Il dolore che Jimin provava si riversava in ogni fibra del suo corpo, eppure non riusciva a fermarsi. Le lacrime scivolavano silenziose lungo le sue guance mentre il suo cuore sembrava spezzarsi ancora di più ad ogni vibrazione del cellulare, ogni messaggio che non voleva leggere. Ma non poteva fare a meno di guardare lo schermo, di scrutare le parole che arrivavano, le parole che lo tormentavano. La parola "scusa" gli sembrava ormai insopportabile. Si alzò di scatto, agitando il cellulare tra le mani come se potesse liberarlo dal peso delle sue stesse emozioni, e lo scagliò lontano, nel buio angolo delle scale, lasciandolo lì a ignorare il mondo che lo chiamava.
Seduto sul gradino più alto, Jimin abbassò la testa, provando a raccogliere i pezzi della sua sanità mentale, ma il suo cuore sembrava non volerlo ascoltare. Cosa gli stava succedendo? Perché il vuoto lo stava consumando? Perché, nonostante tutto, quella maledetta sensazione di mancanza non lo lasciava mai?
Le parole di Jungkook continuavano a rimbombare nella sua testa, il suo sguardo pieno di emozioni confuse, il suo corpo che lo aveva spinto a quel punto. Come se fosse stato lui, l'unico che aveva avuto il coraggio di affrontare la verità. Jimin non riusciva a dimenticare quel momento, non riusciva a liberarsi dalla sensazione di essersi fatto male da solo, di aver spinto troppo, di aver creato una distanza che non avrebbe mai potuto colmare.
Proprio quando pensava che il dolore fosse insopportabile, una figura familiare apparve nell'angolo della sua vista. Un sorriso familiare, uno che non avrebbe mai potuto dimenticare. Yoongi. Il suo viso sollevò Jimin dal buio, facendo scivolare lentamente via una parte del peso che portava dentro. Si avvicinò senza parlare, sedendosi accanto a lui sulle scale, lasciando che il silenzio fra di loro riempisse il vuoto che Jimin sentiva dentro.
"Jimin," iniziò Yoongi, la sua voce calma, ma determinata, "tutti l'hanno sentita, la tua sfuriata con Jungkook. Non credo che tu volessi che la facessero tutti notare."
Jimin abbassò lo sguardo, sentendosi ancora più imbarazzato. Era come se la sua rabbia fosse esplosa fuori senza che potesse fermarla, e ora Yoongi gli ricordava che non solo aveva ferito se stesso, ma anche Jungkook. Non si sentiva in grado di rispondere, eppure qualcosa dentro di lui voleva esprimersi, voleva liberarsi da tutte le emozioni che gli bruciavano dentro.
"Mi scuso," sussurrò, la sua voce bassa, "non avrei dovuto alzare la voce. Non avrei dovuto... fare tutto questo."
Yoongi non disse nulla per un lungo momento. Semplicemente gli fece un cenno con la testa, come per dirgli che non era troppo tardi per rimediare. Ma poi, curiosamente, cambiò discorso.
"Però... se non ti dispiace, raccontami cosa sta succedendo veramente. Ho sentito parlare Jungkook, ma credo che ci sia molto di più."
Jimin si girò lentamente verso Yoongi, gli occhi ancora pieni di lacrime, ma questa volta il suo volto sembrava più sereno, quasi sollevato, come se avesse trovato in Yoongi una spalla su cui poggiarsi.
Si prese un respiro profondo, come se dovesse trovare la forza di dire qualcosa che aveva tenuto dentro per troppo tempo.
"È successo tutto al primo anno delle superiori," cominciò, la sua voce tremante ma sicura. "All'inizio non lo guardavo nemmeno troppo, ma poi... ogni volta che lo vedevo, seduto lì, da solo, sempre con i suoi panini all'uovo, mi sentivo... strano. Non sapevo nemmeno cosa fosse, ma guardarlo mi faceva sentire qualcosa dentro. E non riuscivo a smettere di pensare a lui. Ma non era solo una cotta passeggera. Era più profondo. Più intenso. Volevo essere lì con lui, anche se lui non sembrava nemmeno accorgersene."
Yoongi lo guardava attentamente, senza interrompere, lasciando che le parole di Jimin si liberassero senza ostacoli. Jimin sentiva il peso della sua confessione, ma c'era qualcosa di liberatorio nel raccontarlo.
"Poi, dopo un anno, sono dovuto partire per un po', per un trasferimento. Quando sono tornato, avevo perso tutto. Jungkook era già parte della band, già circondato da tutti, e io... io ero solo un'ombra. Non sono riuscito a dirgli niente. Non ho mai avuto il coraggio di parlare con lui, anche quando mi sono trovato di nuovo a pochi passi da lui, e anche quando avrei voluto... non riuscivo a dire una parola."
Jimin si fermò un attimo, come se quelle parole non bastassero, come se ci fosse qualcosa che non riusciva ancora a dire. "Quando è iniziato tutto questo... non mi aspettavo che sarebbe finita così. Non pensavo che avrei mai dovuto confrontarmi con lui, con i miei sentimenti. E ora? Ora sembra che tutto sia distrutto."
Yoongi rimase in silenzio per un lungo istante, come se stesse digerendo le parole di Jimin. Poi, con calma, gli disse: "Jimin... non c'è niente di sbagliato in quello che provi, mi sciocca solo il fatto che tu sia sempre stato innamorato di lui, è per questo che insistevi sempre così tanto con la storia delle lezioni, dovresti dirglielo sai"
Jimin guardò Yoongi, il suo cuore che sembrava un po' più leggero, ma ancora lacerato. "Non sono sicuro di essere pronto."
"Non devi esserlo subito," rispose Yoongi con un sorriso piccolo ma sincero. "Ma devi fare qualcosa. Prima che il rimpianto ti consumi."
Jimin annuì lentamente, con il cuore più sereno, ma il futuro rimaneva ancora nebuloso. Ciò che sapeva era che non sarebbe mai stato facile.
STAI LEGGENDO
ꜱᴛᴀʀʙᴏʏꜱ
Fanfictionʀᴇᴠɪꜱɪᴏɴᴀᴛᴀ ᝰ.ᐟ ᴡᴀᴛᴛᴘᴀᴅ 2019 Per Jeon Jungkook, la vita scorre tra accordi distorti, birre calde e prove nel garage di un amico. Leader dei Starboys, band liceale con più attitudine che disciplina, ha imparato a stare al centro della scena senza ma...
