Quella mattina, Jungkook sentiva gli occhi di tutti bruciare sulla pelle di Jimin. Camminando accanto a lui nei corridoi della scuola, si accorgeva di come ogni sguardo sembrasse appiccicato alla figura del biondo, di come il silenzio, rotto solo da risatine sguaiate e bisbigliamenti malevoli, permeasse l'aria. Ogni passo che facevano insieme era come una camminata sotto l'assalto di uno stormo di occhi giudicanti, pronti a ferire con uno sguardo o un commento pungente.
Si fermarono davanti alla mensa scolastica, il chiacchiericcio e le risate si mescolavano a insulti e voci che viaggiavano tra i tavoli, come scie velenose. Jungkook si sforzò di ignorarle, ma era impossibile non notare quanto il suo amico fosse diventato il bersaglio di quelle parole inutili e crudeli.
Gli occhi del moro caddero sull'espressione affranta di Jimin, che sedeva al suo fianco, cercando di mantenere il controllo nonostante la vergogna evidente sul suo volto. Alcuni studenti ridevano, altri lo insultavano pesantemente, mentre altri ancora si limitavano a restare in silenzio, incapaci di intervenire. Un paio di occhi curiosi si girarono verso di loro, ma il resto era un susseguirsi di volti distorti dalla derisione.
Jungkook stritolò il pane all'uovo che Jimin gli aveva gentilmente offerto, le mani tremanti per la rabbia che gli bruciava dentro. Era una scena che non riusciva più a sopportare. Eppure, non poteva farlo, non poteva urlare o reagire come avrebbe voluto, perché c'era Namjoon seduto accanto a lui, che lo guardava con una calma che Jungkook invidiava.
"Stanno esagerando, hyung," intervenne infuriato, la voce un po' più alta del solito, non riuscendo più a nascondere il suo fastidio.
Namjoon lo guardò, consapevole della situazione ma cercando di mantenere il controllo. "Non puoi fare molto adesso. Nessuna rissa prima del festival, è contro le regole."
"Ma lo stanno bullizzando, cazzo!" Jungkook scattò in piedi, e la sua voce si fece più ruvida. "Che cavolo hanno da ridere?"
Namjoon gli fece un cenno con la testa, ma la sua voce rimase calma. "Calmati. Vedrai che tra qualche giorno si stancheranno e se ne andranno. Non fare il matto."
Ma Jungkook non riusciva a restare calmo. "Jimin è troppo debole per questo, hyung," ringhiò, guardando il gruppo di ragazzi che si trovava a pochi tavoli di distanza, incitando la derisione sul conto di Jimin con risate e parole sgradevoli. "O la smettono, o li faccio smettere io."
La rabbia cresceva in lui, e, senza dire altro, si alzò dal tavolo, il cuore che batteva forte per la frustrazione e la protezione che sentiva verso Jimin. Ignorò i richiami di Namjoon e si diresse verso il bagno, dove sapeva che Jimin era andato a nascondersi.
Nel corridoio, il silenzio era pesante, carico di tensione. Entrò nel bagno e, mentre percorreva le file di cabine, il suo cuore si serrò nel sentire un singhiozzo flebile provenire da una delle porte chiuse. Fece meno rumore possibile, cercando di avvicinarsi alla cabina, la sua pazienza ormai ridotta ai minimi termini.
Un altro singhiozzo, e Jungkook non ne poté più. Bussò alla porta con calma, ma la sua mano tremava leggermente. Il suono del battito ruppe l'aria, interrompendo il singhiozzo di Jimin. Non rispose, si limitò a scattare la serratura con un gesto deciso, aprendo la porta e trovandosi davanti a una scena che lo fece fermare un attimo.
Jimin era a terra, piegato su se stesso, cercando di nascondere le lacrime che gli rigavano il volto con le maniche della felpa. Il cuore di Jungkook si strinse. Si avvicinò senza dire una parola, ma il suo sguardo tradiva tutto il dolore che provava per il suo amico.
Sospirò, abbassandosi per sedersi di fronte a lui, mettendo una mano sulla sua guancia per alzargli il viso. Le lacrime scivolavano silenziose sulle guance di Jimin, mentre il biondo cercava di mascherare la sua sofferenza. Jungkook, con la sua calma preoccupante, gli asciugò delicatamente le lacrime, sentendo il suo cuore stringersi ogni volta che il biondo cercava di evitare il suo sguardo.
"Non starli a sentire, Jimin..." disse piano, con un tono che non lasciava spazio a dubbi. "Non lo sei, capisci? Non sei una troia."
Jimin tremò, le sue mani si strinsero sul suo volto, incapace di fermare le parole che gli bruciavano dentro. "E... perché lo dicono? Perché mi chiamano così?"
"È solo ignoranza, Jimin," rispose Jungkook, il suo tono ferma ma gentile. "È solo ignoranza. Dio mio, piccolo..." sospirò, scuotendo la testa. "Dovresti solo entrare in quella stanza e mandare tutto e tutti al diavolo. Smetterebbero subito. Queste lacrime non ti appartengono, non piangere, te ne prego."
Jimin lo guardò, il viso ancora segnato dalla tristezza, ma in fondo agli occhi c'era un piccolo barlume di speranza. La sua mano, tremante, cercò quella di Jungkook, come se cercasse un ancora di salvezza in un mare tempestoso.
"Possiamo farlo insieme?" chiese, la voce quasi impercettibile, ma carica di una richiesta silenziosa di aiuto.
"Insieme?" Jungkook sorrise, accarezzandogli i capelli con una dolcezza che contrastava con la rabbia che ancora sentiva dentro. "Sì, insieme. Va bene."
I due rimasero lì, uno di fronte all'altro, le mani intrecciate, mentre il mondo fuori continuava a girare. Ma per un momento, il caos, le risate, gli insulti... tutto ciò che importava era quel piccolo angolo di rifugio che avevano trovato l'uno nell'altro.
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𝑺𝑻𝑨𝑹𝑩𝑶𝒀
Fanfic|REVISIONATA⚠️ Wattpad 2020 Nella routine tranquilla e prevedibile di Jeon Jungkook, leader e chitarrista della band liceale Starboys, una nuova figura irrompe nella sua vita. Park Jimin, un ragazzo apparentemente introverso e nerd, nasconde una pa...