Capitolo undici

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<<Gli altri passi?>>

<<I tuoi poteri>>

Aaron osservò l'Arcangelo dubbioso mentre Joseph assottigliò lo sguardo.

<<Lui chi è?>>

<<È Raphael>>

<<L'Arcangelo?>> domandò stupito.

Il giovane annuì e Joe lo fissò ancora, era bello come veniva descritto nelle varie scritture religiose. Tutti gli angeli lo erano.

Non si era mai definito un devoto alla chiesa ma aveva pregato per Aaron quando era finito in coma sperando in un miracolo ed era avvenuto. Che lo fosse davvero?

<<Non abbiamo tempo, Michael. Prima impari...>>

<<E prima potrò sconfiggere Lucifero, lo so. Mi avete già fatto questo sermone. Vi chiedo solo di mettere al sicuro mio fratello>> disse.

<<Siamo noi i tuoi fratelli>>

<<Non ricordo un cazzo di voi!>> sibilò.

Raphael lo fissò con un sopracciglio alzato e dopo annuì.

<<Come vuoi>>

<<Dove mi porteranno?>> chiese Joseph.

<<In un posto dove si trova anche Page, i demoni non potranno...>>

<<Michael!>> chiamò, spazientito, l'Arcangelo.

Aaron alzò gli occhi al cielo e dopo fissò il fratello.

<<Tu fidati solo di me, per favore>>

<<Cosa diremo ai nostri genitori?>>

Tasto dolente. Joseph non aveva tutti i torti ma con tutti i casini successi e quelli che stavano per accadere, non poteva di certo presentarsi davanti alla porta dei suoi genitori e dire loro di un'Apocalisse imminente e di Lucifero che lo bramava.

Lucifero. Rabbrividì nel ripensare a lui, a quelle labbra morbide e peccaminose e a quegli occhi d'argento.

Aaron intuiva che la risposta a tutto era nei suoi ricordi ma come faceva a sapere?

Raphael aveva le braccia incrociate e lo fissava impaziente, le splendide ali che avevano assunto le tonalità del tramonto e i lineamenti duri.

Eppure non riusciva ad essergli ostile, forse perché in Paradiso erano uniti.

C'era rispetto nei suoi occhi e in quelli di Gabriel quando lo guardavano, ancora questa storia gli sembrò assurda.

Il mare fresco toccava i suoi piedi e poté sentirlo pieno di vita, Raphael l'aveva chiamata empatia con il pianeta.

Magari una volta risolto questo casino avrebbe parlato con i suoi genitori, l'umanità era più importante del suo stupido orgoglio.

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Più si sforzava e più non riusciva a concludere un bel niente.

Gabriel e Raphael lo guardavano perplessi e lui si irritò.

<<Mi mettete in soggezione>> borbottò.

<<Il potere dell'ubiquità non è difficile>> rispose l'Arcangelo dai capelli corti.

<<Voi la fate facile. Sono un normalissimo umano e queste cose le ho lette solo nei fumetti>>

Gabriel ridacchiò e Aaron se ne stupì molto, credeva fosse sempre rigido e sulle sue come Raphael.

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