Terrore al parco

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Chattando chattando, l'appuntamento fu confermato. Oggi pomeriggio alle sedici e trent...oh cavolo, sono già le sedici e un quarto, e io sono: struccata, col pigiama e...in forte ritardo!
Metto velocemente la felpa con scritto "I'm not perfect" che mi avevo regalato *da sola* al mio compleanno, l'anno scorso. Infilo velocemente i jeans e le Converse nere, che hanno una specie di "tacco", e corro verso la cucina, dove il mio telefono era in carica. Lo staccai, presi la borsa e andai.

Per mia grande fortuna quel bar non è lontano, quindi posso raggiungerlo tranquillamente. Ecco il bar dove dovevamo incontrarci, per prendere qualcosa, e poi andare al parco lì vicino. Ed ecco Alberico.
Quei suoi occhi, un misto fra verde e azzurro, mi facevano impazzire. Lo salutai da lontano con la mano. Poi mi avvicinai. Prendemmo una crepes e poi andammo al parco a passeggiare.

Abbiamo parlato veramente un sacco, ci siamo conosciuti meglio e abbiamo riso tantissimo...dopo un pò ci stavamo per sedere sulla panchina lì vicino, ma lo riconosco. Era Antonio. Il mio ex. E si stava avvicinando. Non era proprio un ex, perchè lui pensava che io ero "sua", ma io lo odiavo con tutto il cuore. È cambiato tantissimo dall'ultima volta che lo avevo visto.

Mi si avvicina, mi prende la mano e mi avvicina a sè. Mi dice: -Che ci fai co' sto stronzo, torniamo a casa- mentre cercavo di liberarmi con un pò di rabbia addosso. Per fortuna Alberico mi si avvicinò e mi "liberò" dalla forte presa di Antonio. Però Alberico si presè un pugno vicino all'occhio. Gli usciva sangue. Io gridai verso Antonio: -Stronzo, hai visto che hai fatto?? Io non sono tua, lasciami stare, lurido verme a due zampe!-

Era quasi rassegnato, e se ne andò facendo segno del telefono, ora non so spiegarlo a parole. Quasi come per dire "Chiamami". Ma io non avevo intenzione di farlo. E mai ne avrò.

Mi precipitai verso Alberico. Il suo bellissimo viso era ricoperto di sangue. Per fortuna, nella mia borsa tengo sempre una garza. No, non sono strana, è solo che mio padre è infermiere e mi sembra utile portare qualcosa con me. Avevo nella borsa anche un altra cosa, ma non so dirvi cosa perchè ero troppo veloce nel prenderla che non vidi neanche cos'era. Sembravo davvero mio padre..

Fatto sta che andai da mio papà e gli dissi che lui era il fratello della presunta amica con cui avevo detto di dover studiare quel pomeriggio. Lo medicò, e lo portai a casa sua a piedi. Abitava anche vicino a casa mia. Gli dissi solo -Scusa- ma lui, quasi ridendo disse -Grazie principessa-

Perchè mi chiamava così, se a malapena mi conosceva? Fatto sta che mi sono sentita, per la prima volta nella mia vita, AMATA.

Lost in a your hug » Matteo TiberiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora