Calum portò Ashton al parco del giorno prima, costringendolo a saltare le lezioni pomeridiane. Non dissero una parola per tutto il tragitto, il più grande si limitò a seguirlo, non capendo dove volesse andare a parare. Si chiedeva a cosa stesse pensando mentre erano seduti sulle scale, cosa l'avesse portato a decidere di andare via, portando lui con sé. A quell'ora, il parco era deserto. Non c'era nessuno, visto che era passata da poco l'ora di pranzo. Il moro si sedette su una delle altalene, proprio come il giorno precedente, lanciando un'occhiata all'altro per invitarlo a fare lo stesso. Questo non se lo fece ripetere due volte e si sedette, lasciando cadere lo zaino sui sassolini presenti sotto i loro piedi, impegnati a riempire il piccolo fossato scavato per permettere alle due giostre di rimanere sospese a mezz'aria.
"Hai mai avuto il cuore spezzato, Ashton?" Gli chiese il moro, tenendo lo sguardo puntato davanti a sé, verso l'entrata del parco, per non guardarlo negli occhi. Il maggiore non rimase per niente sorpreso di quella domanda, riusciva ad immaginare il motivo per cui erano lì.
"Si" Mormorò in risposta, dondolandosi lentamente sull'altalena, con i piedi puntati a terra.
"E hai mai spezzato un cuore?" Domandò di nuovo, mentre una folata di vento li colpiva in pieno viso, scompigliando i loro capelli e smuovendo i loro vestiti. Entrambi furono costretti a socchiudere gli occhi, non riuscendo a tenerli aperti a causa del fastidio.
"Si" Ripeté, mordendosi il labbro inferiore. A quel punto, Calum si girò a guardarlo, con gli occhi leggermente lucidi, non sapeva se a causa del vento o altro.
"Parlami di lui, Ash" Sussurrò. Una semplice frase, che scatenò centinaia di sensazioni nel corpo dell'altro. Parlare di lui? Non lo faceva da parecchio. Ricordare faceva male, per questo da quando la loro relazione si era conclusa aveva cercando di non farlo, evitando quindi di parlare di lui e della loro storia a qualcun altro. Eppure, con lui doveva farlo. Era arrivato il momento che sapesse.
"Abbiamo due anni di differenza, io e lui. L'ho conosciuto per caso, ad una festa organizzata appositamente per le matricole. Mentre stavo pomiciando con una ragazza in bagno, lui è entrato senza neanche bussare e ha cominciato a sbottarmi contro, lamentandosi del fatto che avessimo scelto proprio quel luogo per starcene da soli, visto che c'erano pur sempre le camere. Io gli ho risposto male, dicendogli di farsi i cazzi suoi, e me ne sono andato insieme a lei, lasciandolo solo. Neanche a farlo apposta, me lo sono ritrovato il lunedì dopo nell'aula delle punizioni. A detta sua aveva risposto male al professore di letteratura inglese e questi l'aveva mandato dal preside, che gli aveva dato due giorni di punizione da passare lì a scuola. Inutile dire che non scorreva buon sangue e abbiamo passato quasi tutto l'anno scolastico a stuzzicarci a vicenda, a litigare nei corridoi e a farci scherzi di cattivo gusto, coinvolgendo anche i nostri migliori amici, che poi sono inaspettatamente finiti insieme. Non so come e non so perché, ma siamo passati dall'odiarci a vicenda all'essere amici dal nulla, instaurando un rapporto che non avevo mai avuto con nessuno prima. Mi ricordo di aver cominciato a guardarlo con occhi diversi una sera, durante una festa, quando ci siamo ritrovati da soli, seduti sul tetto. Era così bello, mi mandava fuori di testa. Ma sapevo che sotto la sua faccia tosta si nascondesse un ragazzino fin troppo fragile e insicuro. Glielo leggevo negli occhi, aveva bisogno di qualcuno che lo amasse senza riserve, che lo facesse sentire meno sbagliato di quanto lui pensasse di essere. Siamo diventati una coppia prima che il suo secondo anno di liceo iniziasse. Più passavano i mesi, più cominciavo a pensare che fosse la mia persona, l'amore della mia vita, l'unico ragazzo capace di rendermi una persona migliore, senza però cambiarmi di una virgola. Con lui stavo bene, quando eravamo insieme sentivo il mondo intorno a me sparire, come se intorno a noi si formasse una bolla, dove c'eravamo solo noi due, lasciando fuori tutto il resto. Poi, mia madre si è ammalata. Un cancro al seno, in stadio avanzato, ma ancora curabile. Essendo continuamente in ospedale, toccava a me occuparmi dei miei fratelli e della casa. Non avevo più il tempo materiale per stare con lui. Ho cominciato a saltare le lezioni a scuola, fino ad abbandonarle del tutto, non potendo quindi sostenere gli esami finali e diplomarmi. Sapevo che la situazione non si sarebbe risolta molto presto, per questo presi la mia decisione. Lo lasciai, usando come scusa il fatto che non provassi più nulla per lui. Non volevo costringerlo a stare con me, a continuare una relazione che avrebbe portato solo sofferenza ad entrambi. Non potevamo vederci, stare insieme, fare le cose che facevamo prima, a causa dei miei impegni, non volevo che soffrisse ancora di più. Aveva bisogno di qualcuno che potesse dargli tutto il suo tempo, attenzioni continue, non di qualcuno che lo trascinasse nei propri problemi famigliari. L'ho lasciato libero, consapevole che un giorno un altro ragazzo gli avrebbe donato tutto l'amore che avrei voluto dargli io. Era la persona giusta, arrivata al momento sbagliato. Inizialmente ho sperato che non mi credesse, che tornasse indietro e mi costringesse a dirgli tutta la verità, ma non è successo. Come ti ho detto, era un ragazzino molto insicuro, e credere alle mie parole non è stato molto difficile" Raccontò di lui con voce neutrale, cercando di non lasciar trasparire tristezza, malinconia e rimorso, le tre emozioni che stava provando in quel momento, e che provava ogni volta che nella sua testa compariva lui. Ormai, non era più convinto di aver fatto la scelta giusta a lasciarlo andare, non dopo ciò che Calum gli aveva detto ieri.
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Still
Fanfic[CASHTON] "Spezzare un cuore è facile, ripararlo un po' meno. Mi chiedo se le persone che osano farlo lo sappiano" Accenni; Muke cover by: @/gigiandolando