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Agueda

Stavo camminando per la strada, tutta sola, in cerca di un posto dove andare. Mi ero illusa che Estella potesse provare qualcosa per me, che ci tenesse a me e che provasse a dirmi un "non andare". Ero stata una stupida a pensare che qualcuno avrebbe fatto questo per me, ma la verità era un'altra, nella vita bisognava andare avanti da soli, perché nessuno sarebbe venuto a salvarti.

Un forte vento all'improvviso fece volare un sacco di foglie gialle e arancioni, sentivo il freddo che oltreppassava i miei vestiti e stavo pensando a dove poter andare per non dormire in strada la notte. Mi stavano tornando i ricordi di ieri a quella festa. Estella che mi aveva fatta uscire fuori dal locale tutta incazzata, lei che mi parlava con quella voce sensuale, lei che mi baciava il collo, lei che mi aveva detto che il suo intento sarebbe stato quello di farmi impazzire.

Agueda basta!

Dovevo levarmela dalla testa, lei sarebbe stata solo un vecchio ricordo e forse non l'avrei mai più rivista. Anche se mi sarebbe mancata, mi sarebbe mancato il suo modo di fissarmi in quel modo intenso, il suo essere prepotente, il suo essere così stronza, ma allo stesso tempo così bella.

"Ma ciao! Ragazzi guardate, c'è la lesbicona di merda!" Sentii all'improvviso la voce di Bruno, un mio ormai ex compagno di università.

Era con il suo gruppetto di sempre, avevano tutti le sigarette in bocca e mi stavano guardando dalla testa ai piedi. Cercai di evitarli andando avanti per la mia strada, cercai di non agitarmi, ma io cominciai già a tremare.

"Aspetta! Vieni un po' qui. Che ne dici di provare con uno di noi? Magari cambi idea..." Parlò Bruno con uno sguardo malizioso.

Gli altri suoi amici stavano ridendo, si credevano chissà chi con quei vestiti firmati, erano ricchi fuori ma poveri dentro. Cercai ancora di ignorarli camminando avanti, ma ad un certo punto uno di loro mi prese per il braccio.

"Non mi piace essere ignorato, ora ti insegno io le buone maniere, lesbica del cazzo!" Urlò spingendomi contro il muro di cemento del vicolo dove mi trovavo. Tirò fuori un piccolo coltello e mi scoprì la pancia, dopo di che mi fece dei tagli sopra di essa.

"Lionel non esagerare, cazzo!" Disse Bruno.

"Voglio solo divertirmi con questa bella puttanella e poi sarò soddisfatto." Rise il tipo biondo che ormai mi aveva fatto numerosi tagli sulla pancia e che non aveva intenzione di smettere.

"Ti prego, lasciami andare..." Supplicai con le lacrime agli occhi.

"Ma se ho appena iniziato bambolina!" Il ragazzo di fronte a me prese il coltello e me lo puntò al collo mentre con l'altra mano mi slacciava la cintura dei jeans. Stavo tremando e la paura si era impossessata di me. Il tipo mi abbassò i pantaloni, mentre tutti gli altri ridevano e riprendevano tutto.

Dio, se esisti, fai finire tutto questo.

Uno sparo all'improvviso fece smettere di ridere il gruppetto. Un momento cosa...

"Fai un altro passo e giuro che il prossimo colpo è indirizzato alle tue palle e non sto scherzando!" Estella era arrabbiata aveva uno sguardo assassino, sembrava una diavola pronta a tutto.

"E tu chi cazzo saresti?" Chiese Lionel.

"Estella Alonso! Ricordati questo nome, perché un giorno verrò a cercarti."

"Non mi fai paura bimbetta!" Rispose il biondo strafottente.

Estella lo colpì forte con la pistola sul naso facendogli uscire il sangue, mentre tutti gli altri smisero di riprendere con la camera, sembravano spaventati. Estella puntò la pistola nelle parti basse di Lionel, che lo vidi parecchio spaventato.

"Bum!" Disse Estella imitando un colpo di postola. Il biondo stava sudando freddo, gli era passata la voglia di...

"Alzati i pantaloni Agueda e smettila di frignare!" Urlò autoritaria.

"Ti prego sposta la pistola da lì..." Implorò Lionel invano.

"Zitto! Che c'è hai paura di rimanere senza palle?" Estella era fuori di sé.

Ad un tratto gli diede una ginocchiata nelle parti bassi, facendo cadere il ragazzo a terra.

"Alzati!" Ordinò Estella.

Il ragazzo si alzò ed Estella lo colpì ancora una volta molto forte con la pistola nel naso.

"Estella basta, fermati! Tu non sei come lui, lascialo andare. " Le dissi cercando di convincerla a smettere, non volevo che si mettesse nei guai per colpa mia.

"Sparisci dalla mia vista coglione! Tu e tutte queste merde dei tuoi compagni!"

Lionel non disse una parola e se ne andò alla svelta insieme al suo gruppo. Mentre io presa dall'emozione saltai in braccio ad Estella.

"Grazie, grazie." Dissi mentre la stringevo forte a me.

"È la seconda volta che ti salvo principessina, ma ora togliti di dosso!"

Certo che era dolce come sempre!

"Estella...posso stare ancora da te? Ti prego, io andrò a cercarmi un lavoro e ti pagherò l'affitto, io..."

"Si." Rispose interrompendomi.

"Davvero? Grazie, grazie." L'abbracciai di colpo, riuscii a sentire il suo cuore che batteva all'impazzata, ma poi lei si retrasse fulminandomi.

"Ehm...scusami, non lo faccio più." Odiavo quando si comportava così ma allo stesso tempo adoravo lei.

"Andiamo, muoviti!"

Arrivammo alla macchina e partimmo. Durante il tragitto Estella guardava solo avanti, era molto incazzata e tesa, mentre cambiava marcia, vedevo che le tremava la mano, allora mi venne spontaneo mettere la mia mano sopra la sua, nonostante avessi paura di una sua reazione negativa, ma lei fermò la macchina.

Ora mi ammazza sicuro! Vendicate la mia morte!

"Estella perché..."

Continua...

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