ventuno (かマヨ)

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"Kookie? Jungkook...?"

La voce di Jimin lo fece sobbalzare. Jungkook si risvegliò dal suo stato di torpore, fissando il biondo che lo guardava con una certa aria di frustrazione.

"O-oh, scusami, Jiminie. Dimmi, cosa c'era?" rispose il moro, cercando di mettere a fuoco ciò che stava accadendo.

"Ti ho chiesto per la quarta volta se avevi sistemato bene la quartina e tu non fai altro che fissarmi!" Jimin sbuffò, imbronciato, riprendendo la sua chitarra tra le mani con un piccolo scatto di nervosismo.

Jungkook si sentì subito in colpa, cercando di scusarsi senza dare troppo peso alla situazione.

"O-oh, scusami, Minnie, riproviamo," mormorò, abbassando lo sguardo, cercando di concentrarsi sul compito che gli era stato affidato.

"Qualcosa non va? Se stai male, possiamo tornare a casa," chiese Jimin, preoccupato. Si avvicinò e, con delicatezza, poggiò una mano sulla spalla di Jungkook, stringendola dolcemente, come a rassicurarlo.

Jungkook si perse per un istante, come rapito, nel sorriso sincero del biondo. Si sentiva irrazionalmente nervoso, un turbine di emozioni che non riusciva a decifrare.

"Non è nulla, ero solo sovrappensiero," rispose, cercando di allontanare quei pensieri che, da giorni, non facevano altro che farsi strada nella sua mente.

"Lo hai detto anche quando ti sei tagliato con la forbice, e anche quando hai sbagliato le corde," ribatté Jimin, con un sorriso nervoso che non riusciva a mascherare la sua preoccupazione. Il biondo guardava Jungkook con attenzione, cercando di capire se stesse davvero bene.

"Non è successo nulla, sono solo preoccupato per l'esibizione," rispose Jungkook, cercando di sdrammatizzare. Ma nel profondo, sapeva che non era solo quello a turbarlo.

"Vado male?" chiese Jimin, guardandolo con un'espressione innocente.

Jungkook lo guardò per un istante, seduto sulla sedia girevole, mentre cercava di tenere sotto controllo i battiti accelerati. Ma il suo sguardo si soffermò sulle labbra di Jimin, distratto dalla sua presenza.

"N-no, non vai affatto male," rispose velocemente. "È solo... ansia da prestazione."

Jimin fece un piccolo suono di disappunto, ma si rilassò un po'.

"Yah, tranquillo. Credo che tu non sappia dei commenti su di te, Minnie. È solo l'inizio. Stai tranquillo, succede a tutti. Ricordo che anche Hoseok veniva criticato quando ha iniziato... lo prendevano in giro perché 'sembrava un cavallo'. Assurdo, vero?" Jungkook rise, cercando di smorzare l'atmosfera, mentre Jimin si lasciava andare a una risata timida.

Il biondo, ora un po' più tranquillo, si alzò dalla sedia, guardando l'orologio.

"Dio mio, sono già le 7! Scusa Kookie, devo correre," disse, improvvisamente preoccupato, prendendo la sua chitarra e alzandosi in fretta.

"Okay... va bene. Ci vediamo domani allora," rispose Jungkook, cercando di nascondere il suo rammarico.

Jimin si avvicinò a lui, con una mano che si sporse dalla tasca del cappotto.

"Questi sono per te," disse, mettendo delle banconote nelle mani di Jungkook. "Spero siano giusti, davvero... ma devo scappare."

Jungkook stava per rispondere, ma il biondo già si stava preparando a correre via, quando il moro lo fermò.

"Jimin! Aspetta!" chiamò, ma il biondo si fermò, guardandolo curioso.

Jungkook esitò un istante, poi parlò con un tono più dolce, forse per la prima volta davvero sincero. "Questi non servono più... sei mio amico. Sei parte della band, quindi sei parte della mia famiglia. Questi soldi non servono più."

Jimin lo guardò incredulo. "D-davvero?" chiese, le parole quasi a stento, come se non riuscisse a credere a ciò che stava sentendo.

Jungkook annuì, sorridendo lievemente mentre metteva i soldi nella mano del biondo, chiudendoli delicatamente in un pugno.

"Siamo una famiglia, Jimin," ripeté, il sorriso che si allargava sul volto del biondo.

I loro occhi si incontrarono per un istante, come se stessero dicendo qualcosa di più che parole. Jimin, con il suo sorriso incantevole, si avvicinò a Jungkook, abbracciandolo con un gesto rapido e affettuoso. La sua mano si sollevò delicatamente per sfiorare la guancia del moro, come a lasciargli un bacio appena percepibile, un gesto che lo fece sussultare di sorpresa.

Jungkook, quasi scottato, portò subito la mano sulla guancia dove il bacio era stato appena posato. Il cuore gli batteva forte nel petto, e la timidezza lo paralizzava. Non sapeva come reagire, come affrontare quel gesto così semplice ma così significativo per lui.

"A-allora, ciao," disse Jimin, mettendo rapidamente un po' di distanza tra loro, con un sorriso un po' imbarazzato. Jungkook non rispose immediatamente, il volto paonazzo. Il suo cuore sembrava un turbinio di emozioni che non riusciva a fermare.

Quando la porta si chiuse dietro il biondo, Jungkook rimase fermo, a fissarla per un momento, come se fosse in attesa che qualcosa cambiasse. Ma tutto ciò che rimase fu il suo sorriso, sospeso nel nulla, mentre il ricordo di quel breve contatto lo scaldava e lo confondeva allo stesso tempo.

"D-dannato park...dio non di n-nuovo!"

Le sue iridi vacillarono nella toppa dei suoi pantaloni, che molto velocemente, non riusciva più a sostenere il suo sesso.

"Credo di avere un problema "

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