Capitolo 8

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UN ANNO PRIMA 

Ho paura di ciò che potrebbe fargli. Ma non voglio lasciarlo. Lo amo troppo. Perchè non riesce a capire che lo amo? Perchè non ha mai capito che quello che rende felice lui, non rende felice me? 

Sono davanti casa di Justin da 20 minuti e non ho ancora trovato il coraggio per entrare e dirgli quello che devo. 

Devo.. una parola che ho sempre odiato perchè è quella che usavano per farmi fare quello che non volevo. E ora devo rinunciare a quello che per me è più importante per i meri capricci di un uomo di mezza età che non capisce. 

Suono il campanello. 

Non sono pronto. 

"Ehi amore ti aspettavo!" mi lascia un bacio sulle labbra e dio come mi mancheranno. 

Entro e lui chiude la porta. Inizia a parlare e girare per la stanza. Non so nemmeno di cosa stia parlando, sono troppo nervoso, arrabbiato e triste per ascoltare. 

Non ce la faccio, sto solo prolungando la pena. Vedere quel sorriso, quegli occhi, quel volto semi rilassato. 

"Justin, ti devo parlare" 

"Ah.. ok, sediamoci sul divano, vieni" mi prende per mano e mi sorride. Ha lo stesso sorriso di quando l'ho incontrato per la prima volta. 

"Che è successo? Sembri strano.. tutto bene?" 

"Io non ce la faccio Justin."

"Che vuoi dire?" 

"Non ce la faccio più. I- Io ho bisogno di un po' di tempo. Le cose sono cambiate e sento di non amarti più come un tempo."

Non è vero Justin!!! Ti prego non lasciarmi andare. 

"M-Mi stai lasciando?" non riesco a guardarlo. 

La sua voce sembra triste e delusa e non oso immaginare cosa stia provando in questo momento dentro di se. Ho voglia di piangere. Ho voglia di urlare e spaccare tutto. Ma non posso. 

Ormai dico solo questo

Non posso non posso non posso non posso 

E sono così dannatamente stanco di vivere in gabbia, nella sua gabbia. 

"Mi dispiace Justin.." non riesco a controllare le lacrime, che iniziano a sgorgare da sole. Mi sento distrutto. Ho il cuore a pezzi e fa male. 

Mi prende con una mano la guancia e inizia ad accarezzarla con i pollici. Porta il mio sguardo a scontrarsi con il suo. Sta sorridendo ma piange. Ha gli occhi rossi e trema. Ma continua a sorridere. 

"Ehi, guardami. Va tutto bene Isaac." continua a sorridere e la voce è dolce anche se rotta. Si sta trattenendo, forse per non farmi sentire in colpa. 

Si avvicina e mi lascia un bacio sulla fronte. Sento le sue lacrime bagnarmi il viso. Probabilmente questa è la cosa più difficile che io abbia mai dovuto fare. 

"Ti voglio bene Isaac" lo sussurra, come se fosse un segreto che solo noi due possiamo sentire. 

Questa è la prima volta che non dice di amarmi e come potrei pretenderlo? Gli ho spezzato il cuore nel momento peggiore della sua vita. 

Mi sento uno schifo e non ce la faccio più. Mi alzo e vado via senza nemmeno voltarmi. 

Arrivo a casa e sto di merda. Mi manca. Lo amo e vorrei che il mondo smettesse di girare così che io e lui potremmo vivere felici senza nessuno a tenerci lontani o giudicarci. 

Sbatto il portone di casa e sono in lacrime. Ma anche furioso. Sento un fuoco dentro che ho bisogno di sfogare. 

Inizio a buttare all'aria tutto quello che mi capita e ad urlare. Fino a quando lo vedo 

"Spero che tu adesso sia contento. Sei riuscito a rovinarmi la vita." 

Non ho nemmeno le forze per urlargli contro, sono sfinito. Sono distrutto. Sono devastato. E la colpa è solo sua. Lo odio. 

"Un giorno capirai Isaac." 

Dice solo questo quel bastardo e poi ritorna nel suo studio lasciandomi solo nel mio dolore. 

Ho passato giorni interi chiuso in camera mia. Ha fatto portare via tutto quello che riguardava Justin. Tutte le nostre foto, tutti i suoi ricordi. Sono riuscito a nascondere solo una foto, che conservo e osservo come se fosse il mio tesoro prezioso perchè effettivamente lo è.

Mi ha tolto il telefono, il computer, il tablet.. tutto. 

Solo dopo un po' ho scoperto che aveva annunciato il mio fidanzamento con Kate. 

I nostri padri sono sempre stati amici e fin da quando eravamo piccoli, sognavano che un giorno io e lei ci sposassimo e unissimo i nostri imperi. 

Ho provato parecchie volte a fuggire e andare da lui. Così ha messo stati tra me e lui, dato che i chilometri non bastavano. 

Ha fatto frequentare il terzo anno a me e Kate all'estero e io in quel periodo avevo già iniziato ad avere gli attacchi di panico. Kate si era accorta che qualcosa non andava e infatti una sera ha tirato fuori il discorso. 

Ero seduto nel giardino della nostra villa e stavo guardando le stelle. La vedo ad un tratto che arriva con una bottiglia di vino aperta. 

"E i bicchieri?" chiedo io scocciato. Non mi andava di essere rinchiuso lì con lei, quando il mio cuore lo avevo lasciato a Justin. 

"Non servono. Avanti, bevi e raccontami di lui"

"Come?" sono scioccato, lo sapeva? Come lo ha scoperto?

"Non sono stupida Isaac. So che tuo padre non ha fatto tutto questo per nulla. So che vuole tenerti lontano da qualcuno e so che di quel qualcuno tu ne sei innamorato."

"E come hai fatto a capire che è un ragazzo?" sono curioso

"Questo perchè urli il suo nome mentre dormi. Justin giusto?" 

"Si"

Le prendo la bottiglia dalle mani e inizio a bere con le lacrime che incontrollate scendono dai miei occhi. 

"Sai.. ho notato anche degli attacchi di panico.." ora la sua voce è un po' incerta. Forse ha paura di spingersi troppo in là. 

"Mi manca e ho dovuto lasciarlo anche nel periodo più brutto e doloroso della sua vita. Nel periodo in cui avrebbe avuto più bisogno di me. L'ho lasciato solo, ecco perchè.. ogni notte sogno di riaverlo tra le mie braccia, di baciarlo, di consolarlo e di sentire la sua risata. Di averlo accanto a me. Poi mi sveglio e lui non c'è. Non c'è mai." 

"Deve essere proprio un ragazzo speciale" dice sorridendo

"Lo è" noto che la mia voce è rotta e cerco di nascondere le mie lacrime bevendo. 

Continuo a piangere. La sua mancanza mi sta creando un vuoto al posto del cuore. 

Mi manca. Sempre. Ovunque vada. Qualunque cosa faccia. 

"Mi racconti un po' di lui?" sorride mentre mi rivolge questa domanda. 

Sono sorpreso e non mi faccio problemi a farglielo notare. 

"Andiamo Isaac, ci conosciamo da quando eravamo piccoli e se fino ad ora non ho mai avuto sentimenti per te e tu per me, un motivo ci sarà. E poi nemmeno io voglio sposarmi per un contratto di lavoro tra due aziende. Anche io voglio il grande amore, quello che ti distrugge l'anima quando lo perdi, quello che ti fa vivere tra le nuvole quando lo trovi. Anche io voglio qualcuno che mi ami tanto quanto tu ami Justin." 

A quelle sue parole sorrido perchè ha ragione e mi chiedo come mai lei lo abbia capito così facilmente, mentre per mio padre è anche solo impensabile. 

Passiamo il resto della serata insieme, a bere con me che gli racconto tutto di Justin. Partendo dal primo incontro, al mio comingout con papà, la conoscenza di Ryan, i due magnifici anni passati insieme, la brutta notizia che lo ha sconvolto, fino al giorno che sono stato costretto a lasciarlo. 

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