Capitolo 9 - Un incontro inaspettato

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Febbraio era ormai arrivato e mancavano solo due settimane alla tanto attesa gita di metà trimestre.

Gli studenti erano in fermento e l'atmosfera si poteva percepire attraverso l'incontenibile solarità dei ragazzi.

Era una splendida giornata di sole, la neve non si era ancora sciolta per via del freddo ma tutto era tornato alla normalità grazie al lavoro degli operatori stradali.

"Chi sono?" disse una voce un po' buffa dietro ad Andy mentre le venivano coperti gli occhi.

"La fata turchina?" disse lei scherzosa.

"Certo. Puoi esprimere un desiderio ma a mezzanotte scadrà il tempo a tua disposizione, a meno che non ti baci il vero amore" rise Holly.

"Allora vediamo di rimediare subito" disse lei. Si girò e le stampò un bacio sulle labbra incurante degli sguardi dei suoi compagni, che aspettavano l'ingresso in classe del professore.

"Mi piace la tua intraprendenza" esclamò la bionda lievemente imbarazzata.

Trascorsero lente le ore di lezione che tediavano e assopivano gli alunni assonnati sui banchi.

Al suono della campanella si precipitarono tutti fuori dall'aula, verso la sala mensa, punto di ristoro e di svago come intermezzo tra le lezioni della mattina e quelle del pomeriggio.

Camminando per i corridoi, Andy scorse una chioma rossa ma prima di poter cambiare direzione si sentì chiamare.

"Ehi tu!"

"Io?" chiese Andy guardandosi intorno.

"Si, tu. Chi se no?" sorrise la ragazza.

"Autumn, sei per caso impazzita?"

"Oh giusto" disse lei convinta. "Io sono la sorella gemella di Autumn, Rebecca. Piacere" sorrise.

"Ah. Ecco perché mi sembrava strana la situazione. Piacere, io sono Andy" rispose. "Holly, vai pure in mensa io ti raggiungo" disse alla ragazza.

"Si" le rispose un po' contrariata.

"Un momento... Sorella gemella? Con i capelli rossi? Non sarà forse che..." i suoi pensieri furono interrotti dalla voce della ragazza.

"Hai un viso familiare. Non è che hai frequentato l'asilo da queste parti vero? Mi ricordo di una bambina di nome Andy che difendeva sempre me e mia sorella dalle bullette della classe. Poi ci siamo perse di vista e non abbiamo più saputo niente" disse.

Alla ragazza si gelò il sangue nelle vene.

"S-si, credo di essere io" impallidì Andy.

"Non credo che mia sorella lo sappia, era tristissima quando abbiamo cambiato scuola. Non faceva che parlare di te, ogni giorno chiedeva a mamma e papà di venirti a trovare ma con i vari impegni che avevano con il lavoro e tutto il resto non siamo mai riuscite a contattarti. Dovrò dirglielo io, così magari torna felice come quando eravamo piccole. Ora che nostra nonna è venuta a mancare e io sono lontana, piano piano si sta alienando"

"Oh. Non sapevo nulla di tutto questo" Andy rimase spiazzata.

"Beh come avresti potuto? Mia sorella è una stronza, a parte in alcuni casi, e non è facile parlare con lei"

"Si, in effetti tu sei molto più simpatica" ammise Andy.

"A proposito, sai dov'è? Ha dimenticato a casa dei documenti che deve consegnare alla scuola e ho dovuto portarglieli tra un impegno e l'altro"

"Non ne ho idea. Non andiamo molto d'accordo a dire il vero"

Rebecca rimase senza parole.

"Cosa?! Allora non si ricorda proprio niente! Che imbranata! Li lascio a te che devo scappare. Quando torna a casa le parlo io e vediamo se si ricorda. Ciao Andy! È stato un piacere rivederti!" disse allontanandosi e salutando con la mano.

"Ciao" fu l'unica parola che uscì dalle labbra di Andy, sconcertata come non mai.

"Come ho potuto dimenticare i loro volti? Anche da piccole erano carine, avrei dovuto saperlo. Le difendevo sempre, ogni giorno. Erano il mio tesoro più prezioso e ho dimenticato anche i loro nomi. Sono una persona terribile, ha ragione Autumn a farmi tutto questo. Ma allora perché Rebecca non prova rancore?" i pensieri affollavano la mente di Andy senza darle tregua un secondo.

Doveva trovare Autumn per chiarire la situazione e darle i documenti che le servivano, lasciò Holly in mensa con Colin e si diresse in palestra, dove di solito le cheerleader si trovavano per allenarsi al posto di pranzare.

"Autumn!" urlò Andy vedendola seduta sugli spalti insieme alle sue seguaci.

"Che vuoi?" le chiese acida la rossa.

"E' venuta a scuola tua sorella, aveva dei documenti per te e c'ero solo io a poterli prendere. Quindi li ha lasciati a me da farti recapitare"

La ragazza con i capelli ramati impallidì e fece sgomberare la palestra dando il giorno libero a tutte le sue adepte. Si incamminò verso Andy con passo svelto e deciso, la prese per il polso e la trascinò negli spogliatoi. La ragazza la seguì senza esitazioni.

"Allora hai capito" le disse Autumn girata di spalle. Continuava a tenerle stretto il polso.

"Lo sapevi?!" chiese sorpresa Andy.

"Ovvio. Cosa ti ha detto?" si girò per guardarla negli occhi molto intensamente.

"Solo che eri molto triste quando ci siamo separate" le tenne testa con lo sguardo.

"E nient'altro?"

"No" mentì Andy abbassando il capo. "Per questo mi hai trattato così fino adesso? Per questo ogni singolo minuto di ogni singolo giorno mi hai torturato psicologicamente? Pensi che sia colpa mia?"

"N-no" disse incerta Autumn. "Non è per questo e ora sparisci e non farne parola con nessuno"

"Ok, ma prima o poi la dobbiamo risolvere questa situazione" si girò e se ne andò accompagnata dal suono della campanella di fine pranzo.

Una volta arrivata a casa, Andy non sapeva cosa fare, dire o pensare. Corse su per le scale ed entrando in camera sua si lanciò sul letto senza neanche togliersi il giubbotto. Sentiva caldo alle guance e si accorse di essere come un fiume in piena che non riusciva ad essere placato. Le lacrime uscivano copiosamente dai suoi grandi occhi verdi, facendole sbavare quel poco di mascara che aveva messo quella mattina. Era waterproof e come ogni cosa "a prova di" non era mai vero.

Non sapeva bene il motivo per il quale stava piangendo ma una cosa era certa: doveva assolutamente risolvere la questione con Autumn. Non era più il fatto di essere presa di mira, di essere derisa o insultata da lei, era peggio. Le aveva pianto davanti agli occhi, aveva cercato conforto e lo aveva trovato; si era minimamente aperta, cosa che non avrebbe fatto mai con nessuno, figuriamoci con lei. Non capiva il suo comportamento, era confusa, triste, arrabbiata e dispiaciuta. E in tutto ciò si era momentaneamente dimenticata di avere una ragazza che aspettava sue notizie da circa due ore.

Lo squillo del telefono la fece sussultare, guardò il display e lesse il nome di Holly con un cuoricino al lato. Non aveva voglia di rispondere, voleva solamente stare da sola. Prese il telefono e lo scagliò dall'altra parte della stanza ma fortunatamente per terra c'era la moquette.

Rimase a squillare per ore, con una pausa di due minuti tra una chiamata e l'altra; quando finalmente si decise a rispondere Holly era furiosa.

"Perché cazzo non rispondi al telefono?!"

"Holly davvero, non è il momento"

"Sto aspettando un tuo messaggio da quando siamo uscite da scuola! Che cazzo ti passa per la testa?" urlò rabbiosa.

"Davvero, non sono dell'umore per litigare"

"Oh mi scusi principessa! Prendo nota dei suoi sbalzi per capire quando è il momento giusto!"

"Hai bisogno di qualcosa?" le chiese Andy indifferente.

"No, non ho bisogno di niente" disse con voce rotta.

Ma prima che Andy potesse risponderle, le aveva già attaccato il telefono in faccia.

I pensieri le ricascarono addosso come pioggia gelida in piena estate. Quel giorno aveva dovuto assorbire un sacco di informazioni a lei sconosciute o che aveva rimosso. Si sentiva la testa pesante. Non riusciva a muoversi. Lentamente il buon Morfeo la accolse tra le sue grandi braccia, facendola cadere in un sonno profondo e, per fortuna o per sfortuna, senza sogni.

Come le foglie in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora