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" quando ero piccola, avevo una sorella gemella. Abbiamo sempre vissuto in una casa nei boschi , lontano dal villaggio.
Eravamo sempre insieme , e andavamo d'accordo.
Mamma in sogno ci diceva sempre di stare attente. Aveva paura che ci potesse succedere qualcosa di male , e non aveva tutti i torti...

Quella volta nel bosco, durante un incendio, avrei tanto voluto essere come la mamma. Se avessi avuto i suoi poteri, sarei riuscita a proteggere Setsuna...

Solo quando mi ritrovai dall'altra parte, capii di aver viaggiato nel tempo, anche se non sapevo come.
Mamma in sogno mi aveva raccontato spesso del mondo da dove lei e la zia provenivano, della loro casa, e della loro famiglia.
Sota Higurashi , il loro fratello minore. Fu lui a trovarmi davanti all'Albero Sacro, insieme al gatto Bujo. Quando mi vide, non sembrò stranito dal mio aspetto , anzi , sorrise con fare malinconico, e rivolse lo sguardo all'albero.
- capisco, devi venire da LI- aveva sussurrato.
Gli chiesi di aiutarmi a cercare Setsuna, e lui lo fece, ma non la trovammo mai.
Da quel giorno sono passati dieci anni, e Zio Sota mi ha accolta in casa, e ho vissuto insieme alla cugina Mei . Da quel giorno divenni Towa Higurashi.

I miei ricordi col tempo hanno iniziato a sbiadire, e spesso mi chiedevo se non fosse stato tutto un sogno. In quei momenti Zio Sota mi assicurava che era tutto reale, e che un giorno avrei ritrovato Setsuna "

- che bel tempo oggi - disse Towa guardando fuori dalla finestra e sbadigliando.
Evitò di calpestare i numerosi trofei sparsi sul pavimento e si diresse in bagno per prepararsi.
Mei passò davanti alla porta del bagno , e si fermò a salutarla - mi raccomando sorellona, niente risse nella nuova scuola - le disse ridendo - buona fortuna !-
- anche a te - rispose Towa sorridendo.
Tornò in camera e si mise la divisa della nuova scuola. Quando si diresse verso l'uscita, passando per la cucina, Sota la fermò - Hey! Stai di nuovo indossando la divisa maschile?- chiese - stai andando in una scuola femminile, vedi di smetterla con le risse -
- lo so lo so, ci vediamo !- rispose Towa, uscendo poi di casa.
Portava la divisa maschile perché così era più facile combattere, ma molti non sembravano capire la sua logica. Solo perché andava in una scuola femminile, non voleva dire che i nemici che si era fatta sarebbero scomparsi per sempre. Sarebbero tornati a cercarla.
A bloccarle la strada verso scuola c'erano cinque ragazzi, tutti provenienti da scuola diverse , ovvero quelle che aveva già lasciato.
- eccoti qui Higurashi - disse uno, basso e con la faccia da dopo.
- pensavi di poter scappare cambiando scuola eh?- chiese un'altro, con dei capelli orribilmente rivolti verso l'alto.
Towa rimase indifferente - io non scappo, razza di idioti -
Inutile dire che i cinque non fecero una bella fine, e Towa li lasciò doloranti e pieni di lividi sotto un ponte.
Tutto era iniziato alle elementari, quando aveva impedito a dei bulli di approfittarsi dei più deboli, e da allora le risse non erano mai finite. La cosa non la faceva sentire diversa o strana, perché Sota le ripeteva sempre che aveva preso quel lato da sua madre . L'unica cosa che non le piaceva in quelle risse è che era sempre costretta a picchiare le stesse persone , ed erano deboli. Le persone deboli dovevano stare al loro posto, secondo lei.
Per colpa di quella deviazione, arrivò tardi alla nuova scuola, l'Accademia S.Gabriel. Senza farsi vedere scavalcò il cancello con un salto, e corse dentro.

- esiste un detto , in Inghilterra. " When in Rome, do as the Romans do" ; paese che vai , usanza che trovi - le disse il professor Kirin Osamu dopo le lezioni.
Towa annuì annoiata. Sapeva già che non sarebbe resistita a lungo in quella scuola.
- se vuoi rimanere qui, devi comportarti come le altre studentesse. È inaccettabile fare ritardo per via di una rissa. Per stavolta ci passiamo su, ma che non si ripeta chiaro?- chiese con tono allegro il professore. Aveva l'aria di essere un po' tonto, soprattutto con quegli occhiali tondi.
- si...- " ecco, ora chiameranno gli zii" pensò sconsolata, pronta ad un'altra ramanzina e a cambiare scuola.
Rimase sorpresa quando Osamu la lasciò andare senza conseguenze.
Uscita da scuola, si diresse nel suo luogo sicuro, ovvero il tetto del palazzo dove viveva con Sota. Ogni sera saliva lassù per pulire la propria spada, la Kikujimonji. Quella volta però non poté farlo.
Annusò l'aria, e sentì un odore strano provenire dal tempio del bisnonno. Riusciva a sentire che Mei stava piangendo.
Non ci mise molto a raggiungere il tempio. Le bastò saltare da un tetto all'altro, e seguire l'odore della piccola.
Quando arrivò, trovò Mei, la nonna e il bisnonno legati all'Albero e con la bocca scoperta da del nastro adesivo. A bloccarlo erano stati i bulli di quella mattina, e con loro c'era il capo, un ragazzo grosso il doppio rispetto a loro, con una cicatrice sul viso e una spada di legno in mano.
- liberateli subito, se non volete che vi faccia fuori!- urlò una volta arrivata in cima alla rampa di scale. - vi divertite così tanto a vedere la lacrime di una bambina? Io mi divertirò a vedere le vostre !-
Il capo rise , e diede l'ordine di attaccare. Ognuno di loro aveva un'arma; chi un bastone, chi un tubo di ferro, chi una katana di legno, ma niente riuscì anche solo a sfiorare Towa, la quale si liberò di loro in pochi secondi.
- non male , davvero, ma ricorda che noi abbiamo degli ostaggi - disse il ragazzo con la cicatrice, facendo segno a uno dei suoi scagnozzi.
Il ragazzo con la faccia da topo era rimasto indietro, e stava puntando in coltello alla gola di Mei.
Towa si tolse la custodia della spada dalla schiena- non ti devi neanche azzardare...- sussurrò piena di rabbia mentre sguainava Kikujimonji-...a toccare Mei!-
- fa solo un passo, e la piccola si ritrova con una brutta ferita -
Il capo si avvicinò, e iniziò a colpire ripetutamente Towa al viso con la katana di legno. - allora ?! Dov'è finito il tuo coraggio?!-
Towa , invece di cadere a terra, fermò il terzo colpo, e ruppa la katana in due con una ginocchiata. Approfittando del loro stato di shock, con uno scatto raggiunse il ragazzo col coltello e lo lanciò addosso ai suoi compagni - chiunque osi toccare la mia famiglia, può ritenersi morto - disse. Tagliò le corde che tenevano bloccati Mei e i nonni - mettetevi al riparo -
- sorellona basta risse !- le urlò Mei in lacrime, mentre la nonna la portava lontano.
- tranquilla Mei, lo sai che sono abbastanza forte per batterli - rispose Towa sorridendo.
Mei però non si calmò - se continui così le risse non finiranno! Sarebbe meglio se ti comportsssi da ragazza e la smettessi!-
Towa la guardò basita - non posso garantirti nulla...- disse ridacchiando.
- insomma! Piuttosto dì una bugia e dammi ragione! Scema !- le urlò Mei, continuando a piangere.
I due bulli rimasti, che osservavano la scena confusi e basiti, se la diedero a gambe quando sentirono in lontananza il suono delle sirene della polizia.
Una volta che se ne furono andati, Mei corse ad abbracciare Towa. - ti avevo chiesto di smetterla con le risse...-
- scusa Mei - disse Towa, sorridendo, anche se stava provando tutt'altro. Era stufa. Vivere in quel modo, dove dovevi seguire le regole imposte da qualcun'altro , era difficile e snervante. Trovava fastidioso che tutti le dicessero di comportarsi in maniera più femminile solo perché era una donna.
" Towa, Setsuna, voi diventerete forti un giorno, abbastanza da mettere in ginocchio chiunque si metta sulla vostra strada" quella frase la sentiva ogni volta che pensava a quelle cose. Era la voce di una donna, e ogni volta che la ascoltava si sentiva sicura di sé. Non riusciva a ricordare il volto della donna, ma ricordava solo il sorriso orgoglioso e fiero che sfoggiava in quel momento.
Mentre consolava Mei, sentì un odore familiare, quasi nostalgico, portato dal vento.
Si alzò e andò dalla nonna - tutto bene vero?-
- si Towa - rispose il nonno sorridendo. Guardò la figlia, e lei ricambiò il sorriso. Entrambi stavano pensando a quanto Towa assomigliasse alla madre.
- Mei, le donne della mostra famiglia non sono mai state tipe molto femminili - disse il nonno ridendo - le tue zie erano molto violente e testarde-
- anche zia Kagome?- domandò sorpresa la piccola.
- non come Sakura...ma si - rispose la madre ridacchiando.
Towa rise nel vedere l'espressione della piccola, ma tornò subito seria quando sentì nuovamente quell'odore.
Si guardò intorno, e vide che proveniva dall'Albero Sacro. Insieme a quello, era presente anche l'odore di qualcosa di pericoloso, e non umano.
- andate dentro!- urlò ai tre, sguainando poi la spada.
Sull'Albero apparve un portale luminoso, dalla quale uscì un demone donna con una lunga coda da centipede e due ragazze. Una era vestita di rosso e non portava le scarpe, mentre l'alta portava un piccolo piumone sulla spalla e una Naginata, con un pezzo di stoffa bianco dai decori floreali rossi stretto alla base della lama.
Towa non appena vide la ragazza a terra, la riconobbe subito, e il suo occhio sinistro si illuminò - Setsuna!-
Setsuna , bloccata sotto la coda del demone donna, cercò di alzare la testa - chi mi sta chiamando...-
La ragazza vestita di rosso cadde a faccia in giù sul terreno - perché abbiamo attraversato quel passaggio arcobaleno...- sussurrò esausta.
Il demone donna al contrario stava gridando dalla gioia - magnifico! Ho trovato anche la Perla d'Argento! - esclamò euforica, spalancando i suoi tre occhi rossi e la bocca munita di lunghe zanne affilate. - ne avrò una per ogni occhio!-
Towa si lanciò contro il demone - ti salvo io Setsuna!- colpì il demone alla spalla , ma la lama della Kikujimonji si spezzò.
- merda !-

UN AMORE DEMONIACO 8Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora