apologize

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"Luke, per favore, smettila di piangere e spiegami che succede, non capisco nulla se continui a singhiozzare tra una parola e l'altra" Disse Calum, preoccupato a morte per il suo migliore amico, che non voleva saperne di calmarsi. L'aveva chiamato in lacrime, borbottando parole sconnesse, e l'unica cosa che il moro era riuscito a comprendere era il nome di Michael. Si trovava ancora a scuola, aveva da poco concluso l'ultima lezione, mentre Luke ed il suo ragazzo avevano deciso di saltare le ultime due ore e andare al centro commerciale insieme, così da passare un po' di tempo da soli. Erano passate due settimane dall'inizio della scuola, ormai era inizio Febbraio e la settimana successiva sarebbe caduta la festa di San Valentino. A Calum veniva da vomitare al solo pensiero. Odiava quel giorno, soprattutto dopo la fine della sua relazione. Se i giorni normali gli portavano tutti quei ricordi alla mente, non osava immaginare cosa si sarebbe scatenato nel suo cervello proprio in quella data.

"Io e Michael abbiamo litigato" Singhiozzò il minore, tramite il cellulare. Il moro sospirò, richiudendo l'armadietto e sistemandosi lo zaino in spalla, pronto ad avviarsi verso l'uscita. In teoria non avrebbe potuto usare il telefono all'interno dell'istituto, ma ormai le lezioni erano finite e non era un problema, anche perché nessuno l'avrebbe notato: persino i professori avevano voglia di tornare a casa e riposarsi.

"Per quale motivo?" Domandò, ricevendo in risposta solo l'aumento dei suoi schiamazzi. Si sbatté una mano sulla fronte, incastrando il cellulare tra la testa e la spalla, in modo da avere le mani libere per afferrare il pacchetto di sigarette e l'accendino, riposti nella tasca inferiore dello zaino.

"Eravamo al centro commerciale e volevo assolutamente comprare un nuovo paio di jeans, visto che metto sempre gli stessi e mi sono scocciato. Siamo entrati in un negozio e ne ho adocchiato fin da subito un paio, parecchio attillati e con il push-up. Ora, non che io ne abbia bisogno, però sai, il modello era carino e-"

"Okay Luke, va al punto" Sospirò, raggiungendo finalmente il cancello e, una volta fuori, portò una sigaretta alle labbra e la accese, prendendo un lungo tiro. Posò nuovamente l'accendino ed il pacchetto, afferrando poi con una mano il cellulare e con l'altra la sigaretta.

"Ecco, ti dicevo, li faccio vedere a Michael e lui mi dice di andare a provarli. Quando poi sono uscito dal camerino con quelli addosso, ha iniziato a dare di matto. Diceva che erano troppo attillati, che poi mi avrebbero guardato tutti il culo e che era geloso. Io ho insistito e lui si è arrabbiato, mollandomi lì da solo" Concluse, riprendendo a dare sfogo alle lacrime e ai singhiozzi. Calum alzò gli occhi al cielo, prendendo un altro tiro dalla sua sigaretta. La gelosia di Michael era sempre stata un problema. Negli ultimi tempi sembrava essersi calmata, ma a quanto pareva non era così, vista la scenata che aveva fatto in quel negozio.

"Ascolta Lukey, Michael non può pretendere che indossi ciò che vuole lui. Hai il diritto di vestirti come ti pare, geloso o meno. Devi sentirti a tuo agio nei tuoi abiti e nessuno può giudicarti, né dirti di non comprare determinate cose solo per della stupida gelosia. Voglio che tu adesso lo chiami e che gli dica esattamente queste cose, e che se non gli sta bene può anche andarsene a fanculo" Gli disse, usando un tono leggermente più brusco per pronunciare l'ultima frase, e sentì il biondino accennare una risata divertita. Ciò lo fece sorridere.

"E se lui poi se ne va sul serio? Io non voglio perderlo Cal, non per un motivo del genere" Mormorò, tirando su con il naso. Calum prese un altro tiro, prima di rispondergli.

"Conosco Michael, e lo conosci anche tu. Ti ama troppo per rinunciare a te" Lo tranquillizzò, alzando lo sguardo verso il cielo. Le nuvole grigie stavano cominciando a prendere possesso di quello spazio, segno che da lì a poco si sarebbe scatenato un bel temporale.

"Okay, allora ora lo chiamo" Si convinse il minore, mentre l'altro gettava la sigaretta, quasi finita, a terra, e tirava fuori le cuffie dalla tasca del proprio jeans.

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