Capitolo 17

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STEVE

Riaprii gli occhi e mi ritrovai davanti i miei compagni, preoccupati e confusi. Il loro sguardo si spostava da me a Clint, ma senza capire il perché esultai come se nulla fosse cambiato. In realtà da quel momento in poi sarebbe cambiato tutto.

«Wow, che viaggio... vero, Nat?» risi, aspettandomi una risposta.

Quando mi girai per controllare se stesse bene non la vidi; al suo posto vidi Clint, cupo, che teneva lo sguardo basso verso il pavimento.

«N-Nat?» mormorai, distrutto.
«Credo abbia deciso di rimanere nel passato, Steve. Non so cosa dire» sussurrò il mio compagno di missione.

Barcollai per un secondo e sentii un brivido percorrermi la schiena. Dovetti sedermi per terra per non cadere e riprendere fiato, ma proprio quando il mio corpo toccò il terreno delle lacrime cominciarono a scorrermi sulle guance, mentre con la mano destra stringevo con rabbia il foglietto che mi aveva lasciato.

«Lei- lei è rimasta lì?»

Bruce annuì e Tony si sedette accanto a me.

«Perché non me l'ha detto? Perché non mi ha detto il motivo per cui non tornerebbe a casa? Con me?» piansi, appoggiando il viso contro il petto del mio amico, che mi abbracciò e mi tenne stretto senza dire una parola.

Sharon provò ad avvicinarsi, ma Hope la fermò con la mano e scosse la testa.

Qualcuno se ne andò per lasciarmi del tempo per riprendermi. Qualche minuto dopo mi rialzai e mi asciugai le guance con le mani e mi allontanai da quella macchina che mi aveva portato via la mia Natasha.

WANDA

Steve era distrutto e rimaneva in silenzio seduto in un angolo del Quinjet.

«Perché credi che Natasha sia rimasta lì?» chiesi a Tony, che stava lavorando alla sua nuova armatura, lontano dall'orecchio di Cap. 
«Credevo che lei odiasse la Russia e tutto che quello che aveva a che fare con il suo passato... non ne ho idea. Potrebbe aver trovato qualcosa di interessante» rispose lui, prendendo uno strumento che non avevo mai visto prima.

Sospirai e giocherellai con le mie piccole palle di energia rosse, che saltellavano da una mano all'altra.

«Cerca di non distruggere nulla.»

Proprio quando aggiunsi dell'energia per espandere i miei 'giochi', Bruce mi colse di sorpresa da dietro, facendomi sobbalzare, perdere la concentrazione e colpire accidentalmente un fucile.

«Clint, siamo vicini alla base S.H.I.E.L.D.?» chiese Steve, parlando per la prima volta dopo ore.
«Circa dieci minuti. Hai la chiave?» rispose lui, felice di sentire la sua voce.

Lui prese l'oggettino dalla sua tasca e la guardò con gli occhi che brillavano.

«Steve...» mormorai, sedendomi accanto a lui e mettendogli una mano sulla spalla.
«Mi manca, Wan. Tantissimo» ammise lui, con la voce leggermente tremante.
«Non ci hai spiegato cosa è successo in quel luogo» si intromise Bruce.

Thor gli diede una gomitata e Tony lo fulminò con lo sguardo, ma Steve spiegò comunque l'accaduto.

Raccontò dal momento in cui erano arrivati a Mosca al momento in cui era tornato a casa, senza tralasciare alcun dettaglio.

«Non capisco... pensavo che lei fosse felice di aver dimenticato. Perché rimanere lì?» singhiozzò, sconsolato. 
«Natasha è una donna intelligente e matura. Se è rimasta lì c'è un motivo.»
«Beh io voglio scoprire di cosa si tratta» disse, scrutando ancora il pezzetto di carta nella sua mano.

///

A Londra Fury ci chiese della chiave e si avvicinò al piccolo scrigno in cui aveva rinchiuso la chiave.

«Avete fatto appena in tempo. Non so come HYDRA sia riuscita a scoprire il codice e ad attivarlo, ma sono sollevato che la missione si sia conclusa nel migliore dei modi. Dov'è Romanoff? Vorrei congratularmi con lei in prima persona.»

Steve sospirò e decisi di rispondere al posto suo, rimanendo vaga e non entrando molto ne dettagli.

«Maximoff, vorrei offrirti un trasferimento qui a Londra» sorrise Fury, che non sembrava per nulla impressionato dalla notizia che gli avevo appena dato.
«Uh... Io...» balbettai, presa alla sprovvista. «Ci devo pensare.»

Sharon apparve da dietro l'angolo e sorrise sensualmente a Steve, che però non sembrava per nulla interessato.

Nonostante ciò decise di alzarsi e raggiungerla vicino alla porta, le sorrise e le disse di avere alcune cose da dirgli.

Tony lanciò un'occhiata a Thor, che però scosse la testa e alzò le spalle, confuso tanto quanto noi.

STEVE

Portai Sharon alle macchinette nel corridoio e le comprai un caffè. Lei parlava come se nulla fosse successo, e sembra quasi provare a portarmi a letto.

«Sai, dovremmo partire per un viaggio... adesso che Fury mi ha alzato il salario mi posso permettere persino di andare alle Hawaii o qualche altro paese tropicale...» balbettò con enfasi, respirando a malapena tra una parola e l'altra.

Abbassai lo sguardo sulla mia tazzina di plastica e sospirai. Sharon sembrava davvero interessata ed entusiasta, ma non vedevo un futuro con lei. L'unica donna con cui vedevo un futuro era Natasha, quindi decisi di fermarla nel mezzo del suo complicato discorso.

«Shar... sai cos'è successo a Natasha?» la misi alla prova, rialzando gli occhi dalla bevanda che avevo tra le mani.
«Uh, si. È rimasta nel passato, giusto?» rispose lei, disinteressata.
«Non hai nulla da dire? Conoscevi Nat, ti ha salvato la vita un paio di volte e questo è come la ricordi? Potresti almeno fare finta di essere triste per lei, ma non ci provi nemmeno!»

Lei parve sorpresa. Non avevamo mai avuto un litigio pesante o importante e l'avevo presa in contropiede.

«Cosa intendi?»
«Non possiamo più stare insieme, Sharon. Vedere Natasha in quel buco mi ha fatto capire che sono ancora innamorato di lei.»
«Natasha potrebbe essere morta. Non la rivedrai mai più, non posso credere che la metteresti al primo posto!»
«Non importa se non la rivedrò più, è una parte troppo importante della mia vita per farla andare via così.»

Spalancò la bocca e un'espressione offesa apparve sul suo viso.

«Mi spiace...» aggiunsi, per risultare leggermente dispiaciuto.

Sharon mi zittì con la mano e si allontanò velocemente, lasciandomi da solo a riflettere su cosa fare per riportare Natasha da me.

Mistakes || Natasha Romanoff  & Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora