22 - Con i suoi segreti a fargli compagnia nella tomba.

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Wesley Thompson.



Eppure sono passati solo tre giorni. Perché mi sembra ne siano passati molti di più? Emetto un lamento nervoso verso il nulla, il mio più grande amico dietro queste sbarre. Nonostante io sia qui da solo, mi sento come se avessi costantemente mille paia di occhi puntati addosso. Come se mi avessero preso e buttato qui dentro, senza prima dimenticarsi di strapparmi via la privacy e la dignità. Sono esattamente tre giorni che mangio un pezzo di pane secco e una poltiglia composta da verdure schiacciate e dall'odore nauseante piuttosto discutibile mentre i due agenti novelli, coloro a cui hanno dato il compito di controllarmi fino all'esaurimento, graziano le loro papille gustative con cibi tutt'altro che genuini, ma sicuramente più di ciò che servono al sottoscritto.

Rimango immobile, seduto sul freddo e duro materasso della cella contenitiva, nel silenzio più assoluto. Non mi sono pentito della decisione. Non potrei mai farlo. Cherry aveva il diritto di andare avanti con la sua vita, senza che nessuno potesse bloccarla, metterle i bastoni fra le ruote. Questa è la via più veloce per permetterglielo, per permettere a quella ragazza di continuare a vivere, ignorando la verità che, senza ombra di dubbio, la distruggerebbe.

«Fighetta, hai avuto un buon risveglio, uhm? Degno del posto in cui ti trovi?»

Non avevo fatto caso al rumore disturbante degli scarponi. La voce tremendamente ironica e profonda mi fa alzare gli occhi al cielo perché, colui che sta per fare il suo ingresso nell'atrio dove si trova la mia momentanea abitazione, è Ivan Traka, ventunenne di origine russa impegnato da poco più di qualche mese a far rispettare la legge in questo sudicio posto. Ivan Traka alias coglione uno. Con l'aria da saccente e gli occhi color ghiaccio, capaci di immobilizzarti con un solo sguardo, è un semplice pallone gonfiato convinto di poter sollevare il mondo con il solo utilizzo del mignolo. Alzo gli occhi al cielo, preparandomi all'ennesima giornata in questo posto di merda.

«Mai quanto il tuo, vedo. Che c'è, la tua amichetta non ti ha voluto accontentare stanotte, vero? Per questo hai il viso così stanco?» domando allegro non appena Traka fa il suo trionfale ingresso nella stanza, alludendo alle pesanti e scure occhiaie che costeggiano il perimetro dei suoi occhi. Inarca un sopracciglio, visibilmente alterato, mentre io mi limito a scuotere la testa con un ghigno divertito stampato sul volto. «Hai dovuto raggiungere l'orgasmo da solo, Ivan? Mio Dio, mi deludi, ragazzo»

Fortunatamente, riesco a spostarmi in tempo dalle sbarre di metallo, poco prima che la furia del ragazzo si riversi su di esse. Il manganello sbatte innumerevoli volte contro il gabbiotto in cui sono rinchiuso, emettendo un fastidioso rumore metallico a cui non sono assolutamente abituato. Per colpa di esso, non riesco a mantenere gli occhi aperti, almeno finché il trambusto non cessa completamente. Quando li riapro, Ivan mi sta osservando in cagnesco, con il petto che si alza e si abbassa in modo veloce per via del troppo sforzo.

Lascia cadere il manganello nell'apposita fessura sulla cintura della divisa, allungando l'indice verso di me. «Non oggi, Thompson, che non è proprio giornata» sbuffa contrariato, osservandomi in malo modo ancora per qualche istante. Non passa poco tempo prima che il suo corpo esile e per nulla allenato si riversi sul divano di pelle marrone, posto esattamente accanto alla porta d'entrata. Scuoto la testa, tornando ad occupare la mia branda.

Nonostante non possa fare un granché qui dentro, sono tremendamente stanco. Da quando mi hanno arrestato non sono riuscito a chiudere occhio per più di qualche ora a notte, complici i pensieri che non mi hanno lasciato in pace nemmeno per un secondo. Per questo motivo, adesso, fatico a tenere gli occhi aperti. So che devo rimanere vigile e sveglio, per qualsiasi motivo, ma è difficile. Ma come una manna dal cielo, coglione due fa il suo trionfale ingresso, sbattendo violentemente la testa contro lo stipite della porta, troppo basso per un uomo della sua stazza. «Ma porca puttana!» esclama, infatti, subito dopo.

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