Capitolo 7

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«Non ne ho idea!» esclamai a Fury, che mi guardava sospettoso. «Non vedo Bucky da quando Steve è andato a rimettere le gemme al loro posto, ok? Non so cosa gli sia successo e nemmeno perché abbia attaccato la città.»
«Dovremmo chiamare gli Avengers. Se Bucky è tornato una minaccia, questo significa che potrebbe essere accaduto con qualcun altro. Dobbiamo neutralizzare HYDRA.»

Sentii un vuoto nello stomaco, e non riuscii più a muovermi.

«Maria, dalle un bicchiere d'acqua. Io chiamo la squadra.»

Maria mi fece entrare in una sala insonorizzata e mi diede una bottiglia di vodka.

«Tieni. So che la preferisci all'acqua» sorrise benevolmente. «Cos'è successo?»
«Steve e io ci siamo lasciati. Due settimane fa. Forse prima non lo realizzavo, ma ora me ne rendo conto... è finita.»

Lei si sedette davanti a me e strinse le mie mani fra le sue.

«Capisco come ti senti, ma sono passate due settimane. Devi cominciare con il processo di smaltimento. Stasera usciamo e ti dimentichi di tutto, ok? Di Steve, di Bucky e della missione.»

Annuii e aprii la bottiglia di vodka, bevendone una quantità esagerata.

«Grazie, Hill» sorrisi, alzandomi.

///

Quando tornai a casa vidi Wanda e Vision sdraiati insieme sul letto, addormentati, così non li disturbai e rimasi in soggiorno.

Accessi la televisione e sentii i giornalisti parlare della sparatoria, di Bucky e persino di me, così sbuffai e la spensi, infastidita. Odiavo quando i notiziari parlavano di me, era più una cosa da egocentrici come Tony.

A me piaceva rimanere l'eroe innominato, che non aveva un volto e tantomeno un nome.

«Hey» sbadigliò Wanda, comparendo e appoggiandosi al muro.
«Ti ho svegliata?»
«No, ero sveglia quando sei tornata a casa. Non avevo solo voglia di alzarmi» alzò le spalle. «Una sparatoria?»
«Si... pare che Bucky sia stato compromesso di nuovo. Fury ha detto che chiamerà gli Avengers, quindi le cose vanno di male in peggio.»

Wanda si sedette accanto e me e mi diede un abbraccio consolatorio.

«Hai qualcosa da fare stasera?»
«Si, esco con Maria. Almeno mi dimentico dei problemi per un momento e vi lascio da soli.»

Mi rialzai e mi chiusi nella mia camera, senza fiatare. Alzai la mano per salutare Vision, che si era alzato dal letto e stava raggiungendo Wanda, ma non mi fermai a chiacchierare.

Videochiamai mia sorella, alle prese con la maternità, e le chiesi come stesse la bambina, Melina, che ormai aveva due mesi.

La notte in cui era nata io e Steve eravamo appena tornati da una missione ed eravamo stanchissimi, ricoperti di terra e sangue. Mi aveva lasciato un messaggio nella segreteria e mi ero precipitata a Cork con il Quinjet per incontrare mia nipote.

«Come va?» chiese Yelena, percependo qualcosa di sbagliato nel mio tono di voce.
«Uh... sto bene» risposi, ridacchiando. «Come sta la mia nipotina preferita?»
«Sta bene... sta dormendo. Come va al lavoro? Ho sentito di una sparatoria a Londra e per caso ho sentito il tuo nome.»
«Oh, si, sono stata trasferita momentaneamente. Sono con Wanda e Maria Hill, spero di risolvere tutto al più presto e tornare a casa.»
«Non ho la più pallida idea di chi siano Wanda e Maria Hill, hai detto delle parole a me sconosciute. Oh, devo andare, si sta svegliando.»

Chiuse la chiamata e rimasi in silenzio. Abbassai il cellulare e sospirai, poi accesi il computer e lavorai. Cercai di hackerare nel server dell'HYDRA, ma era un lavoro troppo difficile, persino per me.

Ormai era ora di uscire, ma non mi fermai fino a quando arrivai a delle prove concrete. Bucky era stato rapito qualche settimana prima, sedato e compromesso dall'HYDRA, che lo aveva usato per diventare di nuovo il Soldato d'Inverno.

«Nat!» esclamò Maria, entrando in camera. «Siamo in ritardo!»

Mi vestii velocemente e la feci aspettare in soggiorno, così ne approfittai per prendere la pistola e infilarla nei pantaloni.

///

Il locale era più che gremito di persone, tutte ammassate in un punto. Io mi ero arresa e mi ero avvicinata al bancone del bar, mentre Maria ballava sulla pista.

Un ragazzo si avvicinò e mi sorrise, ma lo guardai con cattiveria e lo feci allontanare.

«Natasha, quello è almeno il quinto ragazzo che ti si avvicina» urlò Maria, per sovrastare la musica che mi trapanava le orecchie.
«Non importa, questa sera è solo una cazzata. Torno a casa, ho cose più importanti a cui pensare.»
«Devi dimenticare Steve! Lui starà sicuramente andando avanti, adesso devi farlo tu.»
«Non è Steve, ok? È il lavoro. Ho veramente tante cose da fare» dissi seccata, bevendo velocemente il Martini che avevo ordinato.

Un ragazzo si avvicinò e mi diede un'occhiata interessata, prima di cominciare a flirtare.

«Ciao...» sussurrò, quasi spaventato. «Ho visto che molti ragazzi sono venuti qui e sono stati mandati via... io ecco... vorresti ballare?»
«Si, le piacerebbe molto» rispose per me Maria, prendendo il mio bicchiere e appoggiandolo sul bancone.

Io roteai gli occhi e mi alzai svogliata per raggiungere il centro della pista insieme al ragazzo. Doveva aver avuto la mia età, e sembrava davvero timido.

«Piacere, Lucas» sorrise, muovendosi a tempo di musica.
«Natasha, e non pensare di avere una possibilità.»
«Immaginavo. Ho visto come hai trattato i ragazzi che si sono avvicinati prima di me, molto più sicuri, simpatici e belli, ma è tutta la sera che ti guardo e ho perso una scommessa contro mio fratello» rise lui, aprendosi sempre di più.

Alla fine mi lasciai andare, per quanto riuscissi, e mi divertii con il ragazzo, che divenne sempre più amichevole e si aprì con me.

«Che ne diresti di andare al mio appartamento? Comincio a non riuscire a sentire più nulla» proposi, urlando.

Lui annuì e uscimmo dal locale. Ormai avevo perso Maria, che magari stava chiacchierando con il barista o ballando, ma le lasciai un messaggio.

L'appartamento era stranamente vuoto, non c'era traccia di Wanda o di Vision, che avevano però lasciato una nota sul bancone della cucina.

Siamo andati a vedere una cosa, torneremo domattina.

La calligrafia era quella della mia migliore amica, così non mi preoccupai e mi sedetti sul divano.

«Non ci sto provando e non sono interessata, credo che dovresti saperlo. Quindi, se vuoi, sei libero di andare.»

Lui scosse la testa divertito e si sedette accanto a me.

«Io non ci proverò. Mi piaci come amica. Però qualcosa mi dice che tu stai cercando un modo per dimenticare qualcosa. È un ragazzo?»
«Uh... si. Un ragazzo che lavora con me. In realtà sono due, siamo una specie di team. Lavoriamo in un'agenzia pubblicitaria e siamo tutti colleghi.»

Finii con il raccontargli tutta la storia, senza accennare allo S.H.I.E.L.D. e tantomeno agli Avengers. Cambiai un paio di nomi e qualche avvenimento, ma il succo del discorso era sempre lo stesso.

«Quindi adesso Steve sta andando avanti... con quest'altra collega, Sharon?»
«Si, adesso sai tutta la storia. Steve è felice, Bruce è felice e io sono stata semplicemente sbattuta in un angolo.»
«E la tua famiglia? Insomma, qual è il tuo passato?»

Abbassai lo sguardo in cerca di una risposta vaga, ma nulla mi passò per la mente e dovetti farlo uscire.

«Abbiamo parlato abbastanza, Lucas, credo che dovresti andare. Ci sentiamo, ok?» conclusi, aprendo la porta e facendolo uscire. «Mi spiace, sono molto stanca.»

Lui mi lasciò con un bacio sulla guancia e uscì dalla porta con lo sguardo basso: aveva capito che qualcosa non andava, ma se avesse scoperto troppo avrei dovuto ucciderlo.

Mistakes || Natasha Romanoff  & Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora