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John

Questa mattina il mio risveglio è stato diverso. Al mio fianco non ho più trovato una ragazzina immatura, ma una donna adulta. Il mio amore ... La bacio sulla guancia, poi le accarezzo la pancia e do il buongiorno al nostro bambino. Apprezzo questi ultimi momenti di pace, visto che tra qualche mese saremmo svegliati da vagiti e strilla incessanti. Cambieranno molte cose, incluso il corpo perfetto della mia bellissima donna. Non indossa il reggiseno e le punte dei suoi capezzoli, ben visibili attraverso la canotta, diventano il centro del mio interesse. Le sfilo una spallina delicatamente e la bacio sulla spalla. Elena mugugna il mio nome ancora assonnata.

<<Buongiorno, amore.>>

<<John? Che stavi facendo?>>

<<Io? Niente ...>> Mento ridendo sotto ai baffi.

<<Mmm. Non mi era sembrato niente ...>>

<<Già, forse hai ragione ...>>

Le do un morsetto per stuzzicarla, poi la riempio di baci.

<<Uffy! Ma perché mi hai svegliata così presto!?>> Si lamenta, ricacciando la testa sotto le coperte.

E pensare che poco fa l'avevo definita una donna matura. Elena è ancora la ribelle che conobbi al college. I suoi trent'anni si vedono soltanto sulla carta d'identità.

<<Sei proprio una dormigliona!>> Commento alzandomi dal letto. <<Ti ricordo che oggi è sabato ... Non sono io quello che deve andare a lavorare!>> L'avverto.

<<Mmm, non me lo ricordare!>> Borbotta. <<Dammi altri cinque minuti. Soltanto altri piccolissimi minuti ...>>

Quando la sento uscire di casa, faccio altrettanto e mi reco in gioielleria per comprarle un anello di fidanzamento. Ora che aspettiamo un bambino non posso più rimandare la proposta di matrimonio. Voglio che diventi mia moglie. La gioielleria vende sia grandi firme che prodotti artigianali. Quest'ultimi sono realizzati dalla figlia del titolare, una ragazza molto giovane che ha il suo laboratorio nel retrobottega. Visto che non ho fretta, faccio passare davanti a me una coppietta e nell'attesa guardo i pezzi in esposizione.

A un certo punto, sento stridere delle gomme sull'asfalto; si tratta di un furgoncino nero dai vetri oscurati che si ferma al di là della strada. Lo fisso con sospetto, finché vengo chiamato dal gioielliere per il mio turno. L'uomo, sentendomi parlare di anelli, mi consiglia di aspettare la figlia, visto che proprio oggi porterà in negozio una nuova linea di gioielli dedicata alle nozze. La ragazza si presenta poco dopo con una grande scatola di velluto rosso. Mi mostra i suoi manufatti, descrivendomeli con orgoglio, quando a un tratto veniamo interrotti dall'irruzione di due uomini armati vestiti di nero. Hanno i volti coperti da un passamontagna, sono alti, grossi e hanno un vago accento spagnolo. Agiscono con rapidità e precisione. Mentre il primo ci fa spostare contro la parete, tenendoci sotto mira, l'altro saccheggia il negozio devastando le vetrine. Non mi avevano mai puntato un'arma contro e vado nel panico. Do una breve occhiata al furgone e mi accorgo che ha ancora il motore acceso. Sembra pura follia, eppure stiamo subendo una rapina in pieno giorno.

Dov'è la pattuglia della polizia quando serve? Questi bastardi non possono farla franca.

Sento che potrei avere un infarto. Il cuore mi sta martellando in petto. I miei occhi balzano dai rapinatori, ai volti degli altri ostaggi. Mi accorgo che il gioielliere sta tentando di premere l'allarme sotto il bancone della cassa. Le sue dita tremano. Anche lui è spaventato. Stringo i pugni e prego che riesca nel suo intento, ma il rapinatore se ne accorge e senza batter ciglio fa fuoco. Lo ferisce alla gamba facendolo accasciare a terra. Lo sparo mi fa sussultare. Pensavo che ci avrebbero solo minacciati e poi rilasciati, una volta ottenuto quello che volevano, ma l'incidente mi fa cambiare idea. Le nostre vite sono nelle loro mani.

Amare oltre ogni ragioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora