Mano nella mano, Tobias mi guida verso il Pozzo. Io controllo attentamente la pressione delle dita: in certi momenti mi sembra di non stringere abbastanza e, un attimo dopo, sto stringendo troppo forte. Non ho mai capito perché alla gente piace tenersi per mano mentre passeggia, ma poi lui fa scivolare un dito sul mio palmo e sento scorrere un brivido sulla schiena. Ora capisco perfettamente.
-Quattro? Quattro paure?- chiedo, sinceramente sorpresa.
-E sempre quattro sono. Continuo a tornarci, ma non me ne libererò mai.-
-Come fai ad avere solo quattro paure?- gli chiedo ancora.
-Non ho solo quattro paure, ci sono molte cose che mi spaventano. Ma di fronte alla paura riesco a reagire, mentre di fronte alle mie paure mi paralizzo e vado nel panico. Ma questo lo hai visto da te.- dice abbassando lo sguardo.
Quante probabilità avevo di trovare l'unico trasfazione Abnegante negli Intrepidi e di innamorarmi di lui? Ripenso a tutto quello che abbiamo passato, a tutte le volte che ha avuto comportamenti da Abneganti. Come ho fatto a non capirlo?
-Sono un'idiota.- sussurro.
-Perché?- mi chiede lui mentre proseguiamo lungo il margine del Pozzo, percorrendo uno stretto canale che porta agli scogli in fondo allo strapiombo; non l'avevo mai visto perché si confonde con la parete di pietra. Tobias invece sembra conoscerlo bene.
-Perché in tutto questo tempo ci sono state duecento occasioni in cui avrei potuto chiaramente capire che non eri un interno. Eppure non l'ho capito neanche una volta.- sospiro mentre scendiamo fino in fondo. Fa strano vedere lo strapiombo dal basso e non dall'alto.
Lui ride.
-Sì, beh, effettivamente ci sono momenti in cui avrei potuto essere più prudente. E quello che dici non è del tutto vero: lo hai sospettato più volte, l'ultima quando parlavamo dei sensi di colpa.- mi dice mentre cerca una pietra piatta e mi ci fa sedere accanto a lui. Non è molto larga quindi siamo seduti molto vicini. Non che mi dispiaccia, sia chiaro.
Ricordo bene quando abbiamo parlato dei sensi di colpa, dopo il suicidio di Al.
-Giusto. Ma tu mi smentivi sempre...- dico, mentre guardo davanti a me.
-Beh... non mi sarei mai aspettato di rivedere un Abnegante. Abnegante che tra l'altro è figlia di uno che veniva a cena da me. Mi ricordo di te da piccola.-
Lo guardo con gli occhi spalancati. Io di lui non ricordo nulla.
-Stai scherzando?- chiedo. Lui scuote la testa.
-Non che abbia grandi ricordi, ma ricordo che sei venuta al funerale di mia madre con la tua famiglia. Mi ricordo di te quando camminavi sul marciapiede con la figlia dei Black, non ricordo il nome. Andavi a scuola con lei e i vostri fratelli. Qualche volta ti ho incontrato a scuola, altre volte sui mezzi pubblici. E poi ricordo tuo fratello che, anche se non siete gemelli, frequentava la tua stessa classe. Ti ho riconosciuta a cena, il primo giorno.- mi dice.
-Oh... io non ricordo assolutamente nulla di te. Spero non ti offenderai.- dico ironicamente. Lui ridacchia.
-No, tranquilla. Credo che riuscirò a convivere con questa cosa.-
Adesso sono io a ridere.
Rimaniamo in silenzio per un po'.
-Mi stavi per dire il risultato del tuo test.- dico.
Lui mi guarda.
-Ah, è importante?-
Io annuisco.
-Sì, a questo punto lo voglio sapere. Tu sai il mio.- dico abbassando lo sguardo: questo sarebbe un momento perfetto per dirmi che il risultato del suo test è stato inconcludente. Lo vedo sorridere.
-Come sei esigente. Il mio risultato è stato quello che ci si aspettava da me: Abnegante.-
Qualcosa si sgonfia dentro di me. Non è un Divergente. Ci speravo così tanto... ma allora come fa a sapere di noi? Con chi ha vissuto questa cosa? Un amico? Una ragazza, forse? Accantono questi pensieri, mi rifiuto di pensare a Tobias mentre bacia un'altra ragazza in questo momento.
-E hai scelto comunque gli Intrepidi?-
Lui mi guarda di nuovo, e io non ho bisogno di sentire la sua voce per sapere la risposta.
-Dovevi scappare da tuo padre.- dico e lui annuisce.
-Ma in fondo, mi trovo bene anche qui. Forse il mio vero posto era tra gli Abneganti, ma gli Intrepidi mi hanno reso più forte e mi hanno dato una nuova famiglia. Una vera, rispetto a quella che avevo prima.- mi dice piano.
Io annuisco.
-Tu perché te ne sei andata? O meglio, perché hai scelto proprio gli Intrepidi?- domanda.
-Me ne sono andata perché non mi sentivo abbastanza altruista. E ho scelto gli Intrepidi perché volevo essere libera da tutte le costrizioni che mi avevano sempre soffocata, sin da bambina.- confesso.
Lui sorride.
-Capisco quello che intendi riguardo alla libertà, e sono d'accordo con te.-
-E non sei d'accordo sul fatto che io non sia abbastanza altruista per stare tra gli Abneganti? Perché da come lo hai detto sembrava.- gli chiedo mentre fisso un punto imprecisato davanti a me.
-Beh, no. Quello che dici non è del tutto vero: quella ragazza che si è fatta tirare addosso dei coltelli al posto di un amico, o che si è buttata davanti a me per proteggermi da mio padre... quella ragazza così altruista non eri tu?- sono stupita. Ha capito molte più cose lui di me di quanto non abbia fatto io, -La mia teoria è che coraggio e altruismo non siano così diversi. Ti alleni per una vita a non pensare a te stesso, così quando sei in pericolo è questa la tua prima risposta. Potremmo appartenere benissimo anche gli Abneganti.-
Rimaniamo in silenzio per un attimo.
-Perché mi provocavi, mentre mi tiravi i coltelli?- chiedo.
-Provocarti? Io non ti stavo provocando. Ritorniamo a quello che ti ho detto un attimo fa: ti stavo ricordando che, se avessi mollato, qualcun altro avrebbe dovuto prendere il tuo posto. Ti ricordavo che non potevi cedere, e tu non lo hai fatto.-
Rimango stupita per la seconda volta. Ora che ci penso, ha ragione: tutte quelle cose che mi ha detto, mi hanno fatto resistere. Non volevo che qualcuno prendesse il mio posto, perché sarebbe stato uno dei miei amici e io volevo proteggerli.
-Perché?- chiedo di nuovo.
-Perché è quando agisci per altruismo che sei più coraggiosa, Beatrice.- mi sussurra.
Dell'acqua schizza sulla mia mano e mi bagna, e io sono così concentrata su di lui che mi spavento e, involontariamente, vado a sbattere contro il suo fianco. Mi volto a guardarlo quando pronuncia il mio nome. Quanto tempo è che non mi chiamavano così? Non lo so, ma mi piace che lui lo abbia fatto. In questo momento, è come se tutte le barriere che avevamo eretto per proteggerci dal mondo fossero cadute. Ora che siamo soli, entrambi stiamo usando le nostre vere identità, le nostre identità Abneganti. Non so perché, ma questa cosa mi da un senso di "casa".
-È solo un po' d'acqua.- ridacchia, però intanto mi passa un braccio dietro alla schiena e lo appoggia sulla pietra vicino al mio fianco. Il contatto mi fa venire i brividi.
Lo guardo a mia volta: i nostri volti ora sono così vicini che respiriamo l'uno l'aria dell'altra.
-Perché mi hai invitato alla festa, Tobias?- gli chiedo. Lo vedo sorridere leggermente e inclinare un po' la testa verso destra.
-Ho già risposto a questa domanda.- mi dice.
-Ma non sono più così sicura di crederti.- gli rispondo. Non so da dove venga tutto questo coraggio. Lui potrebbe benissimo rifiutarmi, dirmi che sono pazza e che mi sono immaginata cose che non esistono. Però non fa nulla di tutto ciò.
-E quale pensi che sia la risposta vera?- mi chiede.
-Non ti hanno insegnato a non rispondere a una domanda con una domanda?- gli chiedo alzando le sopracciglia. Lui ride e io sorrido.
-Sì, mi è stato accennato che non si dovrebbe fare. In ogni caso, vorrei sapere a cosa pensi.- mi dice mentre avvicina un po' di più il suo viso al mio.
-In questo momento?- chiedo. Lui annuisce.
A cosa sto pensando? Al fatto che voglio annullare le distanza tra di noi, ma è da escludere che io glielo dica.
-Che ho una teoria, ma prima di dirtela voglio testarla.- rispondo invece. Mi sento molto più coraggiosa di quello che sono in realtà. Credo di piacergli, ma voglio prima esserne sicura. Poi, forse, glielo dirò.
Lo sento ridere mentre guardo le sue labbra aprirsi in un sorriso. Poi, in una frazione di secondo, sfiora le mie labbra con le sue. Il mio cuore batte così forte che probabilmente a momenti uscirà dal mio petto e cadrà in acqua.
Io sono rigida e insicura, così quando lui si scosta sono convinta di aver fatto qualcosa di male o di sbagliato. Ma poi lui mi circonda il viso tra le mani, con determinazione, e mi bacia di nuovo, con più fermezza stavolta, più sicurezza.
In questo istante, è come se prendessi vita. Mi sciolgo e premo di più le mie labbra sulla sue. Gli passo una mano sul collo e salgo fino a sfiorargli la guancia. Lui mi passa il braccio intorno alla vita avvicinandomi di più al suo corpo mentre con l'altra mano mi accarezza il volto.
Rimaniamo così a baciarci per qualche minuto, poi ci separiamo.
Rimaniamo fermi sul fondo dello strapiombo per un po', a giocare con le nostre mani intrecciate, fino a quando non appoggio la mia testa alla sua spalla e chiudo gli occhi, esausta.
-Sei stanca?- mi chiede.
-Un pochino.- rispondo senza lasciargli le mani.
-Dovresti andare a dormire. Vieni, ti accompagno.- mi dice e con infinita delicatezza si alza e mi porge la mano. La afferro e faccio scivolare la mia nella sua. Tobias mi stringe le dita. Risaliamo fino al Pozzo e poi mi accompagna fino alla camerata. Si ferma a qualche metro dalla porta e io mi giro a guardarlo. Senza lasciarmi la mano, si china a baciarmi. È un bacio casto, dolce. Cerco di mantenere il contatto un po' più a lungo.
-'Notte.- mi sussurra a fior di labbra.
-'Notte.- gli rispondo.
Mi allontano da lui con un sorriso in volto e, mentre entro e mi dirigo verso il mio letto, mi rendo conto che se avessimo fatto entrambi una scelta diversa, forse avremmo finito col fare la stessa cosa in un luogo più sicuro, con addosso vestiti grigi invece che neri.
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Who are you, Four? - Fourtris-
FanficTris è quasi un'intrepida. Lo ha scelto lei, dopo che il test attitudinale si è rivelato inconcludente. Ha abbandonato tutto ciò che conosceva per immergersi in un mondo completamente nuovo dove ci sono specchi, cibi elaborati e dove lei può avere d...