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Il tragitto per tornare a casa sembrò eterno. Non riuscivo a metabolizzare cosa fosse successo. Solitamente mi sarebbero frullati nella testa mille pensieri ma in quel non riuscii a pensare a nulla. Gli avevo detto quello che pensavo per aiutarlo, l'avevo guardato intensamente negli occhi ma avevo ignorato i suoi sentimenti fino a quel momento. Avevo ignorato il fatto che anche lui avesse delle debolezze e delle paure. Avevo ignorato i suoi sentimenti a tal punto da non rendermi conto di cosa provasse. Sarei voluta correre da lui. L'avrei abbracciato e gli avrei chiesto scusa. Però la colpa era mia e lui ora, aveva tutto il diritto di ignorarmi.
Quando arrivai a casa il silenzio mi avvolse e capii che mio padre non era ancora tornato. Mi sdraiai sul letto e cercai conforto tra le coperte. Mi ritrovai a fissare il soffitto. Riuscivo ancora a sentire quel calore sulle mie labbra e la sua mano accarezzare delicatamente la mia guancia. Mi ero sentita leggera come non mai. Mi girai e affondai la testa dentro il cuscino, sospirando e sbuffando.
"Ma io cosa provo?" fu la domanda che uscii silenziosa dalle mie labbra. In quel momento realizzai che non avevo ignorato solo i suoi sentimenti, ma anche i miei.
Avrei tanto voluto avere un'amica con cui sfogarmi. Mi sarebbe piaciuto chiamarla e dirle di correre a casa mia, per poi sentirmi consolare in un abbraccio. Oppure mandarle un messaggio e chiamarla, insomma fare le solite cose che si fanno tra amiche.
In realtà mi sarebbe sarebbe anche piaciuto sedermi a tavola e parlarne con mia madre. Una madre che ti ascolta e ti da dei consigli mentre prepara la cena. Una madre che si avvicina e ti lascia un dolce bacio sulla fronte, in segno di consolazione.

""T/n!!"" una voce giunse alle mie orecchie ma non subito riuscii a capire chi fosse. Mi ero addormentata.
Papá: "T/n. Tesoro tutto bene?" riconobbi la figura di mio padre. Mi misi seduta sul bordo del letto e mi passai una mano sul viso.
"Si..scusa mi sono addormentata" risposi con la voce impastata dal sonno.
Papà: "Ti sei addormentata con la divisa addosso.. impressionante. Non ti da fastidio?"
mi chiese in tono ironico ridacchiando. Gli sorrisi leggermente.
"Ceniamo?" gli chiesi ancora con un live sorriso sulle labbra.
Papà: "Vado a preparare" si girò e andò verso la porta, ma prima di uscire si bloccò.
Papà: "tesoro..sai che se ci fosse qualsiasi problema, tu puoi parlarne con me vero? Forse non sono molto sveglio ma ti posso ascoltare" mi sorrise. Un sorriso sincero e puro. Sentii il naso pizzicare e gli occhi farsi umidi ma non lo diedi a vedere.
"Grazie papà" gli dissi ricambiando il sorriso.
Lui ci sarebbe sempre stato per me, non avevo dubbi. Ne ero sicura.

Mi sedetti a tavola e un buon profumo mi invase le narici. Iniziammo a mangiare e mio padre iniziò a raccontarmi la sua giornata al lavoro con il suo solito tono allegro. Tra una battuta e l'altra capii che l'ambiente lavorativo dove si trovava ogni giorno, gli faceva bene. Probabilmente gli faceva dimenticare la questione con la mamma e si era fatto degli amici.
Papà: "un giorno di questi potresti invitare Tobio a cena no?"
"Si.." risposi senza pensare. Poi, una lampadina si accese nella mia testa.
"TOBIO!" esclamai facendo sobbalzare mio padre.
Forse non avevo un'amica con cui parlare ma avevo un migliore amico. Non era dei più svegli e furbi ma gli parlavo dei miei problemi da anni.
Papà: "tutto okay?"
Annuii freneticamente e appena finii di cenare andai a prendere il cellulare.
Digitai il numero e lo chiamai.
Mi rispose una voce annoiata, un classico di Tobio Kageyama.
<< Pronto?>>
"Ehi sono T/n"
<<oh ehi boke. Come stai?>>
"Zitto. Avrei bisogno di parlarti"
<< si io sto bene grazie. Anche a me fa piacere sentirti>>
"Guarda che sei tu quello che non si fa mai sentire. Idiota." non gli diedi modo di ribattere perché sapeva che avevo ragione. Nel mentre mi buttai sul letto.
<<Che succede?>> mi chiese dopo uno sbuffo.
Presi un bel respiro e gli spiegai la situazione senza mai fare il nome di Oikawa. Gli dissi di questo "ragazzo"anonimo. Considerata la rivalità tra i due pallavolisti, era meglio non rigirare il coltello nella piaga. Rimase in silenzio per tutto il tempo, senza fiatare.
<< quindi...questo qui ti ha baciata?>>
"Si Tobio, ma non è proprio questo il punto"
<< COSA?!! SI CHE LO È>> persi l'uso del timpano e non riuscii nemmeno a ribattere.
<< Questo idiota ti ha baciata e pensa di poter lasciare la questione in sospeso? Devi parlargli.>>
"Lui mi eviterebbe"
<< Tu insisti. >> aveva ragione. Qualche volta Tobio usava il cervello più di me.
"Hai ragione. Grazie per avermi ascoltato. Tra qualche giorno ti richiamo quindi non sparire"
<< Va bene.. ah T/n->> attaccai senza dare peso al fatto che mi stesse ancora parlando.
Ero ancora un po' offesa perché non si era fatto vivo nei giorni prima.
Andai a dormire più tranquilla. Gli dovevo parlare ad ogni costo.

Uscii di casa più presto del solito. Non volevo che ci fossero troppe persone fuori da scuola, se avessi dovuto parlargli lì. Mi misi le cuffie nelle orecchie ed aumentai il passo per arrivare il prima possibile. I sentimenti che provavo nei confronti di quel ragazzo non mi erano ancora chiari ma volevo parlargli. Volevo avere un confronto con lui e smetterla di scappare da tutto e tutti. Quello che vidi quando arrivai davanti a scuola, mi lasciò un attimo confusa. Ci misi un po' a collegare quello che avevo di fronte. Proprio davanti al cancello di ingresso c'era un pullman con sopra la scritta "Karasuno Highschool".

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Ehiilaaa ed ecco che ogni volta vi lascio con un finale pieno di suspense. Potete odiarmi si. 
Suvvia, da voi come sta andando la scuola?

• My light • Oikawa x reader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora