Era la notte di Halloween, ed io ero eccitatissima. Amavo la notte delle streghe; potevo fare dolcetto o scherzetto. Nessuno poteva dirmi come potevo comportarmi; quella notte, era una sorta di "via libera". Comunque, io indossai la mia maschera preferita: quella della Strega di Mezzanotte.
Diedi appuntamento a Marachella e agli altri verso l'antico cimitero ebraico, presso l'isola del Lido. Presi il battello presso il porto di piazza San Marco. Indossai il mio cappello e incominciai a sghignazzare. Poco dopo, finì di ridere come una matta e ripresi il controllo. Sentivo nelle mie vene una strana forza: era come se stessi diventando qualcos'altro, una specie di demone assetato di potere.
Ma, nel corso degli anni, nascosi questa rabbia e la potei utilizzare soltanto quando era Halloween. Poco dopo, giunsi all'antico cimitero e potei salutare il mio compagno. "Ciao vecchio mio. Che fai? Fumi?" domandai io a Marachella, mentre lui fumava una sigaretta al chiaro di luna.
Marachella mi rispose: "Si, mi piace fumare, qualche volta. Piuttosto, bel costume. stasera, potremo divertirci sul serio. Ho portato qualche bottiglia" e tirò fuori dalla sua borsa una bottiglia. Io, invece, mostrai a lui che avevo portato alcune caramelle, così, come stuzzichino. Mentre mangiavamo sopra una specie di tavolone in pietra, cantammo qualche canzone spettrale, per ravvivare la serata.
I miei, coma al solito, erano fuori casa, ma li avevo avvertiti prima che andavo con il mio amico a divertirmi. Marachella a un certo punto, estrasse dalla borsa una specie di gioco, chiamato Infinitum. Al centro del tavolo di legno, c'era una specie di rotella e ai fianchi c'era disegnato un infinito. "Vogliamo giocarci?" mi chiese Marachella, ed io risposi di si.
Mentre tiravamo i dadi, a un certo punto della serata, il vento iniziò a fare certe folate di aria fredda che, io dovetti indossare il mio mantello. Marachella, invece, diceva che non sentiva freddo; anzi, per lui era come una semplicissima folata di vento. "Ma...te senti vero il cambio di temperatura?" domandai, e lui mi rispose: "Purtroppo no. Sono nato con un particolare problema con i nervi, non posso sentire la temperatura; insomma, non sento neanche se l'acqua è bollente".
Rimasi sbalordita; non sapevo che Marachella non potesse sentire la temperatura. Comunque, toccò a me tirare il dado. Quando lanciai il dado, vidi alle spalle di Marachella un tipo con la faccia da diavolo e caddi dalla panchina. "Che cos'hai? Stai bene?" mi chiese lui, ma io risposi: "Guarda alle te spalle!" Marachella si voltò, ma non vide nessuno, tranne che un gatto nero.
"E solo un gattino, che sarà mai?" mi rispose lui, ma io, pietrificata da quel volto mostruoso, decisi di muovere alla svelta la mia pedina. Anche Marachella si sentì osservato e così, quando si girò, vide anche lui il tipo. Indossava una sorta di mantellina nera e indossava una maschera da medico del settecento. Io e il mio compagno ci alzammo e prendemmo le nostre cose. Cominciammo a scappare tra le lapidi.
Poco dopo, ci fermammo vicino a una tomba fatta di pietra ed attendemmo che il tipo se ne fosse andato. "Te l'avevo detto che c'era qualcuno che ci guardava" risposi in tono seccato a Marachella, mentre lui si stringeva attorno alla mia mantella. Eravamo entrambi spaventati, ma alla fine, riuscimmo ad andarcene da quel cimitero.
Come tornammo a terra, i nostri amici ci chiesero: "Ragazzi, avete mica visto il Diavolo del cimitero degli ebrei?" io, stupefatta, risposi: "Si. Si, lo abbiamo visto entrambi. Per la miseria, quel tipo a un certo punto ci ha anche seguiti, ma poi si è arreso". Molti di loro parlarono di un'antichissima leggenda: si diceva che su quel cimitero vagasse, nella notte di Halloween, il Diavolo in persona e che portasse con se via chiunque vagasse nel suo cimitero.
Io, salutai di corsa gli altri, e ritornai a casa mia. Poco dopo, entrai in camera mia e mi barricai dentro. Mi cambiai vestiti, e alla fine, mi addormentai. A un certo punto, la porta del balcone si aprì di colpo e nella stanza entrò il tipo che ci aveva inseguito nel cimitero. Mi alzai di scatto e puntai il tagliacarte verso il petto e dissi: "Chi sei? Che cosa vuoi?"
Lo sconosciuto rispose: "Sono qui per congratularmi con te". Io, un pò confusa, domandai: "Di che cosa? Manco ti conosco". Lui, invece, mi rispose con queste parole: "E invece si. Ti conosco più di quanto tu conosca te stessa" e mi toccò il petto. Rimasi immobile, non mossi neanche un muscolo. Alla fine, il losco figuro lasciò una busta sul letto e se ne andò via dal balcone.
Presi di colpo la lettera e quando l'aprì, rimasi a bocca aperta: in quella lettera, c'era scritto che ero stata invitata dal capo dei Diavoli presso il loro nascondiglio. Non sapevo che cosa dire, ero come un pezzo di marmo, senza vita. Chiamai Marachella e lo avvertì; anche lui mi disse la stessa cosa: eravamo stati convocati entrambi dal capo dei Diavoli presso il oro nascondiglio.
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Beatrice, regina dei ladri
AdventureUna semplice ragazzina piemontese può diventare la più grande ladra di tutti i tempi? Una cosa è certa: state attenti, oh voi che la incontrate, perché se siete ricchi, non avrete più un centesimo sui vostri conti correnti. Per chi è povero, invece...