Capitolo 11

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WANDA

Corsi a perdifiato nei corridoi dell'ospedale, schivando gli infermieri che mi lanciavano occhiate indispettite.

«Cos'è successo?» chiesi a Tony, seduto fuori da una sola operatoria. «Dov'è Natasha?»
«La stanno operando... sono dentro da ore, dovrebbero avere finito» rispose lui, con un sospiro flebile.

Come se il chirurgo lo avesse sentito le porte si spalancarono e Natasha, sdraiata su un lettino, venne trasportata fuori dalla stanza.

Mentre veniva portata nella sua stanza per il recupero il chirurgo si avvicinò a noi, dei supereroi ancora nel loro costume sconvolti per aver quasi perso un'amica.

«La situazione è stabile. Si dovrebbe svegliare in un'oretta, l'operazione era molto semplice.»
«Dunque perché l'avete tenuta dentro per quasi quattro ore?» insistette Clint.
«Ho preferito andare piano, ma tutte le schegge, anche quelle più profonde, sono state rimosse.»
«Si riprenderà?» chiese Steve.
«Certamente. Potrà uscire in due settimane, forse tre.»
«Non aspetterà così a lungo...» mormorai tra me e me.
«Scusi?» chiese il dottore, sentendomi borbottare qualcosa sottovoce.
«Nulla. Grazie di tutto» sorrisi rassicurante, per farlo andare via.

Quando si allontanò da noi mi girai verso i miei colleghi per chiarire la situazione.

«Qualcuno mi può spiegare cosa cazzo è successo?» esclamai senza contegno.
«Abbiamo rubato l'arma all'HYDRA, e Steve era intrappolato nell'edificio quando sono esplose le bombe. Natasha si è buttata tra le fiamme e l'ha salvato, ma l'ultima tra le esplosioni l'hanno avvolta. Fortunatamente era abbastanza lontana per non ucciderla, è stata ferita dalle macerie e dalle schegge, i residui della costruzione» sospirò Clint.
«Perché mi ha salvato, uh? L'ho scaricata, l'ho offesa, mi sono presentato con un'altra donna e avrebbe comunque dato la sua vita per la mia» si incolpò Steve, strofinandosi le mani sul viso.

Ci fu detto il numero della stanza in cui era ricoverata, e mentre alcuni di noi aspettavano il suo risveglio Thor e Bruce tornarono da Fury.

Natasha riposava nel letto, con gli occhi chiusi e io respiro regolare, immobile e forse in pace. Passò un'ora, quando finalmente la vedemmo aprire gli occhi e sorridere debolmente.

«Hey...» sussurrai, prendendole la mano.
«W- Wanda?» disse con la voce ancora impastata. «Perché sei qui? È successo qualcosa?»
«Sei stata operata, ma non era nulla di importante. Come ti senti?»
«Bene. Sto bene» sorrise lei, sinceramente rilassata.

Anche Clint e Tony Si avvicinarono al letto per parlare un pochino con lei, mentre Steve rimaneva lontano da tutti.

«Dovresti dirle qualcosa, Steve» lo spronai quando lo raggiunsi.

Lui non disse nulla, annuì e ci chiese di uscire dalla stanza per parlare più tranquillamente con Natasha.

Attraverso il vetro li cecavamo discutere, forse bisticciare un pochino, ma poi li vedemmo sorridere e fu come se nulla fosse cambiato negli ultimi mesi.

Natasha aveva la felicità negli occhi, ma il momento venne rovinato da una bionda che raggiunse la camera e vi entrò per parlare con Steve.

«Giuro, se quella non se ne va ora la prendo a calci» grugnò Clint, con gli occhi bassi.

STEVE

Ero rimasto da solo con la spia russa, e per qualche motivo ero molto nervoso. Avevo paura di dire delle cose che l'avrebbero fatta arrabbiare, così rimasi in silenzio per qualche secondo prima di finalmente dire qualcosa.

«Perché mi hai salvato?» chiesi, sedendomi accanto a lei.
«Avresti potuto morire. Non ho fatto nulla che tu non avresti fatto al mio posto» rispose convinta.

Sospirai e mi avvicinai ancora di più al suo viso, per studiarne ogni piccolo dettagli ancora una volta.

«Perché due giorni fa mi hai presa di mira? Perché hai detto delle cose così cattive?»
«Io... credo fossi invidioso. Quando per la prima volta mi avevi raccontato della missione eri veramente convinta di farcela, e credo che avrei voluto parte di quella forza anche dentro di me. Scusa.»

Vi seguì un momento di silenzio imbarazzante, così sorrisi e le presi la mano.

Lei sorrise a sua volta, e per la prima volta da quando ci eravamo lasciati non riuscivo a capire perché l'avessi scaricata così.

Sembrava che quella fosse la normalità, ed in parte era così.

La guardai negli occhi contento, mentre lei cercava di evitare il mio sguardo. Provò a mettersi a sedere, ma fece un po' di fatica e le diedi una mano, sorreggendola con le mie braccia robuste per appoggiarla delicatamente al cuscino bianco.

Avrei potuto baciarla e riaprire quel capitolo che avevo tanto faticato a chiudere, ma Sharon comparve alla porta e mi allontanai da Natasha come per istinto.

«Sono venuta il prima possibile, stai bene?» esclamò, tastando il mio corpo in cerca di lividi o ferite.
«Sto bene, ma è grazie a Nat.»

Mi aspettavo dei ringraziamenti, degli auguri di buona guarigione, anche solo un sorriso, ma la bionda le fece solo un cenno con la testa.

Mi diede un bacio fin troppo fuori luogo davanti alla spia, che concentrò il suo sguardo sul paesaggio che si estendeva fuori dalla finestra.

«Andiamo.»
«No Shar, non me ne vado. Natasha è qui e si è letteralmente buttata nel fuoco per me, io resto» protestai, liberandomi dalla sua presa.
«Sono sicura che Natasha starà bene. E poi, vorrebbe anche lei che tu ti riposassi per un pochino.»

Natasha, sentendosi chiamata in causa, tornò a concentrarsi su di noi nonostante l'imbarazzo generale.

«Si, credo che dovresti andare» sorrise lei, per convincermi ad uscire di lì.
«Sei sicura?»

Lei annuì, così mi avvicinai e le diedi un leggero bacio sulla fronte.

«Grazie» mormorai, prima di uscire.

Clint mi guardava male, così come Wanda, invece Tony fu veramente chiaro con me.

«Quando la smetterai di fare casini?» si lamentò, riferendosi a Natasha e a Sharon.
«Sistemerò tutto» promisi.

Non sapevo ancora come lo avrei fatto, ma sapevo che era la cosa più giusta da fare per Natasha e per Sharon, e ciò avrebbe implicato scegliere tra le due.

Non avevo idea di che cosa volessi dalla mia vita, non era più chiaro ormai. Solo due mesi prima avrei detto che tutto quello che volevo fare sarebbe stato sposare Natasha e avere dei bambini insieme, ma ormai quella era solo un ricordo.

Dovevo farmi venire in mente un piano, ma ogni idea che mi passò per la mente mi sembrò stupida, quindi ci rinunciai e lasciai stare.

Mistakes || Natasha Romanoff  & Steve RogersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora