Capitolo quattro

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Aaron sussultò e indietreggiò istintivamente, ma lo sconosciuto gli afferrò il mento con due dita facendogli voltare il viso verso di lui.

Il giovane si sentì irritato. Come si permetteva questo stronzo di prendersi tutta questa confidenza?

Cercò di divincolarsi da lui eppure non ci riuscì, si sentiva paralizzato. Quasi terrorizzato.

Non poteva negare che l'uomo avesse un viso incredibilmente bello, con labbra carnose color sangue e magnetici occhi d'argento.

Mai aveva visto occhi di quel colore così particolare da far impallidire la luna.

I capelli erano neri, lisci e lunghi fino alle spalle. Il naso dritto era arricciato, come se fosse disgustato da qualcosa, forse per il suo aspetto non propriamente dei migliori.

Le dita che gli stringevano il mento erano calde e misero ancora più pressione facendogli aprire la bocca per il dolore.

E poi le labbra dello sconosciuto furono sulle sue, Aaron si sentì gelato per lo shock.

Perché non riusciva a reagire? Perché non gli tirava un pugno o un calcio nelle palle? Perché si sentiva terrorizzato?

Quello non era un bacio ma un assalto. La lingua dell'uomo cercava di far reagire la sua, incoraggiandola a unirsi in quella strana danza.

Perché proprio a lui doveva capitare un maniaco? Inoltre in pieno giorno. Era diventato improvvisamente senza spina dorsale?

Venne spinto contro un muro di mattoni e gemette per il dolore, gemito che fu soffocato da un altro bacio e da mani audaci che gli accarezzavano i fianchi.

Ma cosa cazzo stava succedendo? La testa improvvisamente iniziò a fargli male e a girare, non per il bacio ma a causa di strane sensazioni.

Come se quelle labbra le avesse già baciate una volta, tempo fa, il che era ridicolo dato che non aveva mai visto quell'uomo.

Finalmente ritrovò coraggio e spinse via lo sconosciuto in modo brusco.

<<Ma cosa cazzo pensi di fare, stronzo? Trova altri da baciare!>> urlò.

Questi rise e Aaron si sentì furioso.

<<Temperamento forte come sempre. Certo, ora sei un ragazzino e dubito tu possa avere la vecchia compostezza di un tempo>>

La voce era morbida, profonda e calda. Aaron non sapeva cosa diavolo stesse dicendo.

<<Io non ti conosco, lasciami in pace>> sibilò.

Lo sguardo dell'uomo si fece malizioso.

<<Certo che mi conosci. Non ricordi, ma lo farai>>

Aaron raccolse le buste della spesa e si affrettò ad allontanarsi da lui. Forse era solo un pazzo, non poteva essere altrimenti.

La mascella gli faceva male e le labbra pulsavano umide e gonfie. Se pensava che avrebbe ricambiato quel bacio si sbagliava di grosso.

Si voltò verso di lui.

<<Se ti rivedo in giro, ovunque mi trovi, chiamo la polizia>>

Si trattenne dal colpirlo con un pugno in faccia all'ennesimo sorriso e corse via da lì.

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Era ancora fermo quando lo vide allontanarsi, si portò due dita alle labbra e sorrise.

<<Nemmeno le Armate Celesti mi terranno lontano da te. Tu sei mio>>

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