Capitolo tredici

214 16 22
                                    

<<Benvenuto nel mio regno>> disse Lucifero, felice, mentre allargava le braccia.

Oscurità, urla, tormento, dolore e orrore. Aaron si sentì quasi schiacciato da tutto questo.

Scattò in avanti quando udì le grida disperate di una donna ma Lucifero gli strinse il polso.

<<Dove pensi di andare? Hai dimenticato dove ti trovi? Qui nessuno può essere salvato, loro hanno firmato la condanna>>

Circondò il busto di Aaron con le braccia e chinò il capo verso il suo orecchio.

<<La donna che volevi salvare ha ucciso i suoi stessi genitori per l'eredità, macchiandosi di un crimine orrendo per avidità. Nessuno è innocente>> gli sussurrò.

Aaron rabbrividì e piegò la testa, Lucifero gli asciugò una lacrima con il pollice.

<<Non darti tormento per loro, mio Principe, non meritano le tue lacrime>>

Il ragazzo si voltò di scatto e lo spinse via.

<<Tu sei un maledetto mostro! Sei...sei mostruoso!>> urlò.

<<Io punisco chi merita>>

<<Tu porti ad azioni folli...>>

Aaron non terminò la frase perché Lucifero scoppiò a ridere.

<<Ti ho detto che questo non è il luogo adatto per parlarne>>

Aaron fu risucchiato da un vortice oscuro e freddo, dovette resistere al senso di nausea che lo invadeva.

Fu come essersi messo sulle montagne russe dopo aver mangiato schifezze varie.

************************************

Il freddo e liscio pavimento di marmo nero lo accolse e Aaron gemette di dolore mentre si rialzava, per fortuna non aveva vomitato.

Si guardò intorno e osservò la stanza, da quando l'Inferno era una sorta di hotel? Era grande, illuminata dalla luce del fuoco di un immenso camino in pietra e con un grande letto dalle lenzuola in seta nera.

Seta. A quanto pare Lucifero si trattava bene, ammesso che questa fosse la sua stanza. Dubitava che dormisse, il Diavolo non lo faceva.

Quindi la usava per le sue perversioni?

<<Ora possiamo parlare>>

Aaron si voltò verso Lucifero e inarcò un sopracciglio. Il corvino indossava una vestaglia di lucido raso nero che mostrava appena il petto scolpito e definito. Aveva avuto tempo di cambiarsi?

Dal nulla apparve un calice dorato che Lucifero gli porse e Aaron rise sarcastico.

<<Preferisco morire di sete>>

<<Non è avvelenato>> rispose bevendone un sorso.

<<Non mi fido ugualmente, tu sei immortale ma io no>>

Lucifero sospirò, come se avesse a che fare con un bambino piccolo, e posò il calice su un tavolino di cristallo.

<<Gusti costosi per essere il Male>> disse con sarcasmo.

<<Amo la bellezza>>

<<Tu la bellezza non sai nemmeno cosa sia>> rispose irritato.

Lucifero gli accarezzò il viso.

<<Invece lo so, Michael. Tu sai perché sono stato cacciato dal Paradiso?>> mormorò.

Bloody tearsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora