Capitolo sei

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Aaron controllò ogni angolo della casa, forse era diventato veramente paranoico ma quella patina di ghiaccio non era normale.

Si era formata velocemente sotto i suoi occhi perciò osservava che non ci fossero altre sgradite sorprese.

Tu sei mio

Si bloccò voltandosi di scatto. Non c'era nessuno, eppure aveva sentito chiaramente una voce. Si passò la mano tra i capelli. No, era solo...

Tu sei mio

Questa volta la sentì forte e chiaro nella sua testa. Deglutì, il cuore gli martellava nel petto.

Avvertiva chiaramente una presenza alle sue spalle e tremò, non voleva voltarsi. Non voleva vedere nulla. Cosa cazzo gli stava succedendo?

<<Vattene via>> sussurrò.

Sei mio

Mani fredde gli sfiorarono nuca e spalle, Aaron si morse il labbro ignorando il dolore pungente delle nocche della mano stretta a pugno.

Un bacio delicato come una piuma si posò sul suo collo, era gelido ma caldo. Possibile?

Una delle mani risalì dall'addome fino al collo e poi sulla mascella, riconobbe quella stretta ma non voleva crederci.

Cosa poteva fare? Urlare come un pazzo? Non sarebbe servito a nulla, chiunque fosse gli impediva di farlo.

Le dita si chiusero attorno al mento e gli fecero voltare il viso. Occhi d'argento, capelli neri e volto incredibilmente bello.

<<Tu...>>

<<Tu sei mio>> disse dolcemente.

Quella voce così tentatrice e suadente gli mandò brividi lungo la schiena, ma non di paura.

Aaron si ritrovò paralizzato come la scorsa volta e nel suo cervello frullavano mille domande.

Come aveva fatto a trovarlo e ad entrare a casa sua? Un dito sottile gli sfiorò lo zigomo ferito.

<<Odio questi lividi su di te, meglio farli sparire>>

E poi le labbra si posarono ancora una volta sulle sue ma erano lente, incredibilmente dolci.

Aaron non riuscì a respingerlo e fu scioccato quando rispose attivamente al bacio facendo vorticare la lingua con quella del bellissimo sconosciuto.

Non era normale, tutta questa storia non lo era.

Il corvino passò la lingua sul taglio e assaggiò il suo sangue facendolo sussultare, poi lo voltò verso di lui.

Aaron si ritrovò premuto contro quel corpo massiccio e caldo.

<<Chi sei?>> domandò.

Cercò di usare un tono duro ma gliene uscì uno quasi ovattato. Lui sorrise appoggiando la fronte contro la sua.

<<Lo saprai presto>>

<<Cosa vuoi da me?>>

<<Non è ovvio?>> chiese malizioso facendo scorrere la mano sul cavallo dei pantaloni.

Aaron riuscì a bloccarla e lo guardò furioso.

<<Sì, riconosco quello sguardo. È lo stesso di millenni fa, eppure prima ho visto altro. Così dolce, bello e intenso>>

<<Tu sei pazzo>> disse il ragazzo.

Altre risate e Aaron fu afferrato bruscamente per i capelli, la testa sollevata in modo da scoprire il collo. Glielo leccò e mordicchiò, il giovane si ritrovò ad ansimare.

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