Nineteen

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Sebbene all'inizio avessi un po' paura e non sapessi come mi sarei adeguata alla vita da membro effettivo, la mia routine quotidiana è diventata ben presto semplice da seguire. Tobias si è impuntato di andare a fondo sulla faccenda degli Eruditi e ha rifiutato ogni tipo di aiuto da parte mia. Alle volte mi da un po' fastidio il suo istinto protettivo nei miei confronti, ma in realtà è tenero.
Le luci iniziano a spegnersi, è tardi.
-Vieni a fare un giro con noi?- mi chiede Marlene. Lei, Uriah, Will e Christina mi stanno guardando in attesa di una risposta. Ho la testa da un'altra parte, non va bene.
-Certo. Dove andiamo?- chiedo.
-In realtà ancora non lo sappiamo, gireremo per alcuni corridoi suppongo.- dice Will. Scendiamo fino al Pozzo e poi ci incamminiamo verso il corridoio che porta al centro di controllo.
-Come vi sta andando il lavoro?- chiede Marlene.
-Bene dai, anche se passare tutti i giorni tutto il giorno con Peter, Max e Eric non è proprio uno sballo. A voi due?- risponde WIll. Io e Marlene alziamo le spalle.
-Sono un sacco disponibili con noi, c'è un tale George che è completamente pazzo. Oltretutto, il nostro capo è figo.- risponde lei. Io scoppio a ridere pensando a Hamish. Non è affatto il mio tipo, ma non è neanche brutto. Tobias è comunque molto più bello.
-Beh, beate voi allora. Il mio, Tony, è orrendo. Basso, con la classica pancetta da birra e così peloso da sembrare una scimmia... bleah!- dice Christina e noi scoppiamo tutti a ridere.
-Fortunatamente ti rifai gli occhi ogni volta che torni a casa.- gli risponde con un sorriso beffardo Will, poi la bacia. Sono così carini insieme, fanno tenerezza.
-Che diamine ci fa lei qui?- sussurra ad un certo punto Will. Seguiamo tutti e quattro il suo sguardo fino a quando non la vediamo: Jeanine è in piedi in un angolo e sembra essere intenta a discutere con qualcuno, forse un capo fazione.
-Sssst, vate silenzio e venite qui.- sussurra Marlene avvicinandosi abbastanza da sentire di cosa stanno parlando ma non abbastanza da farci vedere. Ci nascondiamo inginocchiandoci a terra, Marlene davanti a me, io di fronte ad Uriah e Chris e Will dietro noi due. Confido che il buio ci nasconda abbastanza.
-Hai fatto tutto come doveva essere fatto? Ne sei sicuro?- dice la voce di Jeanine. Ha una voce fredda e monotona. Fa paura.
-Ti ho già detto di sì, abbiamo controllato tutte le simulazioni almeno dieci volte. Pare che quest'anno non ce ne siano.- risponde la voce di Eric. Non ce ne siano? Stanno parlando dei Divergenti?
-Lo spero per voi, altrimenti tutto il lavoro che stiamo facendo si rivelerà completamente inutile. Ti ho fatto mettere qui per una ragione, Eric, e il tuo compito è scovarli. Sempre. Devono essere uccisi tutti, nessuno escluso.- lo aggredisce lei e poi una nuova voce parla: la voce di Max.
-Abbiamo controllato, come ti ha già detto lui, e non abbiamo riscontrato alcun divergente, o a quest'ora sarebbe già morto.- le risponde calmo, -E ricordati che nonostante i nostri accordi, questa è la mia fazione. Quindi vedi di non infastidirmi troppo, o potrei decidere di non somministrare niente e ti mandare in rovina i tuoi piani.-
Mi sporgo appena sopra la testa di Marlene. Jeanine si irrigidisce e si gira a guardare il punto dove suppongo ci sia Max.
-Me lo ricordo bene, Max, non ti preoccupare. Ma vorrei farti notare che se i miei piani andassero a buon fine, anche voi ne beneficereste. Da quanto tempo non vedi un sacchetto intero di mele?- dice. Che diamine significa? Cosa c'entra il cibo con i divergenti e con i capi fazione? Mi giro a guardare Uriah: sembra terrorizzato. Aggrotto le sopracciglia e quando lui mi guarda nei suoi occhi vedo la stessa paura che sto provando io in questo momento. Ma perché lui ha paura? Sono io che rischio di morire qui, lui è un Intepido a tutti gli effetti.
-Bene, io ora devo andare a definire le ultime cose per il trasporto. Per domani sera arriveranno i primi carichi.- dice, poi sento che si allontana sui suoi tacchi a spillo.
-Dobbiamo trovare una scusa credibile.- dice Max con un filo di voce appena udibile, -Non sono stupidi.-
-Non ti preoccupare di questo. So già che cosa dire.- dice, poi sento i loro passi rieccheggiare nel corridoio fino a scomparire.

•••

Vado a casa e mi chiudo la porta alle spalle. La conversazione che ho origliato mi ha turbato: di che cosa stavano parlando? Non so come fare per scoprirlo, e l'unica cosa che mi viene in mente è da folli.
Mi butto sul letto e cerco di prendere sonno ma non ci riesco. Non penso che riuscirò a dormire sta notte.
Max ha detto a Jeanine di fare attenzione o avrebbe potuto decidere di non somministrare niente, e di qualsiasi cosa stesse parlando credo sia il carico di cui ha parlato prima di andarsene.
Mi giro e rigiro per troppo tempo prima di prendere sonno, ma quando riapro gli occhi sono appena le cinque del mattino. Oggi è sabato e non devo lavorare. Mi alzo dal letto, prendo una maglia rossa dall'armadio e la infilo sotto ad un giubbotto di jeans nero, poi mi infilo i pantaloni neri e gli stivali, prendo le chiavi, l'orologio ed esco.
Sto per fare una cosa folle, ma è l'unica cosa che mi viene in mente di fare in questo momento. Cammino fino ad arrivare alla banchina e, quando vedo il treno avvicinarsi, comincio a correre e salto su. I raggi del sole iniziano solo ora a uscire. Mentre il treno viaggia vedo il centro avvicinarsi sempre di più. Mi preparo a saltare quando arrivo in prossimità del quartier generale degli Eruditi. Si sveglieranno tutti per le sei, quindi ho un po' di tempo per fare quello che devo fare senza farmi scoprire da nessuno.
Gli Eruditi vivono in grossi palazzi di pietra affacciati sulla palude. Mi tengo alla maniglia e mi sporgo in fuori quanto basta per vedere dove si spingono i binari: scendono fino al livello della strada appena prima di piegare verso est. Inspiro l'odore dell'asfalto umido e della palude.
Il treno scende e rallenta, e io salto giù. Le gambe vacillano un po' quando atterro e devo correre per qualche passo per riacquistare l'equilibrio. Cammino al centro della strada, diretta a sud, verso la palude. La pianura spoglia si stende a perdita d'occhio, una distesa marrone che si scontra con l'orizzonte.
Svolto a sinistra. Gli edifici degli Eruditi incombono sopra di me, scuri ed estranei. Come farò a trovare Caleb, qui?
Gli Eruditi annotano tutto, è nella loro natura.
Sicuramente esisterà un registro e qualcuno che vi ha accesso... devo solo trovarlo. Passo in rassegna i palazzi. Per logica, quello centrale dovrebbe essere il più importante, così decido di cominciare da quello.
La strada è deserta.
Mi fermo appena oltre la soglia e mi guardo intorno. La sala è vasta e immersa nel silenzio, e odora di carta polverosa. Il pavimento rivestito di pannelli di legno scricchiola sotto i miei piedi. A sinistra e a destra i muri sono coperti da scaffali di libri, che però sembrano più che altro decorativi, perché i tavoli al centro sono occupati da computer.
Avrei dovuto immaginarlo che la sede principale degli Eruditi sarebbe stata una biblioteca. Un ritratto sulla parete di fronte attira la mia attenzione: è alto il doppio di me e largo quattro volte me e raffigura una donna attraente, con gli occhiali e due occhi di un grigio acquoso. Jeanine.
Sotto di lei c'è una grande targa che dice LA CONOSCENZA FAVORISCE LA PROSPERITÀ.
Prosperità. Per me la parola ha una connotazione negativa. Gli Abneganti la usano per definire l'autoindulgenza.
Come può Caleb aver scelto di unirsi a questa gente? Le cose che fanno, ciò che vogliono... è tutto sbagliato. Ma probabilmente lui pensa lo stesso degli Intrepidi.
Guardo l'ora: sono le 5.15, qui non troverò nessuno. Esco e mi dirigo verso il primo dei quattro edifici. Devo essere pazza a pensare di entrare e leggere i nomi di tutti quelli che vivono in queste case, ma il solo fatto di essere qui è indice della perdita della mia sanità mentale.
Per venti minuti salgo piani di scale e leggo noni sulle porte.
-Hai bisogno?- chiede una voce sospettosa dietro di me. Mi giro di scatto e davanti a me trovo una ragazza con un viso molto rotondo, le lentiggini, i capelli rossi e gli occhi di un marrone così scuro che sembrano neri. Indossa una camicetta azzurra e dei pantaloni bianchi.
-Sto cercando una persona.- rispondo.
-Mi chiamo Elizabeth, e non ti porterò da Jeanine se è questo che temi. Sono una trasfazione Intrepida, mi sentirei ancora più traditrice di quanto non mi senta ora. Chi stai cercando?-
La guardo sorpresa. Non so perché sia stata così onesta con me, ma mi fa piacere che almeno lei si senta un po' come me. Forse, avendo in testa la loro capo fazione, avevo dimenticato che anche gli Eruditi sanno essere gentili. E considerando che il mio migliore amico è nato tra di loro, forse dovrei vergognarmene un po'.
-Io... grazie mille. Cerco Caleb Prior, era un iniziato. Lo conosci?-
La vedo inarcare le sopracciglia.
-Sì, lo conosco. Perché lo cerchi?- mi chiede, e questa volta sono io a guardarla strana. Perché lo vuole sapere? Se lo conosce, non può semplicemente portarmi da lui?
-Ho assolutamente bisogno di chiedergli una cosa. Puoi portarmi da lui?- le chiedo con una nota d'urgenza nella voce. Lei annuisce e mi fa segno di seguirla su per le scale.
-Come conosci Caleb?- mi chiede.
-È mio fratello.- gli rispondo. Lei si ferma a metà della scalinata.
-Oddio... tu sei Beatrice.- mi dice, e sembra sorpresa.
La guardo senza sapere bene come rispondere.
-Ehm... sì...-
-Caleb mi ha parlato tantissimo di te.- mi risponde con un sorriso, poi accelera il passo fino al quinto piano e mi guida fino davanti ad una porta scritto "Caleb Prior". Sono contenta di rivedere mio fratello. Elizabeth bussa un paio di volte, ma non risponde nessuno.
-Starà dormendo.- mi dice.
-Lo immaginavo, ma non potevo rischiare di arrivare qui mentre erano tutti svegli.- le rispondo, poi la faccio spostare e inizio a bussare così forte che tra poco vengono ad aprirmi i suoi vicini. Smetto dopo circa dieci secondi e sento dei rumori dall'interno. Poi la serratura scatta e la porta si apre. Caleb è davanti a me con i capelli spettinati, una maglia grigia e dei pantaloni bianchi.
-Beatrice?- dice, e probabilmente sta cercando di convincersi che non sta sognando, perché io non dovrei essere qui.
-Hey Caleb, possiamo entrare?- chiede Elizabeth. Preferirei che lei non entrasse, ma ormai è già sgusciata dentro. Entro anche io: è un appartamento bellissimo, ampio e luminoso. Davanti a me c'è un tavolo bianco con delle sedie bianche, alla mia destra una cucina grigia chiara e oltre il tavolo un divano e una poltrona bianca stanno di fronte ad una libreria enorme. Sulla mia destra un piccolo corridoio si affaccia su tre porte. Mio fratello chiude la porta, poi si gira e mi stringe in un abbraccio. Gli stringo le mani intorno alla vita e poso la testa sulla sua spalla. Mi è mancato da morire. Lo sento giocare un po' con una ciocca dei miei capelli, come faceva quando eravamo piccoli.
-Che ci fai qui, Beatrice?- mi chiede mentre scioglie l'abbraccio.
-C'è un problema, e ti devo parlare.- dico rimanendo sul vago.
-Di che si tratta?- chiede, e io lancio un'occhiata sospetta a Elisabeth.
-Puoi fidarti di lei, tranquilla. Sei nei guai?- mi chiede.
Io scuoto la testa.
-No, io no. Ma è un po' che io e Quattro e altri nostri amici notiamo delle cose strane.-
-Quattro?- chiede Elisabeth, ma il suo tono di voce è strano.
-Sì, il mio ragazzo.-
-Il tuo ragazzo?- chiede Caleb.
-Sì, ora possiamo concentrarci sulle cose serie?- chiedo innervosita. Lui annuisce.
-E perché sei venuta qui?- mi chiede.
-Perché sono più di due settimane che i nostri capi fazione pianificano qualcosa. E sottostanno agli ordini di Jeanine Matthews.-
Caleb e Elisabeth si guardano stupiti.
-Che cosa ci fa lei con gli Intrepidi?- chiede Elisabeth.
-È esattamente il motivo per cui sono qui. Sta succedendo qualcosa di grosso, ma non so cosa. Speravo che tu avessi notato qualcosa.- dico guardando Caleb. Lui si siede su una sedia e mi fa segno di accomodarmi.
Ci sediamo tutti intorno al tavolo.
-Che cosa sta succedendo?- sussurro, mentre noto l'espressione di mio fratello. Non avevo notato i cerchi scuri sotto i suoi occhi, prima. -Cosa c'è che non va?-
-Sta succedendo qualcosa di grosso, Beatrice. Qualcosa di brutto.- Ha gli occhi sbarrati e vitrei. -Non so cosa sia, ma c'è gente che corre di qua e di là, parlottando sottovoce, e Jeanine tiene continuamente discorsi sulla corruzione degli Abneganti, quasi ogni giorno. Dice che presto ci saranno gli Eruditi al potere, che presto gli Abneganti saranno rovesciati...-
-Tu le credi?-
-No. Forse. Io non...- Scuote la testa. -Non so cosa credere.-
-Sì, lo sai.- lo riprendo severamente, non importa che ci sia qualcuno che ci guarda. -Tu sai chi sono i nostri genitori, sai chi sono i nostri amici. Il padre di Susan, pensi che sia corrotto?-
-Che cosa ne so? Che cosa mi hanno permesso di sapere? Non ci era permesso fare domande, Beatrice, non ci era permesso sapere niente! E qui... qui l'informazione è libera, è sempre accessibile.-
-Non sei tra i Candidi. Qui ci sono persone che mentono, Caleb. Ci sono persone così furbe da poterti manipolare.-
-Non credi che me ne accorgerei se mi stessero manipolando?-
-Se sono così in gamba come dicono, no. Non credo che te ne accorgeresti.-
-Non sai di che cosa parli- dice lui, scuotendo la testa.
-Ma certo. Come potrei mai io, stupido membro effettivo degli Intrepidi, capire se una fazione è corrotta? Per l'amor di Dio- sbotto. -Almeno io so di che cosa faccio parte, Caleb. Tu stai decidendo di ignorare quello che abbiamo sempre saputo in tutta la nostra vita: che queste persone sono arroganti e avide e non ti porteranno da nessuna parte.-
Lo vedo guardarmi, e per un secondo il suo sguardo si indurisce.
-Credo che dovresti andare.- mi dice, e vedo che Elizabeth cerca di dire qualcosa. Ma non mi importa. Non aspetto che la voce esca dalla sua bocca e mi alzo in piedi. La vedo che mi osserva. Ho le lacrime agli occhi.
-La fazione prima del sangue, giusto? Non capisco che cosa mi abbia fatto pensare di potermi fidare di mio fratello. Dopotutto, ora non siamo più una famiglia, o sbaglio?- dico, e prima di mettermi a piangere apro la porta e me ne vado. Corro giù per le scale e poi fuori, fino al treno. Mi lascio andare solo quando ci salgo sopra. Quando scendo sono le 6:10. Ci ho messo meno di quanto pensassi. Mi asciugo le lacrime e torno a casa.

Who are you, Four?      - Fourtris-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora