trentasei (ュ委ゾ)

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Jungkook rimase immobile per un istante, le parole di Jimin che gli rimbombavano nella mente come un eco distante. "Jungkook... Hyunbin è morto." Quelle parole lo colpirono con un peso che non aveva previsto. Non riuscì a decifrare lo sguardo di Jimin, che ora sembrava più fragile che mai, e sentì un nodo in gola, come se ogni parola che stava per dire potesse peggiorare la situazione.

Annaspò per qualche secondo, cercando di liberare i suoi pensieri, ma sentì subito una fitta di colpa per aver sollevato un argomento tanto delicato. Senza riuscire a dire nulla, si abbassò il capo, sentendo il rimorso che gli stringeva il petto.

Jimin, però, scosse la testa, come se volesse fermare qualsiasi scusa che Jungkook stesse per dire. In silenzio, il moro allungò la mano e posò una mano forte sulla sua spalla, come a rassicurarlo. "Non voglio farti male," disse, mentre lo tirava delicatamente verso di sé. Jimin non fece resistenza, trovando conforto nel calore e nel profumo che gli era diventato familiare negli ultimi mesi.

Il respiro di Jimin tremava, ma Jungkook non lo lasciò andare, lo strinse più forte, permettendogli di piangere senza timore di sembrare debole. Le sue mani accarezzarono lentamente la schiena di Jimin, cercando di consolarlo, mentre il giovane biondo finalmente si lasciava andare.

"Venne a mancare due anni fa..." sussurrò Jimin, e le parole rimasero sospese nell'aria come una triste melodia. "Era malato di leucemia. E anche quando stava male, continuava a suonare la sua Fender, a non abbattermi con il mio sogno... il canto." Jimin fece una breve pausa, come se il dolore lo stesse sopraffacendo, poi si sganciò da Jungkook, guardandolo dritto negli occhi. "Non volevo più andare avanti, Jungkook. Non ce la facevo a continuare a sognare se il mio mentore stava per morire. Eppure... la nostra ultima canzone insieme fu proprio nel giorno in cui Hyunbin ci lasciò."

"Quindi la Fender è sua," mormorò Jungkook, accarezzando i morbidi capelli biondi di Jimin con delicatezza.

"Sì," rispose Jimin con un sorriso triste, "per questo vorrei imparare a suonarla, per portare avanti la musica che faceva lui. Era incredibile."

Jungkook annuì, ma un pensiero lo turbò. "Non capisco... perché proprio io come professore?" chiese, perplesso. "Non ti conoscevo allora, eppure mi hai scelto."

Jimin abbassò lo sguardo per un attimo, e quando lo alzò di nuovo, c'era una leggera timidezza nei suoi occhi. "Non ti conoscevo nemmeno io, ma quando ti ho visto suonare, mi hai ricordato una delle tecniche di Hyunbin... una di quelle che mi ha insegnato."

Jungkook lo guardò, un po' sorpreso, ma anche emozionato. Gli sorrise e gli strinse la mano, posando la cornice con la foto dei due fratelli sul comodino. "Grazie, Jimin," disse, la voce più bassa del solito. "Non so cosa dire."

Il biondo annuì, ma Jungkook vide che qualcosa in lui stava cambiando, come se un peso si stesse sollevando dal suo cuore. Lo prese per il viso con una velocità che sorprese Jimin, guardandolo negli occhi. "Per ogni cosa, Jimin... ci sono io," disse, la sua voce ferma e sincera. "Se vuoi parlare, se vuoi sfogarti... sono qui."

Jimin sorrise, la tensione che lo aveva afflitto svaniva lentamente, ma un senso di gratitudine gli riempiva il cuore. "Ti ringrazio, Jungkook."

Con un sorriso che non aveva mai visto prima su quel viso dolce, Jimin lo afferrò per la mano e lo guidò verso il letto. Quando si stesero, Jungkook sentì la sua pelle calda e il respiro lieve del biondo contro di sé. Si strinsero l'uno all'altro, quasi senza pensare, lasciandosi coccolare da un senso di tranquillità che non avevano mai condiviso prima.

Mentre Jimin si appoggiava al suo petto, Jungkook avvertì una tensione nei suoi occhi, una sensazione che non poteva ignorare. Instintivamente, lo avvolse con le sue braccia, tirandolo su di sé. Il viso di Jimin era ora a pochi centimetri dal suo, e Jungkook si perse per un attimo nei suoi occhi, come se stesse cercando una risposta che non sapeva di volere.

Lo fissò per qualche secondo, prima di abbassare lentamente la testa e posare un bacio delicato sulle sue labbra. Jimin chiuse gli occhi, perdendosi nel gesto tenero, ma il bacio di Jungkook si fece più intenso, più profondo. La mano del moro si mosse verso la nuca di Jimin, mentre l'altra gli afferrava il fianco. Le loro labbra si separarono per un attimo, entrambi ansimando, ma il desiderio di riavvicinarsi era più forte di tutto.

Jungkook spostò Jimin leggermente, chiudendolo tra le sue braccia, e cominciarono a baciarsi ancora, con passione e intensità, come se nulla potesse più fermarli. Il mondo intorno a loro sembrava svanire, e l'unica cosa che contava era il loro tocco, il loro respiro, l'uno nell'altro.

"Sei sicuro di voler proprio me?" chiese Jimin, la voce tremante ma curiosa.

Jungkook sorrise, gli occhi colmi di affetto. "Mai stato più sicuro, Minnie."

E in quel momento, il mondo intero sembrò fermarsi, come se nulla potesse più separarli.

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