11. Therefore it is desire

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-JUNGKOOK-

Si alzò di soprassalto respirando affannosamente, il petto scoperto e sudato percorso da tremiti che gli scuotevano le membra. Ansimò rumorosamente, appoggiando i gomiti sulle ginocchia piegate e passando entrambe le mani tra i capelli, liberandosi la fronte dalle ciocche scure madide di sudore.  Il cuore gli batteva forte come dopo una corsa, ed aveva ancora l'angoscia e la paura annidati nella sua gola e nel suo stomaco a bloccargli ogni tentativo di elaborare pensieri razionali.

Tutto ciò che ricordava di quell'incubo era un nero profondo e la sensazione di non essere solo, di avere sul collo il fiato di qualcuno che non aspettava altro che un suo momento di distrazione per coglierlo di sorpresa; aveva la fastidiosa sensazione che, se non si fosse svegliato in quel preciso momento, ciò che non gli aveva dato pace quella notte lo avrebbe seguito anche alla luce del sole.

Jungkook inspirò profondamente un'ennesima volta, sbattendo lentamente le palpebre mentre lasciava cadere la testa sulle scapole. Si era addormentato sul giaciglio di paglia che, con ogni probabilità, aveva ospitato fino al giorno prima il corpo dell'anziano che aveva sepolto; aveva trovato una coperta rattoppata che poco lo aveva protetto durante quella notte, ma non era riuscito a trovare vestiti che potessero sostituire gli indumenti bagnati che aveva lasciato appesi fuori dalla piccola casa. 

I graffi sul suo petto avevano continuato a bruciargli la pelle lesa per tutta la notte, animando gli attimi prima dell'incoscienza dei pensieri più cupi che, senza ombra di dubbio, avevano generato quell'incubo che lo aveva lasciato senza fiato senza nemmeno l'ausilio della vista. Tra tutto ciò che gli aveva reso il sonno difficile, l'idea che gli artigli di V avessero potuto essere pregni di qualche sorta di veleno demoniaco non aveva lasciato la sua mente nemmeno un secondo. Aveva aspettato con animo quasi sconfitto di sentire i primi sintomi della sua improvvisa e dolorosa morte ma, se tralasciava l'incubo e l'angoscia che ne era derivata, l'unica conseguenza di quei graffi era stato solo un bruciore persistente.

Non sapeva dove si trovasse il demone, ma non poteva fingere di non essere sollevato nel realizzare che non fosse all'interno di quella stanza in cui aveva dormito. Lo temeva, V gli incuteva timore per ciò che avrebbe potuto fargli; se solo avesse voluto, Jungkook sapeva che avrebbe potuto farlo sparire senza far rimanere la benché minima traccia della sua esistenza sulla terra, e una parte di sé gli intimava di non giocare con il fuoco e di assecondare il demone per avere salva la vita. Ma non c'erano certezze sul fatto che, una volta trovati Jimin e Hoseok, V avrebbe lasciato tutti loro in vita.

Ma era anche un altro il motivo per cui fu estremamente sollevato di essersi trovato da solo quella mattina. Ogni volta che Jungkook posava gli occhi sulla figura del demone, un desiderio che mai aveva provato prima di quel giorno prendeva possesso del suo corpo e della sua mente anche nei momenti meno opportuni, e non riusciva a ragionare lucidamente fino a quando qualcosa che non fosse V lo distraeva. Era rimasto turbato quando quella sensazione non se n'era andata nemmeno davanti allo scempio del corpo dilaniato dell'uomo innocente che V aveva ucciso,  quando era rimasto a fissare la pelle macchiata di sangue del demone come se si fosse trattato del più celestiale degli angeli, quando - per un attimo soltanto - aveva sentito un dolore sordo nel momento in cui V si era alzato in volo per allontanarsi da lui e accasciarsi dall'altra parte della piccola radura in cui si trovava la casa. 

Si era accorto che c'era qualcosa che non andava nel ragazzo. Non sapeva cosa fosse esattamente, ma la reazione esagerata della sera prima alla sua domanda non aveva fatto altro che confermare i suoi sospetti. Gli aveva mentito sul suo vero nome e gli stava mentendo sul motivo per cui voleva che lo riaccompagnasse da Hoseok. Non riteneva possibile che avesse bisogno di una guida solamente perché non sapeva dove si trovasse; V era un demone, Jungkook aveva visto cosa aveva fatto e non osava immaginare di cosa ancora fosse capace, e non riusciva a ritenere credibile la scusa che continuava a ripetergli dal primo momento che lo aveva visto. Come era possibile che un demone dai poteri sovrannaturali ed infernali fosse limitato dal senso di disorientamento di un luogo a lui sconosciuto? Nemmeno Jungkook aveva mai varcato i confini delle proprietà del castello, eppure sapeva come tornare al villaggio. I conti non quadravano.

Dark Wings - TAEKOOKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora