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Questo è quello che si ottiene a pensare positivo. Sono stato l'unico candidato scartato. "Il personale è al completo" mi ha detto quel pelato, alzando le spalle. Per lui è una cosa da niente, un semplice "no". Per me significa come minimo un altro mese d'inferno. Voglio smetterla di dover dipendere dagli spiccioli di quel mostro di mia madre.
Mi sento un fallito. Un emerito fallito.
Non posso farci niente, sono destinato a essere uno scarto, come quando alle partite di pallavolo scolastiche ero sempre l'ultima scelta, "quello che sta in panchina". L'inutile riserva è sempre stato il mio mestiere. Ho sempre pregato che qualcuno si infortunasse per far entrare in campo me, almeno una volta, ma niente. Quei bastardi non si facevano male nemmeno a posizionargli di proposito dei chiodi nel pallone. Quindi passavo tutta l'ora di educazione fisica a guardare Yoongi fare un canestro dopo l'altro, lui che giocava sempre da solo perché "il basket è il mio sport e nessuno di questi nullafacenti lo apprezza".
Mi sento di nuovo come all'ora di ginnastica, solo con più problemi per la testa.
Mi tolgo la camicia bianca che ho addosso e la lancio da qualche parte nel bagno. Apro un'anta di un armadietto appeso sopra lo spazio lasciato vuoto dallo specchio. Dentro c'è di tutto, medicinali, garze, disinfettante... e qualche scorta per le emergenze. Afferro con prepotenza il barattolo ormai vuoto, con l'ultima pillola di speed rimasta, e la mando giù con un sorso d'acqua del rubinetto.
Non è abbastanza.
Dopo una ricerca approfondita, mi salta finalmente all'occhio quello che cerco. L'LSD mi fa impazzire, ma posso permettermene di meno rispetto all'anfetamina.
Senza pensarci due volte estraggo un francobollo e lo metto sulla lingua.

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Oggi nell'Hope World si respira un clima leggero e libero dai pensieri negativi, attorno a me crescono di continuo enormi arbusti nodosi, le cui foglie non sono altro che fiammelle danzanti, e poi si infossano di nuovo nel terreno.
A volte penso che con una fantasia del genere potrei fare lo scrittore.
L'unica fonte dei miei pensieri è la creatura dai capelli viola dell'altro giorno. La cerco in lungo e in largo, scalando dei palazzi di sughero che non avevo mai visto prima, contornati da cavatappi rossi. Credo che nella dimensione reale io mi stia scolando una bottiglia di vino, ne percepisco vagamente l'odore pungente.
-Boo!- salta fuori da non so dove, facendomi sobbalzare. Ha un talento nelle entrate in scena.
-Porta rispetto, dato che sei qua sono il tuo creatore- intimo cercando di afferrarla, dato che sta prendendo il volo come un palloncino. Cade fragorosamente ai miei piedi e si rialza in modo impacciato.
-Certo signore- mi fissa intensamente, mi sento quasi in soggezione, poi scoppia a ridere.
-Posso sapere il tuo nome?- cambio discorso, schiarendomi la gola.
-Non ho un nome- scandisce la frase soppesandola, come se non si fosse mai posta il problema prima.
-Posso dartelo io se vuoi-
Non riesce a contenere l'entusiasmo e mi salta letteralmente addosso, aggrappandosi alle mie spalle.
-Grazie, grazie, grazie-
Bizzarra.
-Il mio pesce rosso si chiamava Amy- penso ad alta voce.
-Si, ma il tuo pesce rosso è morto-
-Come fai a saperlo?-
-Lo so e basta. Fai meno domande e trovami un nome-
La conversazione sta degenerando.
-Alex- è il primo che mi viene in mente, leggo dal suo sguardo che è quello giusto.
-Ho un nome! Alex! Ho un nome!- mi saltella intorno, facendo svolazzare la chioma verde.
-Hai cambiato colore di capelli?- chiedo esterrefatto.
-Oh, si. Succede qualche volta- mi liquida, tornando a improvvisare dialoghi immaginari con le lepri deformi che popolano le praterie dell'Hope World.

𝐇𝐨𝐩𝐞 𝐖𝐨𝐫𝐥𝐝 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora