua risposta.
«Ehi eccomi! Come te la passi?» esortò lei.
«Va tutto alla grande, ma a volte sono a corto di energia.»
«Immagino, sarai sempre impegnata. E come va la tua conquista di Josh?»
«Molto male.» sospirai «Il fatto è che mi piace davvero tanto.»
«Lo so. Non ti vedevo così presa da molto tempo. Questo viaggio ti sta facendomolto bene.» ammise contenta.
«Già. E a te come va?»
«Non c'è male, si sta bene a casa tua!» ridacchiò.
«Sono contenta ti piaccia! Ah, comunque Jacopo poi ti aveva ancora chiesto dime?»
«L'ho beccato qualche giorno fa, ma non mi ha fermata. Anzi mi ha ignoratatotalmente.» raccontò con una smorfia.
«Meglio così. Mi aveva davvero stancata.» dissi irritata.
«Pure a me. Comunque sai che sto uscendo con Gary? Per ora promette bene. Anzitra un'ora ci vediamo!» mi informò sorridente.
«Uh! Mi sembra un bravo ragazzo. Vai a prepararti allora, ci sentiamo!»
«Certo! Ciao!»
Riattaccai il telefono un po' malinconica. Era triste il fatto che cisentissimo davvero poco. Purtroppo crescere era anche questo. Non avevo dubbiche la mia amicizia con lei sarebbe durata per sempre, ma ero consapevole che itempi in cui ci si divertiva insieme ogni giorno erano finiti. Era una dellepoche amiche vere che avevo. Quando ero partita temevo che mi sarei sentitasola, ma per fortuna avevo conosciuto Kristy e i ragazzi. La cosa che mipreoccupava era il momento in cui il tour sarebbe finito e io sarei tornataalla mia vita di prima composta da frustrazione e solitudine. La mia idea ditrasferirmi appena concluso il lavoro e dedicarmi ai miei sogni non era cosìsemplice da realizzare e non avevo nemmeno la minima idea da dove cominciare. Ignoravoquel pensiero, ma era sempre stato lì in un angolo nascosto del labirinto dellamia mente. È facile progettare il futuro e credere in quei piani, vivere dandoper certo che le cose andranno bene. Poi il tempo avanza e si arriva aquell'inevitabile consapevolezza che sono solo delle belle fiabe create perdistrarsi dalla cruda realtà. E molti di quei desideri sono destinati arimanere tali. E quindi perché continuare a sperarci? Perché impiegare tempo edenergia in qualcosa che è probabilmente non vedrà la luce? In ogni casotrasferirsi non sarebbe stato troppo complicato, insomma lo fa tanta gente, nonè un'utopia. Però mi sentivo come un cane che cerca di mordersi la coda:basterebbe così poco per essere felice, eppure tutto sembra così difficile daraggiungere. Le pareti si stavano nuovamente restringendo attorno a me. Facevodei passi avanti ma il pavimento continuava a crollare sotto ai miei piedi.Sembrava che non ci fosse una via d'uscita, qualunque cosa io potessi fare.

21 weeks.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora