"Sei pronta, Mila?" Normani bussò piano alla porta della camera di Lauren. Camila si infilò in testa il berretto blu e poi andò ad aprire, sorridendo alla ragazza che l'aspettava dall'altro lato.
"Pronta" annuì. "Lauren sarà a casa quando torniamo?"
"Dovrebbe tornare fra un'ora circa" Normani aprì di più la porta e le fece segno di seguirla. Quel giorno infatti la ragazza aveva appuntamento dalla psicologa.
"Non mi piace andarci" confessò mentre entrava in macchina. L'amica alzò un sopracciglio e le ricordò di allacciarsi la cintura, poi mise la retro per uscire dal parcheggio.
"Perchè no?" le chiese. Camila sospirò e scosse la testa.
"Non la conosco" ammise, stringendosi le ginocchia al petto e fissando il paesaggio fuori dal finestrino. "E lei non mi conosce. Gli sconosciuti non sono amici."
"Capisco cosa intendi" l'assecondò Normani. "Ma lei è una dottoressa, quindi dovresti almeno darle la possibilità di aiutarti..."
"Ma perchè ho bisogno di aiuto?" La ragazza sollevò la testa dal vetro per sostenere il suo sguardo. Non riusciva a capire perchè fosse obbligata ad andare a questo stupido appuntamento.
"Non lo so." L'amica tamburellò nervosamente le dita sul volante. "Penso che tu debba lavorare su alcune cose, tutto qui. Tutti hanno bisogno di aiuto. Tu forse ne hai un po' più bisogno di altri."
"Ma gli altri non sono costretti ad andare a parlare con una sconosciuta" sospirò lei. Questa cosa la faceva sentire diversa. La faceva sentire stupida. Perchè era l'unica ad aver bisogno di aiuto?
"Questo non è vero" Normani scrollò le spalle. "Io a volte, a fine lezione, devo fermarmi a chiedere aiuto alla mia insegnante. In pratica è la stessa cosa. Solo che a me serve aiuto per ballare sui tacchi, mentre tu hai bisogno di aiuto per capire come funziona la tua mente. Non c'è nulla di cui vergognarsi."
Camila annuì triste. Quello che stava dicendo Normani aveva senso. Ma non riusciva ancora a sentirsi uguale agli altri. Continuava a sentirsi diversa e non in senso positivo. Quel diverso che le persone rimanevano a fissare stranite quando passavano per la strada.
Quando raggiunsero lo studio della psicologa, Camila venne condotta in una piccola stanza. Si sedette sulla sedia rossa, la stessa su cui si era seduta le altre volte che era stata in terapia. C'erano diverse sedie lì dentro, ma quella rossa era la più distante dalla scrivania della donna.
"Come vanno le cosa a casa, Camila?" le chiese la signora dai capelli scuri, sollevando per la prima volta lo sguardo dal suo quadernino. Camila abbandonò la testa penzoloni e iniziò a giocherellare con le mani, nervosa.
"Bene" rispose sottovoce, scrollando le spalle e aggiustandosi il cappellino sulla testa. Lauren glielo aveva regalato e non si sarebbe mai dimenticata quel giorno. La cosa più bella è che mentre lo indossava, poteva fare tutto.
"Cos'è successo dall'ultima volta che ci siamo viste?" La psicologa si mise a picchiettare la punta della matita sul tavolo e quel rumore insistente le faceva venire ansia.
"Sono andata a lezione assieme a Lolo" si ricordò e un piccolo sorriso le spuntò ai lati della bocca.
"Intendi dire con Lauren?" le chiese la donna e lei annuì.
"E' quello che ho detto" mormorò, ma stava iniziando ad essere davvero nervosa. "Il suo nome è Lolo. Ma solo io posso chiamarla così. Lei è la mia Lolo."
"Oh" la terapista si segnò qualcosa sul quadernino e alla ragazza non piacque la sua espressione. Sembrava preoccupata.
"E ho fatto anche amicizia!" aggiunse, per cercare di rimediare, visto che sicuramente, se la donna prendeva appunti, voleva dire che lei aveva fatto qualcosa di sbagliato. "Ora ho due nuovi amici."
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Blue [TRADUZIONE] ~ Camren
FanfictionTRADUZIONE DEL SECONDO LIBRO DELLA SERIE YELLOW by @txrches Dopo una lunga, anzi lunghissima avventura insieme, Lauren si era finalmente convinta che lei e Camila avessero superato ogni ostacolo. Purtroppo però il passato non aveva finito di persegu...