Capitolo sette

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Era ancora in quel posto strano, circondato dalle nuvole, ma questa volta era se stesso e non la figura del sogno prima.

C'era così tanta pace e armonia che Aaron si sentì il cuore leggero, pieno di una strana gioia.

Udì dei canti beati, dei canti che non avevano niente a che fare con ciò che aveva sentito in precedenza. Fu felice di sentirli, eppure non riusciva ancora a vedere da chi provenissero.

<<Puoi, invece>>

Si bloccò. Quella voce la conosceva molto bene. Aaron si voltò di scatto e vide due figure alate intente a parlare.

Erano angeli, com'era possibile? Non sembrava si fossero accorti di lui, così si avvicinò piano per sentirli meglio rimanendo scioccato nel vedere l'uomo dai capelli corvini che lo stava perseguitando.

Era bello, bellissimo come non mai, con le sue enormi ali bianche e gli occhi lucenti come stelle.

Parlava con un altro uomo alto e dai corti capelli biondi, riconobbe l'angelo in cui si era ritrovato nei panni.

Questi sospirò sconsolato.

<<Lucifero, non posso. Non possiamo>> disse triste.

Come lo aveva chiamato? Lucifero? L'Angelo Ribelle?

Il corvino gli accarezzò il viso e Aaron rabbrividì, come se sentisse lui stesso quel tocco.

<<Perché mai? Come può qualcosa di così bello essere sbagliato? Qualcosa che mi rende immensamente felice. Lo sento anche nel tuo cuore, Michael>>

Michael si allontanò da lui.

<<Dobbiamo amare nostro Padre e le sue Creazioni sopra ogni altra cosa>>

Lo sguardo di Lucifero fu dolce e duro allo stesso tempo.

<<Io voglio amare te sopra ogni altra cosa. Noi siamo le Sue creazioni e scelgo di amare te, Michael>>

<<Blasfemia>> mormorò scuotendo la testa.

Il corvino gli sollevò dolcemente il viso guardandolo in quegli occhi cerulei, limpidi come il cielo appena creato.

<<Non è blasfemia>> sussurrò posando le labbra sulle sue.

Aaron spalancò gli occhi e si sfiorò le labbra con le dita. Cos'era quel calore che sentiva? E perché il suo cuore era dilaniato dal tormento?

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Si svegliò quasi urlando e Joseph sobbalzò dalla sedia.

<<Cazzo, Aaron, mi hai fatto spaventare>>

Il giovane si guardò intorno, era a casa sua e nel suo letto. Doveva essere svenuto in seguito a quel terribile mal di testa.

Joseph gli posò la mano sulla fronte.

<<Eppure non avevi la febbre, credo sia stato lo stress. Sei svenuto dopo il tuo sfogo>>

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