io e te siamo nati un po' così.
mi stuzzicavi e mi prendevi in giro dicendo che avresti dormito con me e chiedendomi di farti i massaggi. facevamo il giro della piazza e mi chiedesti il numero per aggiungermi ad un gruppo che non è mai esistito. bella scusa, comunque.
quella sera vi eravate vestiti tutti da donna e io ti prestai il mio reggiseno e ti truccasti nella mia camera. come ragazza eri pessimo, lascia che te lo dica, ma tutto sommato il trucco non ti stava tanto male.
ti struccai e facesti per tornare a letto e io invece ti provocai invitandoti a dormire con me per davvero.
giocammo a "obbligo o verità?" con gli altri fino alle tre e un quarto, tu eri con me sul mio letto, appoggiato alla mia spalla e io al muro che mi rinfrescava. ogni volta che toccava a noi, sceglievamo "verità", perché avevamo paura che ci obbligassero a baciarci, ma non tardammo a farlo: una volta spente le luci, non tornasti al tuo materasso, ma ci stringemmo lì nel mio, senza lenzuola e con un cuscino solo, io mi ero tolta gli occhiali e nella mia cecità ti diedi anche un calcio.
le nostre bocche erano vicine e potevo sentire il tuo respiro sulla mia pelle. allora mi baciasti per la prima volta. i tuoi baci erano sonori e profondi e le tue labbra morbide, le consumai. eravamo sul fianco uno di fronte all'altro, mi facesti segno di salire su di te ma avevo paura di pesare troppo, allora ti mettesti tu sopra di me. portai la tua mano al mio seno e mi toccasti piano e sentivo che ti piaceva. la stessa mano, la portasti all'elastico dei miei pantaloncini da basket, ma io non me la sentii e la spostai e tu lo accettasti senza fare storie perché avevi capito. ti addormentasti quando finalmente mi ero decisa a mettermi su di te e ormai si erano fatte le cinque. il sudore dell'estate aveva fatto in modo che le nostre pelli a contatto tra loro s'incollassero. facevi tenerezza mentre dormivi. mentre riposavi mi alzai e andai in bagno solo per guardarmi allo specchio: per la prima volta mi sentii bella, bella davvero.
quel giorno ci ignorammo per un po' perché non volevi che ci vedessero insieme, non ancora. fu solo più tardi, quando mi scrivesti di sedermi accanto a te, che fu tutto più chiaro.
io e te siamo nati un po' così.
tra i sedili di un pullman di ritorno verso casa, tu che dormivi sul mio seno e io che ti accarezzavo i capelli, nell'insicurezza del domani, vivendo sempre il momento perché ogni volta poteva essere l'ultima.è stato un po' così che ci siamo ritrovati, di nascosto qua e là, niente dimostrazioni d'affetto in mezzo alla gente, solo in privato. all'inizio era basato tutto sugli sguardi di sfuggita, sulle carezze fatte per sbaglio, sui sorrisetti timidi di chi ha il cuore a mille ma non vuol darlo a vedere e sul numero di sigarette che fumavi la notte quando facevamo l'alba al telefono perché eri nervoso e non ti sembrava vero di star parlando di nuovo con me.
ci siamo ribaciati nello stesso punto in cui mi lasciavi quando mi riaccompagnavi a casa, cosa che hai ripreso a fare ogni volta che ci vedevamo.
abbiamo ripreso a sfotterci per gioco, a frequentare gli stessi posti di allora e a correre a gambe levate per non farci scoprire quando non eravamo dove dicevamo di essere. ti sei fatto truccare di nuovo con solo la matita agli occhi e un po' di smalto nero alle unghie e abbiamo scoperto che portiamo la stessa taglia di pantaloni.
ci siamo ritrovati un po' così, di nuovo sui sedili di un pullman, che però questa volta portava al mare.
un po' così, in un letto diverso, questa volta a casa di tua zia, abbastanza grande per te e me e i gatti che si siedono sui nostri vestiti e con quattro cuscini al posto di uno, con un po' meno paura di toccarci.
un po' così, con le labbra sempre troppo vicine e il fiato sempre corto, con i nostri corpi stretti stretti anche se lo spazio è aumentato, ma con la consapevolezza che questa volta non ci perderemo, non di nuovo.
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Short Stories - Random Thoughts
Şiirraccolta di pensieri, riflessioni e dediche, in prosa ed in versi.