CAPITOLO 15

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Camila era in piedi davanti allo specchio e si stava struccando controvoglia. Non voleva neanche andare a quella stupida festa, ma le altre cheerleader l'avevano convinta. Quando erano arrivate però, l'avevano lasciata completamente sola. Dato che non sapeva con chi altro parlare, aveva deciso di tornare a casa a piedi. Sotto la pioggia.

Sbuffò e si aggrappò al bordo del mobiletto, afflosciando il capo e respirando profondamente. Proprio quando pensò che la sua giornata non sarebbe potuta andare peggio di così, sentì dei passi storti e pesanti salire le scale.

Si affrettò a spegnere le luci della stanza e poi si appoggiò con la schiena alla porta. Mentre sentiva i passi avvicinarsi, il suo cuore le martellava fuori dal petto. Non adesso. Non quella notte.

Il rumore di passi si fermò davanti al bagno; la ragazza attese in silenzio per qualche secondo e poi la voce di suo zio le giunse all'orecchio.

"Dove sei stata?"

Camila fece una smorfia disgustata e chiuse forte gli occhi. Prima o poi si sarebbe stufato e sarebbe tornato di sotto. Purtroppo però non riuscì a trattenere un gemito di paura, quando lui, con violenza, sbattè le mani sull'asse della porta.

"Karla, dove sei stata?!" la sua voce era bassa e intimidatoria. "Esci fuori di lì! Subito!"

Camila rabbrividì. Serrò forte i denti e si voltò rassegnata, aprendo lentamente la porta. Annusò subito il terribile alito di suo zio: puzzava di alcol e quell'odore le rivoltava lo stomaco.

"Io stavo sol-"

"Smettila!" tagliò corto lui e si avvicinò a lei. La ragazza provò ad indietreggiare spaventata e si morse il labbro, nervosa, quando andò a sbattere contro la parete del corridoio. Iniziò a guardarsi intorno per cercare una via di fuga, ma non sarebbe mai riuscita a scappare da lui.

"Sei sgattaiolata fuori di nuovo?!" sghignazzò l'uomo, piegando la testa di lato e chinandosi sopra di lei. Camila rimase in silenzio. In questi casi era meglio stare zitti. "Pensavo che l'ultima volta ti fosse bastata per imparare la lezione" ringhiò.

"Rispondimi, ragazzina!" La rimproverò, conficcandole un dito nella spalla. Lei respirò profondamente, cercando di mantenere la calma e poi si morse il labbro. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi: l'odore di alcol era così pungente che le annebbiava la vista e alimentava le lacrime che già da tempo minacciavano di scendere.

"Le cheerleader mi hanno invitata a questa festa..." balbettò sottovoce, tenendo la testa bassa. Chiuse gli occhi e desiderò intensamente di poter sparire da lì con uno schiocco di dita. Ma quello non era un film. Era la vita vera. Fin troppo vera per i suoi gusti.

"Cazzate" sbottò lui e le afferrò il mento tra le mani, costringendola a sostenere il suo sguardo.

Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Camila posò lo sguardo sul tavolino in corridoio. Sul ripiano si vedeva una foto di lei e zia Susie: l'avevano scattata ad una delle sue feste di compleanno. Per qualche strano motivo, un debole sorriso le spuntò sulle labbra.

Ma svanì subito purtroppo... Quando suo zio si accorse di quello che stava guardando, la spinse di lato e lanciò la cornice in fondo al corridoio. L'oggetto andò a schiantarsi sul muro e schegge di vetro volarono in ogni direzione.

D'istinto, la ragazza sussultò e con uno scatto corse a raccogliere la foto sommersa dai vetrini. Una mano più forte della sua l'afferrò per il cappuccio della felpa e la strattonò di nuovo in piedi. Camila guardò suo zio con aria supplichevole.

Blue [TRADUZIONE] ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora