otto (ヴ茨無)

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Quel lunedì mattina sembrava essere il riflesso perfetto del suo stato d'animo: un cielo grigio, un temporale leggero e un corpo stanco che camminava per i corridoi come un automa. Jungkook aveva passato tutta la notte a giocare alla PlayStation con i suoi amici, riducendo drasticamente le ore di studio e quelle di sonno. La terza ora era appena iniziata e, dopo essere riuscito a sfuggire a un'interrogazione che lo aveva messo in difficoltà, si trovava adesso a vagabondare alla ricerca di un angolo dove riposarsi.

Con passo pesante, attraversò il campus e si diresse verso il campo da pallavolo. Entrò nell'edificio secondario della scuola, camminando tra le scale secondarie che portavano agli scantinati. Il suono dei suoi passi risuonava vuoto mentre avanzava, ma non c'era nessuno intorno.

Si fermò in uno degli angoli più isolati, dove sapeva che nessuno avrebbe mai pensato di cercarlo. Aprì la porta pesante con un colpo e si ritrovò nel corridoio sotterraneo, un posto che sembrava essere stato dimenticato da tutti. La tranquillità di quel luogo desolato era quello che gli serviva, il silenzio che avrebbe placato la sua stanchezza. Ma proprio mentre si preparava a lasciarsi cadere su una delle scale, un altro corpo gli apparve davanti.

Jimin.

Lì, seduto, come se lo stesse aspettando.

"Ma sei sempre ovunque, Park. Perché mi hai seguito?" mormorò Jungkook, ancora mezzo addormentato.

Jimin lo guardò con un sorriso tranquillo, togliendosi le auricolari. "Non ti stavo seguendo. Sono venuto prima io," rispose con calma, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Jungkook lo guardò, un po' sorpreso, e poi si lasciò cadere sul pavimento con un sospiro di sollievo. La sua testa poggiò sullo zaino, cercando di riprendersi almeno per quella mezz'ora. Chiuse gli occhi e si godette il silenzio. Ma fu proprio allora che una melodia familiare gli arrivò alle orecchie, leggera e delicata.

"Stai cantando 'Stranger'..." mormorò Jungkook, riconoscendo immediatamente la melodia.

Jimin si fermò un attimo, poi sorrise, accennando un gesto di apprezzamento. "Sembrava non uscirmi dalla testa. Quando sono venuto da voi, ho deciso di scaricarla e scrivere il testo," spiegò, con una leggera sfumatura di imbarazzo nella voce.

Jungkook non poté fare a meno di sorridere, guardando Jimin. "Ti piace davvero?" chiese, interessato.

"È difficile per me ascoltare rock, preferisco cose più calme... ma questa canzone mi ha preso completamente," rispose Jimin, guardando il testo e poi sorridendo al moro accanto a lui. "Riesci a cantarla?" aggiunse, curioso.

"Posso provarci," rispose Jimin, mentre si preparava ad affrontare la parte musicale, mettendo in sottofondo la melodia. Si concentrò sulle prime note, il testo che cominciava a prendere vita tra le sue labbra.

Jungkook si girò lentamente, il suo corpo stanco ma ora totalmente sveglio. La voce di Jimin iniziò a farsi strada attraverso il silenzio dell'aula sotterranea. La sua voce era incredibilmente limpida, morbida ma potente al punto giusto. Jungkook rimase impietrito per un momento, sorpreso dalla qualità della performance, dalla delicatezza con cui il ragazzo eseguiva ogni nota.

Jimin continuò, ogni singola parola cantata con una precisione che lasciava senza fiato. Ogni sfumatura, ogni nota alta e ogni accento erano perfetti. Jungkook, sorpreso dalla sua capacità, si alzò impacciato, sentendo un'onda di ammirazione crescere dentro di sé. Si rese conto che, anche nelle parti più difficili, Jimin non aveva sbagliato nulla. Sembrava quasi che la canzone fosse stata scritta apposta per lui.

Alla fine, quando la melodia si concluse, Jungkook scoppiò in un applauso sincero, non riuscendo a nascondere la sua sorpresa e il suo apprezzamento per il talento del biondo.

Jimin lo guardò, il volto leggermente arrossato per l'imbarazzo, ma con un sorriso che tradiva la sua soddisfazione. "Grazie," disse timidamente, abbassando lo sguardo.

"Sei davvero bravo," commentò Jungkook, cercando di mascherare il suo stupore.

Jimin si alzò in fretta, come se volesse lasciare subito il posto. "Dovrei andare. Ti lascio un panino all'uovo, visto che non hai mangiato nulla oggi. Spero ti piaccia." Con un sorriso, lasciò il piccolo panino accanto a Jungkook e si avviò verso la porta.

"Jimin... Jimin, aspetta!" chiamò Jungkook, alzandosi di scatto, con un'espressione che tradiva una leggera agitazione.

Jimin si voltò, gli occhi pieni di curiosità. "Sì?" rispose, aspettando che Jungkook parlasse.

"Va bene... ti aiuterò con le lezioni di chitarra," disse Jungkook, guardandolo con uno sguardo deciso.

Jimin lo guardò per un attimo, gli occhi che si illuminavano per un istante, poi sorrise. "Grazie, davvero," rispose, felice per la proposta di aiuto. "Ci vediamo."

Jungkook lo guardò uscire, il cuore che batteva più forte di quanto volesse ammettere. Non capiva bene cosa fosse successo in quel momento, ma sapeva che qualcosa era cambiato. Si guardò il panino all'uovo che Jimin gli aveva lasciato, sentendo che quella semplice azione nascondeva una gentilezza che lo toccava più di quanto volesse ammettere.

Forse non era solo il suo talento a sorprenderlo.

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