-JIN-
Jin aveva sempre avuto un'alta considerazione di sé stesso.
Conosceva i propri limiti ed ancora meglio le proprie capacità, riconoscendosi senza alcuna difficoltà i meriti conferitogli dai risultati dei suoi sforzi e dei suoi sacrifici; sapeva di avere un carattere che agli occhi di molti avrebbe potuto sembrare di un'arroganza più che sfacciata, ma con gli anni aveva imparato a sfruttare e a trasformare la sensazione che creava nella gente in rispetto e timore per la posizione ed il ruolo che ricopriva.
Aveva dedicato anima e corpo al proprio lavoro, indipendentemente dal fatto che fosse stato quasi costretto a quella vita fatta di giornate che cominciavano all'alba e che finivano con i più estenuanti degli allenamenti; aveva chinato la testa di fronte a regole che la sua coscienza e la sua morale avrebbero rifiutato a principio, aveva agito per conto di una giustizia che proteggeva solamente chi l'aveva creata, aveva accompagnato in silenzio decine e decine di persone verso l'abbraccio della morte - con un'apparente e forzata imperturbabilità che lo aveva protetto da conseguenze che il suo istinto non gli avrebbe risparmiato.
Si era lasciato un margine di errore estremamente sottile, eppure i pochi sbagli che aveva fatto nella sua carriera erano stati di una tale portata che ne avrebbe portato le cicatrici per il resto della sua vita. Fisicamente e moralmente.
Non avrebbe potuto dimenticarsi dei solchi e delle livide sporgenze che gli sfregiavano la schiena e che spesso non gli permettevano di addormentarsi serenamente; non avrebbe potuto dimenticarsi il senso di soffocamento al tentativo di sopprimere le urla frustata dopo frustata, la sensazione del proprio sangue sotto i palmi delle mani schiacciati contro il pavimento freddo della Sala del Trono, la vista appannata dalle lacrime che avevano liberato quello che la voce non aveva potuto liberare. Aveva infranto le regole del regno, lui che era stato incaricato di farle rispettare, ed era stato punito. Era stato punito per aver guardato un corpo del genere sbagliato, per aver ingenuamente creduto che avesse potuto muoversi liberamente all'interno del Palazzo Reale come se nessuno avesse potuto seguire ogni suo minimo movimento per riferirlo direttamente al Re.
Anche la notte in cui aveva seguito il Principe Jungkook aveva peccato di presunzione e non aveva prestato l'adeguata attenzione che la situazione avrebbe richiesto. Per un movimento maldestro del piede si era fatto scoprire nel bel mezzo del rito; per l'impazienza di rivelare a Namjoon ciò che aveva visto, aveva permesso ad uno dei consiglieri del Re di dare una scusa al Sovrano per dare la caccia a Jungkook; per l'affetto che provava nei confronti del ragazzo aveva lasciato che il Principe scappasse senza avere la protezione di nessuna delle sue due guardie e, per la sua poca prontezza di spirito, non era riuscito ad impedire che Namjoon ricevesse la punizione che sarebbe spettata di diritto a lui.
La fuga di Jungkook. Le torture di Jimin. Le ferite di Namjoon. Il rogo pubblico ed il disconoscimento del Principe. L'isteria e la paura dell'intera Busan. Tutto ciò che era successo era avvenuto per causa sua, ed il realizzarlo in maniera così improvvisa gli stava rendendo complicato perfino camminare senza che le gambe gli tremassero.
Min Yoongi e Jimin camminavano davanti a loro, il braccio dello stregone attorno alla vita del bardo mentre quest'ultimo zoppicava aggrappandosi alle spalle dell'altro. Erano state le voci dei due ragazzi ad animare il giorno di viaggio, altrimenti avvolto da un silenzio dal quale Jin non avrebbe saputo scappare senza cominciare ad urlare e ad imprecare contro sé stesso; mentre Park e Min bisticciavano su questioni che non avrebbe saputo nominare, lui e Namjoon erano rimasti in silenzio per la maggior parte del tempo senza quasi rivolgersi uno sguardo, e dire che Jin si sentisse intimorito dalla reazione di Namjoon sarebbe stato un mero eufemismo.
Sbirciò fugacemente in direzione del più giovane, trovando sul suo viso la stessa espressione di corrucciata concentrazione che non lo aveva lasciato da quando erano partiti alla volta dell'accampamento dello stregone Hoseok. Le rughe sulla sua fronte non erano sparite nemmeno nelle poche ore in cui Namjoon era riuscito a riposare - al contrario della notte insonne di Jin - ed aveva notato come, di quando in quando, la mandibola del ragazzo scattasse brevemente di lato come se Namjoon fosse infastidito da qualche pensiero che gli passava per la testa.
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Dark Wings - TAEKOOK
FanfictionLa magia è imprevedibile. Una forza con la quale è meglio non scherzare, bandita dal regno governato dal sovrano Jeon che si professa un re buono e giusto, dedito alla tutela dei propri sudditi di fronte ad un potere tanto pericoloso. Il principe Ju...