Il vento gelido continuava a frustare il viso di Jungkook, ma non gli importava. Le sue mani erano fredde, intorpidite dal freddo e dalla rabbia, ma il suo cuore stava cercando qualcosa, qualcuno che potesse dargli una sensazione di calore, di sicurezza. Il pensiero di Jimin gli si affacciò nella mente come una piccola fiamma nella notte.
Mandò un messaggio veloce, sperando di ricevere una risposta immediata, ma il suo cuore batteva forte, come se aspettasse una conferma che non sapeva nemmeno di voler chiedere. Si passò una mano tra i capelli, cercando di calmarsi, ma il pensiero di quella discussione con suo padre lo aveva ancora stordito.
Pochi istanti dopo, le sue riflessioni furono interrotte da due mani che gli coprirono gli occhi, facendolo sobbalzare. Non ebbe nemmeno bisogno di girarsi per riconoscere la persona. Quel tocco, quella presenza, appartenevano solo a lui: Jimin.
"Hyung..." mormorò, una leggera risata sfuggì dalle sue labbra mentre le mani di Jimin gli venivano svelate. Girandosi, vide il sorriso del ragazzo, più piccolo di lui di una decina di centimetri, ma con una forza che lo faceva sentire protetto, amato.
"Mi scuso se ti ho fatto aspettare," disse Jimin, con un sorriso che sembrava voler sciogliere ogni tensione. "Non è che sei arrabbiato, vero?"
Jungkook scosse la testa, sorridendo di rimando. Non avrebbe mai potuto essere arrabbiato con lui. "No, non è così. Sei tu che mi fai dimenticare tutto."
Jimin lo guardò con una scintilla di curiosità negli occhi, ma lasciò che la conversazione fluisse naturalmente. Entrarono insieme nel bar, uno di quei luoghi che sembravano fuori dal tempo, un piccolo rifugio dove potevano parlarsi senza giudizio, senza la pressione delle aspettative altrui.
Si sedettero al tavolo, tenendosi per mano sotto il tavolo. Jungkook sentì il calore delle mani di Jimin avvolgerlo, una sensazione che gli dava conforto, come se nulla potesse andare storto quando erano insieme.
"Jungkook..." Jimin iniziò, guardando la sua tazza di cioccolata calda, ma Jungkook notò subito il suo tono più serio. "Volevo parlarti... ora che la band è finita... ecco, mi chiedevo, hai intenzione di continuare seriamente con me?"
Le parole del biondo gli arrivarono dritte al cuore. Per un momento, Jungkook rimase in silenzio, sentendo un piccolo nodo formarsi nella sua gola. Ma non era quello che pensava. Non era il momento di farsi sfuggire qualcosa di così importante.
"Ma certo, amore," rispose immediatamente, prendendo le mani di Jimin e stringendole delicatamente. "Non è mai stato in discussione. La band è finita, ma noi no. Io voglio stare con te, Jimin. Non è solo una fase, non è solo una cotta. È qualcosa di più."
Jimin abbassò lo sguardo, visibilmente sollevato ma anche impaurito, come se temesse che Jungkook lo potesse lasciare. "Avevo paura che... che tu mi avresti scaricato."
Jungkook lo guardò negli occhi, accarezzando con il pollice il palmo della sua mano, rassicurandolo. "Niente di tutto questo. Non ti scarico, non ti lascio. La nostra storia è più di quanto possiamo capire in questo momento, ma una cosa è certa: sono felice di averti trovato. Non voglio perdere questa felicità."
Jimin lo fissò, il sorriso che lentamente si diffondeva sul suo volto. Poi, con un respiro più profondo, sembrò prepararsi a dire qualcosa di importante.
"Allora credo che sia il momento di dirti una cosa..." iniziò, con una voce quasi tremante. "Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?"
Jungkook si lasciò sfuggire una risata, il cuore più leggero. "Come dimenticarlo? Sei caduto col culo in mezzo al corridoio, Aish, quanto ti faceva male?"
Jimin fece finta di offendersi, ma il sorriso che si dipinse sul suo volto tradiva la sua vera emozione. "Non è la prima volta che ti ho incontrato, Jungkook."
Jungkook lo guardò, confuso. "Cosa intendi dire?"
"Non ti ricordavi nemmeno il mio nome all'inizio, vero?"
Jungkook rimase sorpreso, ma Jimin continuò. "Mi sono innamorato di te da lontano, quel ragazzo che mangiava da solo il panino all'uovo... e successivamente del leader di una boy band."
"Non capisco," rispose Jungkook, aggrottando le sopracciglia.
"Quando Hyunbin è morto, ho perso un anno scolastico," spiegò Jimin, con un'espressione più seria ora. "E in quel periodo, ho perso ogni contatto con la mia crush, che in realtà eri proprio tu."
Jungkook si sentì un po' confuso, ma cominciava a capire. "Per questo mi hai chiesto di imparare a suonare, perché ero quel ragazzo di cui ti eri innamorato anni prima?"
Jimin annuì, lo sguardo morbido. "Esattamente. Sei stato la mia prima crush, e ora... sono il tuo primo ragazzo."
Jungkook rise, la sorpresa che gli dava un'incredibile felicità. "Aish, sei dannatamente adorabile, Minnie... dovevi dirmelo da subito! Sarebbe stato più facile!"
"Mi avresti mandato a quel paese, Pabo!" Jimin rispose, il sorriso che si allargava ulteriormente.
"Probabilmente... ma sono finito per innamorarmi del peggior scassa-cazzo della storia," Jungkook disse tra le risate, ricordando come Jimin fosse stato insistente all'inizio con le lezioni di chitarra.
Jimin ridacchiò, ma poi, con una scintilla maliziosa, aggiunse: "Non è che ti dispiace, vero? Dopo tutto, sono riuscito a incastrarti."
"Sì," rispose Jungkook con un sorriso smagliante. "Mi hai incastrato e non voglio che tu esca mai più dalla mia vita."
E in quel momento, tra le risate e le chiacchiere, tutto il resto scomparve. La fine della band, le difficoltà con i genitori, le incertezze del futuro... per Jungkook c'era solo Jimin, e con lui, sentiva di poter affrontare tutto.
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ꜱᴛᴀʀʙᴏʏꜱ
Fanfictionʀᴇᴠɪꜱɪᴏɴᴀᴛᴀ ᝰ.ᐟ ᴡᴀᴛᴛᴘᴀᴅ 2019 Per Jeon Jungkook, la vita scorre tra accordi distorti, birre calde e prove nel garage di un amico. Leader dei Starboys, band liceale con più attitudine che disciplina, ha imparato a stare al centro della scena senza ma...
