11• Capitolo

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-I don't wanna be an American idiot!!-
Saltai dal letto e, dopo essere finita per terra, alzai la testa e fissai la sveglia. Erano le dieci del mattino e il mio cellulare aveva squillato proprio durante un sogno erotico con Johnny Depp.
Sparatemi in testa violentemente.
Tastai il comodino in cerca di quel telefono di merda. Non mi sarei mai alzata dalla mia posizione comodissima: con il culo schiacciato contro il parquet.
-Eh?!- abbaiai dopo aver preso il telefono, contro chiunque ci fosse stato, indipendentemente se fosse stato Obama o la Merkel.
-Ehm... Sei Deborah?- sentendo la delicata voce di Maddie (perché, c'è da dirlo, pur avendola sentita solo una volta, in discoteca, ha una cazzo di voce da bimba), mi rialzai dal pavimento.
-Oh, Maddie. Scusa, dimmi tutto!- risposi docilmente, non me la sentivo di essere scortese anche con lei. Poverella, non mi ha fatto niente.
-Mica disturbo?- e in quel preciso momento mi arrivò una fitta allo stomaco, che mi ricordò di avere quel ciclo di merda.
-No...- strascicai, portandomi fino al bagno.
-Per l'uscita, sai... Ti va se usciamo oggi e andiamo solo a Central Park? Non me la sento di andare in discoteca, troppe brutte esperienze...- e la sentii fare uno strano verso con la bocca, come se stesse rabbrividendo. Io pure, dolcezza, io pure.
-Certo! Non ti...- altra fitta. -... Oooh... Preoccupare, tutto...- fitta. -... Oooookay! Ma ora devo proprio scappare, ciao!- chiusi in fretta il telefono e mi buttai pesantemente sulla tazza del water.

****

Quindici minuti e due litri e mezzo di sangue dopo, uscii dal bagno.
Dovrebbero dedicarmi un monumento solo per non essere morta dissanguata, dopo tutti i litri di sangue persi.
E - che Dio sia lodato - ieri sera non mi sono sporcata! Anche se è stata lo stesso una serata di merda.
Andai verso il letto, pronta a ributtarmici sopra, però, deve essere un fottuto crimine dormire di Domenica mattina, perché il mio cellulare ricominciò a squillare. Lo presi e guardai lo schermo. Dalle mie labbra uscii un verso di orrore, prima di premere il pulsante verde. -Che?!- gridai. Tutti stamattina? -Ehy, è da qualche giorno che non ci sentiamo...- giorni felici. -... Mi chiedevo.... Hai smesso di uscire con quella testa di cazzo?- chiese con quella sua odiosissima voce. Pensavo fosse morto. Perché non è morto?! Ero sicura che avesse sul viso quel suo molto facilmente odiabile ghigno. -No. Ciao.- si capisce che mi stava sul cazzo Kyle? -Oh, no! Aspetta! Ti va di uscire lo stesso?- sbuffai. Non mi ha cagata per cinque anni. Mi trasferisco, sono al centro del suo mondo. Che poi mi chiedevo... Dove viveva? Come si manteneva? Lui era di Seattle. Dall'altra parte del Paese! Parliamo di tremila chilometri di distanza, non erano pochi. -No. Ciao.- chiusi la chiamata e mi buttai sul letto. -Giuro che se il telefono squilla ancora, non risponderò delle mie azioni.- ma per mia fortuna, non suonò più.
Aprii gli occhi, sentendo qualcuno bussare alla porta.
-Sono le tre del pomeriggio, ci alziamo?!- mamma.
-Nah...-
-Muoviti. Tra cinque minuti devi stare giù.-
Sbuffai, ma mi alzai. Decisi che prima avrei chiamato Maddie, per sapere a che ora saremmo dovute uscire.
Dopo la telefonata, andai nell'armadio per vestirmi, visto che mancavano solo due ore.
-Ti sbrighi?- ancora mamma.
-Smettila, mà! Ora scendo, mi sto preparando!!- urlai. Per fortuna non rispose.
Finito di prepararmi, verso le quattro e mezza, scesi.
-Finalmente! Sono due ore che ti aspettiamo! Tutto sto tempo per sto schifo?!- mio fratello, Luke.
-E il vaffanculo, dove ce lo mettiamo? Sto stronzo.- gli sbraitai contro. -Modera il linguaggio, tesoro.- apparve magicamente mia madre dalla cucina. -Sì, okay, cià!- mi avviai verso la porta. Ricordandomi di vivere a New York, mi fermai con la mano sulla maniglia. Dovevo andare a Central Park e abitavo da tutt'altra parte. -Mà! Dov'è papà?!-
-Nello studio!- corsi verso lo studio di papà, per paura di arrivare in ritardo. Bussai e, senza aspettare una risposta, entrai. -Pà. Pà. Pà!- alzò lo sguardo dal suo pc, spronandomi a continuare. -Ti prego! Ti prego! Mi puoi portare a Central Park?! È urgenteeee!!- saltellai come una bimba. "È tardiii!!"
-Fammi prendere le chiavi e andiamo.-

***

-Grazie, pà! Ti amo! Poi ti chiamo, quando devi venire a prendermi!!- senza aspettare una sua risposta, chiusi la portiera e andai verso la ragazza vestita di bianco, Maddie. Intenta a guardare qualcosa. Anzi, qualcuno. No, non è vero. Mi fermai all'improvviso, alle spalle di Maddie, subito dopo aver visto il ragazzo che Maddie fissava. Perché lui è qui?
Maddie si girò verso di me, con sguardo disgustato. Si girò anche lui e, notandomi, sorrise. Io sorrisi a Maddie, che ricambiò, più o meno, il mio sorriso, poi fissai lui e alzai un lato del labbro superiore, presi Maddie per un braccio e, vedendolo venire verso di noi, accelerai il passo. No, cazzo, no!

Maledettamente StronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora