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Non è che non abbia la forza o la volontà di smettere, semplicemente non voglio. Qua mi sento bene, a casa.
L'Hope World è il mio luogo felice.
Sto scendendo una scaletta di metallo da quasi dieci minuti, sono curioso di trovare la fine di questo buco, sempre che la abbia. Attorno a me salgono delle spirali colorate, al tatto sono umide e viscide. Hanno la consistenza quella specie di lumache trasparenti che spesso mi strisciano attorno ai piedi, le stesse che noto ai margini della scala. Finalmente scendo dall'ultimo piolo, non sono minimamente stanco.
Mi accorgo con piacere di star esplorando una nuova zona, e un brivido di eccitazione mi scuote completamente.
Una bolla di sapone, solitaria, mi si avvicina lentamente. Le avvicino un dito per scoppiarla, ma essa cade a terra, sfasciandosi in una miriade di cristalli. Alzando la testa scopro di averne un centinaio di fronte, che aspettano solo che io faccia qualcosa.
Le distruggo una ad una, e non mi accorgo nemmeno di aver calpestato qualcosa fino a che questa non emette un suono. Un suono familiare, un brusio, una voce umana che si sta lamentando. Umana? Non ci sono esseri simili nell'Hope World, al massimo qualche bestiolina.
-Puoi spostarti per favore?- il suo tono dolorante mi allarma, e faccio un passo indietro.
-Grazie- la voce continua a parlare nella mia mente -ora puoi anche tirarmi fuori-
Tirarti fuori?
-Sotto di te- suggerisce.
Sobbalzo dalla sorpresa quando capisco a cosa si riferisce. Stavo calpestando quella che pare essere una testa. O almeno credo. Si vedono solo dei ciuffi viola che spuntano da terra. Capelli.
-Non startene lì impalato. Aiutami!- ribadisce.
-E come dovrei fare?- Sembro quasi uno stupido a parlare a una testa mezza dissotterrata, ma qui non c'è da meravigliarsene. Soprattutto, la situazione dovrebbe essere inquietante invece di incuriosirmi.
-Questo posto lo comandi tu, impegnati-
L'ho sempre saputo, ma sentir uscire dalle labbra di qualcuno che sono il padrone di qualcosa di così spettacolare mi appaga in un modo indescrivibile, mi fa sentire potente.
-Scusa- dico trattenendo una risatina.
Non fa in tempo a fare domande che afferro qualche ciocca di quei capelli e tiro con tutta la forza che ho in corpo. Mi aspetto grida strazianti, o per lo meno che opponga un minimo di resistenza, invece mi ritrovo a reggere per la chioma violacea una creatura minuta. È più bassa di me, me ne rendo conto appena si libera dalla mia presa.
-Sei un alieno?- chiedo scrutando due profondi iridi nere, in netto contrasto con la pelle lattea.
-No stupido- sta ridendo di me.
-E allora cosa sei?- domando roteando gli occhi.
-Ha davvero importanza?-
No, non ne ha. 
-Non riesco a darmi una spiegazione-
-Non devi, non sforzarti troppo- mi sorride, mi spinge giocosamente una spalla. Ho intenzione di reagire, chiederle ancora qualcosa, ma non ci riesco. Conosco bene questa spiacevole sensazione, come se un vortice mi risucchiasse. Osservo impotente l'essere che mi saluta con una mano, e in un attimo sono di nuovo catapultato nella mia triste vita.

𝐇𝐨𝐩𝐞 𝐖𝐨𝐫𝐥𝐝 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora