«16»

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TW: in questo capitolo viene trattato l'argomento del suicidio, se siete sensibili a riguardo saltate al divisore.


«Quindi...» Inizia Louis mentre camminano per un sentiero nel bel mezzo di un bosco poco distante da una fermata dei treni nella periferia di Londra. «Dove stiamo andando di preciso?»
«In un posto.» Mormora Harry, chiaramente nervoso e dalla camminata più veloce del solito, tanto che si ritrova sempre ad essere qualche passo avanti all'altro.
«E su questo punto direi che ci siamo entrambi. Non è che ti andrebbe di spiegarmi cosa andiamo a fare in questo posto?» Insiste ancora. Il riccio non ha fatto uscire un singolo suono dalla sua bocca da quando sono saliti sul treno fino a quel momento, se non borbottii poco chiari o frasi strascicate.  «Hey, Haz! Mi vuoi dire che succede?» Lo afferra delicatamente per il braccio facendolo fermare e girare verso di sè, ma assicurandosi che l'altro possa scostarsi senza sforzi nel caso volesse. 
Quando gli occhi di Harry si riempiono le lacrime e non riesce a sostenere il contatto visivo, Louis gli si avvicina cautamente e lo stringe a sè, facendogli poggiare la fronte sulla spalla e circondandogli il busto con le braccia. «Harry, tesoro, non devi spiegarmi niente se non ti va, okay?» Gli passa una mano sulla schiena singhiozzante; spera che riesca a sentire il suo tocco anche attraverso gli strati di vestiti indossati per non congelare. «Certo, non mi dispiacerebbe sapere cosa ti passa per la testa, ma se non te la senti possiamo parlarne un'altra volta.» Dice ancora, il tono basso e rassicurante che riesce a calmare il più piccolo in pochi istanti.
«No, va tutto bene. Voglio dirti tutto.» Tira su col naso allontanandosi gradualmente da Louis. Chiude gli occhi quando il maggiore gli asciuga una guancia bagnata dalle sue lacrime con tocco rasserenatore.
Devono percorrere ancora un po' di strada prima che tra gli alberi Louis riesca a scorgere una recinzione nera che racchiude una buona parte di terreno.
«Haz questo è...» Lascia la frase in sospeso, non sicuro di come continuare. 
«Un cimitero, sì.» Sospira profondamente il riccio, facendo strada all'altro verso l'interno del cancello. Camminano tra diverse lapidi, alcune più grandi ed altre più piccole. Louis ricorda perfettamente l'ultima volta che è stato in un cimitero: dopo il funerale di sua madre. Era distrutto, seduto sul terreno bagnaticcio a causa della pioggia che era scesa dal cielo, come a ricordargli che non fosse il solo ad essere triste, persone lui piangeva. Era rimasto a fissare la foto scelta fin troppo a lungo, tornando a casa ore dopo completamente fradicio e con le guance non bagnate solo dalla pioggia del cielo che aveva voluto tenergli compagnia.
Un brivido gli passa per la schiena quando vede la foto di un bambino, sorridente e da due dentini mancanti, seduto su un letto d'ospedale mentre tiene tra le braccia un orsetto peluche. 

Si ferma quando anche Harry lo fa.
Il riccio ha gli occhi fissi dallo sguardo affranto rivolti verso una lapide bianca.
"Elizabeth Marie Cohen" Recita la scritta d'orata.
La seconda data è di esattamente un anno prima; e finalmente tutto torna. Ecco il motivo per cui Harry è scomparso ed ecco il motivo per cui non ha voluto parlare nemmeno con Zayn in quei giorni. Elizabeth è chiaramente una parte importante di lui, lo vede dal modo in cui fissa la foto ritraente una splendida ragazza dai lunghi capelli rossi legati in due trecce e dal viso dai tratti delicati ornato da qualche piercing.
«Chi era?» Azzarda a chiedere, pentendosene non appena le parole lasciano la sua bocca. «Non devi rispondere, è stata una domanda di cattivo gusto, scusami.» Abbassa la testa, rimangiandosi le parole.
«Era la mia migliore amica di una vita.» Tira un lungo sospiro mentre cerca di trattenere un singhiozzo. «Seguimi, andiamo via da qui, ti spiego tutto in un posto un po' più caldo.» Gli fa un cenno con la testa, evitando il suo sguardo.
Non devono muoversi ancora per molto tra le stradine sterrate del bosco prima che arrivino a destinazione: un piccolo chalet dall'aria accogliente erge in uno spiazzo tra gli alberi il cui accesso è nascosto da dei folti cespugli di bacche.
«Venivamo sempre qui insieme.» Butta fuori Harry tutto d'un fiato. Nonostante Louis sia disposto ad aspettare anche una vita intera perchè il più piccolo riesca ad aprirsi con lui, è felice che lo stia facendo. «L'ho trovata qui.» Un piccolo ansimo lascia le labbra spalancate del maggiore.
«Si è suicidata esattamente un anno fa, senza dire niente a nessuno. Nemmeno a me.» Lo sguardo fisso verso la casetta in legno che si trova a pochi metri da loro. «E mi diceva davvero tutto, sai? Tutto. Ci aveva provato altre volte prima, ma mi lasciava sempre un messaggio per farmi capire che si sentisse suicida in modo che io potessi arrivare qui prima che fosse troppo tardi. Non questa volta però; ne aveva abbastanza di essere salvata, suppongo.» Il respiro gli si spezza e diverse lacrime iniziano a cadergli dagli occhi spenti. Lui non si muove di un centimetro, gli occhi incapaci di staccarsi dallo chalet e la mente che vaga alla scoperta di chissà quali ricordi traumatici. «Sai per quanto tempo sono stato arrabbiato con lei dopo che tutto successe?- finalmente gli rivolge lo sguardo- Mesi. Mi ci sono voluti mesi interi per capire che non fosse colpa mia, che non avrei potuto fare niente per fermarla, ed altrettanti mi sono serviti per passare sopra al trauma. Ma ora sto bene,- sono stato bene per più di due mesi ed è anche grazie a te se sto riuscendo ad andare avanti e io-» Si blocca, avvicinandosi di qualche passo, le lacrime che si accumulano all'angolo dei suoi occhi. «Io non voglio perderti, Lou. Lo sapevo che sarebbe stato meglio non immischiarmi in nulla con te, fin dal primo giorno, ma ormai ci sono completamente e non ho nessuna intenzione di lasciarti andare senza almeno averci provato.» Sono, ormai, ad un paio di passi di distanza ed Harry ha smesso di piangere, lo sguardo ora puntato negli occhi dell'altro. «Se anche tu lo vuoi, ovviamente.» Ridacchia nervosamente, lasciandosi circondare le mani gelide da quelle più calde di Louis, che gli si avvicina abbastanza a far toccare le punte delle loro scarpe.
«Certo che lo voglio anche io, non dovresti nemmeno avere il bisogno di chiederlo, Haz, c'è un motivo se ti ho seguito fino a qua.» Scuote la testa giocoso, alleggerendo il clima anche se le loro espressioni tornano ad essere serie, il desiderio dipinto negli occhi di entrambi. 
In un piccolo movimento reciproco e fin troppo lento si avvicinano l'uno all'altro, fino a che le loro labbra non si scontrano, unendosi in un bacio lento e pieno di sentimento.
E' uno sfioramento di labbra breve, ma racchiude tutte le promesse che prendono la responsabilità di mantenere e la voglia di esserci l'uno per l'altro.
Si separano con cautela, con gli occhi di uno persi in quelli dell'altro e degli stupidi sorrisi felici ad illuminargli il viso si dirigono nello chalet.

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