Capitolo 2

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Elena

Mesi dopo ...

Due linee rosse: sono incinta.

Una linea rossa: non sono incinta.

Attendo l'esito del test di gravidanza con la stessa ansia con cui temevo di essere chiamata alle interrogazioni in classe. Mi mordo le unghie e sbatto i piedi a terra. Mi sento soffocare. L'attesa è snervante. Dopo qualche minuto, sul piccolo schermino del tester compare una lineetta rossa.

Una sola? No. Eccone spuntare un'altra. Merda, sono due. Due fottute linee rosse.

Ripeto il test per sicurezza, ma il risultato non cambia: sono incinta.

E adesso? Come lo dirò a John? Come prenderà la notizia? Spero meglio di me.

Desideravo questo bambino da tempo e pensavo che una volta saputa la lieta notizia sarei stata al settimo cielo, invece mi rendo conto di essere impreparata. Crescere un figlio non è un gioco, ma un impegno enorme. Mi rinfresco il viso per riprendermi, poi chiamo Cora e le chiedo un giorno di permesso per andare da una ginecologa. La visita dura meno del previsto. La dottoressa mi fa le congratulazioni; in seguito mi prenota il prossimo appuntamento e mi consegna un dépliant sui corsi preparto per farmi arrivare al gran giorno più serena. Fuori dallo studio, mi aggiro per Gaslamp Quarter, un quartiere vivace con vista sulla baia di San Diego. Guardo le vetrine, ma presto più attenzione alle persone che incrocio, soprattutto se son mamme. Non riesco ancora a credere di aver un corpicino che sta crescendo dentro di me.

Visto il bel tempo, proseguo la camminata fino a Coronado Beach. Supero l'Hotel del Coronado, un edificio storico risalente all'800, poi tolgo le scarpe e immergo i piedi nella sabbia. Una leggera brezza mi accarezza il viso. Chiudo gli occhi e respiro a pieni polmoni l'aria marina. Mentre il suono delle onde mi fa da sottofondo, espiro le mie paure, l'ansia e lo stress; lascio che tutta l'energia negativa accumulata ultimamente defluisca dal mio corpo e mi ricarico. Infine riapro gli occhi e seguo il richiamo del mare. A riva c'è un gruppetto di bambini che sta prendendo lezioni di surf. Essendo dei principianti si stanno ancora allenando sulle schiume. Il più talentuoso è un biondino col costume verde e nero che avrà si e no 12 anni. Ci sono tanti altri maschietti, ma io faccio il tifo per una bambina paffutella un po' impacciata. Accanto a lei c'è il suo maestro, un uomo sulla trentina dal corpo perfetto. Possiede la tipica aurea da maschio alfa e devo ammettere che è molto attraente. A quanto pare non sono la sola a pensarlo visto la presenza di un vasto pubblico femminile; si tratta per lo più di ragazzine giovani che, fingendosi interessate al surf, lo stanno contemplando con poca discrezione.

Al tramonto la spiaggia si svuota. Anch'io dovrei far ritorno a casa, invece, a fine lezione, mi trattengo ad osservare il bel maestro sistemare le attrezzature. I nostri sguardi si incrociano di sfuggita un paio di volte, ma è solo quando mi alzo per andarmene che l'uomo rompe il ghiaccio e mi rivolge la parola.

<<Vuoi anche tu una lezione?>> Mi domanda sorprendendomi. <<Ti ho notato. Sei stata a fissarmi tutto il tempo.>>

<<Veramente stavo osservando i tuoi ragazzi.>> Lo correggo.

<<Mmm. Certo, i miei ragazzi ... >>

Nasconde il suo scetticismo dietro un sorriso scaltro, poi mi si ferma a pochi passi di distanza conficcando una tavola nella sabbia. Nonostante sia alta gli arrivo al mento, ma non è la sua statura a colpirmi, quanto invece i suoi bellissimi occhi blu; sembrano contenere tutte le sfumature del mare. Sono talmente ipnotici che mi perdo in essi.

<<Sono dei piccoletti affiatati, non trovi?>>

<<Come, scusa?>>

<<Mi stavo riferendo ai miei ragazzi. Danno parecchio filo da torcere, ma sanno come rendermi orgoglioso. Migliorano lezione dopo lezione. Si vede che amano questo sport!>>

Amare oltre ogni ragioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora