Capitolo 10 - Incomprensioni

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La mattina seguente, Andy, si svegliò con un gran mal di testa causato dalla nevrosi della sera prima. Non riusciva a ragionare e non ebbe neanche la forza di alzarsi dal letto. La nonna, preoccupata, si recò in camera della ragazza per accertarsi che tutto andasse bene.

"Ehi piccola, che succede? Non stai bene?"

"No nonna, sono solo molto stanca. Posso restare a casa oggi?" le chiese.

"Va bene bambina mia. È successo qualcosa di cui mi vuoi parlare?"

"No tutto a posto nonna, davvero"

"Ti preparo la colazione, scendi quando vuoi" le disse allora la nonna. "Io devo andare dalla signora Rosewood, quella zabetta vorrà sicuramente raccontarmi i fatti di tutto il paese. Se devi uscire chiudi la porta a chiave"

"Va bene, grazie"

Dopo aver trascorso circa mezz'ora sdraiata a fissare il soffitto inerme e abbattuta, decise di alzarsi. Si fece una lunga doccia calda che le diminuì il dolore alla testa e, dopo essersi messa una tuta a caso presa dal suo armadio, scese le scale sentendo solamente il rumore dei suoi passi. La casa era vuota e molto silenziosa. Arrivata in cucina trovò un piatto ricolmo di pancakes, sua nonna tendeva sempre ad esagerare le porzioni, e poteva scegliere il condimento che più le aggradava tra topping di vari tipi, frutta o sciroppo d'acero. Lei amava quest'ultimo e dopo aver preso un piatto dalla credenza e averci messo un paio di pancakes, afferrò la bottiglia e ne versò una gran quantità sulla colazione. Alla fine del pasto lavò il piatto e le posate e si mise seduta sul divano in silenzio, fissando un punto imprecisato del pavimento.

Dopo qualche minuto sentì il suo telefono distrutto suonare, le era arrivato un messaggio da parte di Colin che chiedeva come mai non fosse andata a scuola. Non aveva nessuna voglia di rispondere e lasciò la notifica proprio dov'era comparsa. I pensieri fecero di nuovo capolino tra le sue meningi e non poteva andare peggio di così.

"Testa di cazzo. Sei una testa di cazzo" si ripeteva mentalmente.

"Ora che faccio? Non voglio ferire Holly ma non me la sento più di tirare avanti questa situazione. Lei per me è importante, chiaro, ma non è quello che voglio in questo momento. Ho bisogno di stare da sola, di pensare alla mia vita o di non pensare a niente. Non voglio dover rendere conto a nessuno di quello che faccio o non faccio. So che mi mancherà da morire e che probabilmente mi odierà per il resto della sua vita. E soffrirà. Come al solito sarò egoista e penserò a me stessa riuscendo anche sta volta a ferire qualcuno. Complimenti Andy, sei una stronza"

Il suono del campanello la fece ritornare alla realtà. Si alzò dal divano e si recò alla porta dove guardò dallo spioncino, era il corriere.

Aprì la porta e si trovò davanti un uomo di mezza età, afroamericano, che sorrideva a trentadue denti.

"Buongiorno! Ho un pacco per il signor Casey King signorina"

"Buongiorno. Dia pure a me, sono la sorella"

"Va bene, metta una firma qui"

"Ok"

"Ehi ti vedo un po' triste, sei sicuramente una ragazza molto carina. Non è che qualche cretino ti ha fatto soffrire eh?"

"No, nulla di tutto questo" disse Andy un po' restia.

"Bene, il mio compito qui è finito. Mi raccomando signorina, sorrida sempre che la vita è una sola! Arrivederci!"

Andy sconcertata chiuse la porta e posò il pacco sul tavolo.

"Ma dimmi tu perché devo trovarli tutti io questi decerebrati" pensò. "Sorridi che la vita è una sola. Ma ti pare? E poi fatti gli affaracci tuoi impiccione!" si alterò.

Come le foglie in autunnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora