Capitolo 14 - Voglio sapere la verità

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Qualche giorno dopo, cominciarono ad accadere cose molto strane a casa mia; primo tra tutti, mio padre si comportò in modo strano, e secondo, notai che mia madre iniziò a uscire in orari impensabili. 

Cercai a volte di seguirli di nascosto, ma mio padre ordinò ai camerieri di controllarmi. Io, ovviamente, riuscivo sempre a fregare la servitù in vari modi. Infatti, in uno dei tantissimi martedì riuscì a scappare di casa e a raggiungere gli altri giullari nell'isola di Poveglia.

 Infatti, in uno dei tantissimi martedì riuscì a scappare di casa e a raggiungere gli altri giullari nell'isola di Poveglia

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"Ragazzi, credo di essere in pericolo. So che quello che sto per dire sembra strano, ma...penso che i miei genitori siano dei membri della setta dei Dottori" dissi io spaventata, mentre Marachella mi portava una sedia e mi aiutò a sedermi. "Che cosa?! Non, non può essere. Non ci credo" disse Marachella, ma io continuai a negargli.

Ero sconvolta; i miei genitori, membri della setta dei Dottori. Non ci potevo credere; non riuscivo a capire più niente. La mia mente iniziava a perdere i colpi; stavo letteralmente impazzendo. E come se in un attimo ricordassi tutto e sentissi delle risa creepy.

Marachella disse agli altri membri: "Ragazzi, da stasera controlleremo Beatrice. Quei vigliacchi vogliono farla impazzire, ma noi, come specie di angeli custodi, la proteggeremo ad ogni costo!" Tutti iniziarono ad urlare: "Va bene. Per Beatrice, la regina dei ladri!!"

Mentre dicevano queste parole, io, come una bambina, iniziai a piangere. Tutti mi abbracciarono, e mi sentì più al sicuro. In quel momento, mi sentivo avvolgere da una sorta di scudo, fatto di mille colori. 

Dopo un'oretta, Marachella si tolse la maschera e mi riaccompagnò a casa. Temevo che i miei mi rinchiudessero in una sorta di torre, come nelle favole. "Qualsiasi cosa accada da ora in avanti, Beatrice, ricordati; saremo le tue ali e il tuo scudo" mi disse il mio amico, mentre mi teneva la mano.

Io, sorpresa, mi avvicinai a lui e lo baciai sulle labbra. Per un'istante, tutto ciò che ci circondava svanì e rimanemmo soltanto noi. Marachella poco dopo si staccò da me e mi disse: "Ora ti porto a casa. Mi raccomando, resisti. se ti fanno del male, chiamami e verrò a salvarti". Io, con cenno positivo, mossi la testa avanti e indietro.

Mentre scendevo, vidi mio pare davanti alla porta. "Dove sei stata, piccola peste?" mi disse mio padre infuriato, mentre guardava in modo cagnesco il mio amico. "Era venuta a casa mia per studiare, signore" rispose Marachella e mi diede la mano. Mio padre, con sguardo disgustato, mi prese per un braccio e mi portò in camera mia, chiudendo la porta a chiave.

Ormai ero sola, completamente sola. Mi sentivo come una prigioniera; perfino mia madre incominciò a trattarmi come spazzatura. Credevo che l'unica via per fuggire da quell'incubo fosse la finestra, ma come al solito, mi sbagliai; infatti, il giorno dopo, mio padre chiamò una squadra di muratori e chiusero con delle assi l'esterno del mio balconcino.

 Credevo che l'unica via per fuggire da quell'incubo fosse la finestra, ma come al solito, mi sbagliai; infatti, il giorno dopo, mio padre chiamò una squadra di muratori e chiusero con delle assi l'esterno del mio balconcino

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Ormai era finita; a mala pena, potevo parlare con i miei amici tramite il telefonino che, grazie al cielo, fu l'unica finestra per il mondo esterno. Marachella cercò varie volte di parlare con me, ma i miei mi negarono persino di vederlo. Allora, decisi di fare una cosa: scappare da quella casa e rifugiarmi nel mio nascondiglio che, grazie a Dio, non hanno trovato la chiave.

Una sera, chiesi a mio padre se facesse parte di una banda criminale e lui, stupito della domanda, mi rispose: "Ma che idiozie stai dicendo? Cosa ti passa in quella zucca, stupida ragazzina?" "Guarda che sono tua figlia, brutto grassone arricchito!!" dissi io in tono furibondo, e mi alzai da tavola.

Una sera, chiesi a mio padre se facesse parte di una banda criminale e lui, stupito della domanda, mi rispose: "Ma che idiozie stai dicendo? Cosa ti passa in quella zucca, stupida ragazzina?" "Guarda che sono tua figlia, brutto grassone arricchito...

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Lui mi seguì e prese il frustino per i cavalli e melo diede sulla schiena

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Lui mi seguì e prese il frustino per i cavalli e melo diede sulla schiena. "Come osi parlare in questo modo a tuo padre? EH? Dopo tutto quello che ho fatto per te, per tua madre. Sei la spazzatura in persona; non sei mia figlia!" mi disse mio padre, mentre continuava a frustarmi. Non sentivo più niente; i nervi si stavano abituando al dolore, mentre mia madre, immobile, assisteva sconvolta alla scena.

Mentre camminavo in camera mia, mia madre mi aiutava, ma io, come un cane bastonato, la rinnegai: "Non aiutarmi. Mi fai schifo; preferisci non contraddire papà piuttosto che aiutarmi!!" e continuai la mia faticosissima scalata.

Il giorno seguente, cercai di curarmi con alcune bende, mentre una cameriera mi aiutava a legarmele attorno la mia schiena, ormai cicatrizzata dal sangue. Non c'è la facevo più. Perché Marachella non veniva a salvarmi? Perché mi hanno tutti abbandonata? 

Mia madre stava lì, fuori dalla mia stanza. Io, avente il rancore della nottata precedente, la evitai, come se fosse un fantasma. Mio padre, avente tra le mani la frusta, era pronto a darmele, ma io, furiosa come un Erinne, fermai il suo colpo e gli dissi: "Provaci ancora una volta, e giuro che ti ripagherò con la stessa medicina!" e uscì dalla porta.

Lui, immobile, mi guardò impaurito, come se sapesse che cosa stessi dicendo. Inviai un messaggio a Marachella e gli scrissi: "Ciao, amico mio. Senti, ho deciso di scappare, e mi serve il tuo aiuto. Potresti chiedere al capo dei Diavoli se mi può ospitare nel loro covo? Ti prego, mi sei rimasto solo tu. Salvami".

 Salvami"

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Beatrice, regina dei ladriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora