Cherry
Non faccio assolutamente niente per tre giorni. Sono passati tre giorni interi da quando Wesley mi ha lasciata sola, in salotto, senza dirmi le sue reali intenzioni. Tre giorni da quando mi ha baciata, forse per dirmi addio, forse per addolcire un po' la pillola. Sono passati tre giorni lunghi e uguali, senza un briciolo di emozione, senza nessun colpo di scena a ridargli un po' di colore. Ho fatto di tutto per non pensare alle sue parole, per non cercare di capire che cosa abbia deciso di fare, per cercare di dare un senso a tutto questo schifo. Mio padre è tornato a casa insieme a mio fratello la mattina dopo in cui Wesley è andato via. Mi hanno trovata in uno stato pietoso, con il poco trucco che avevo sugli occhi colato e il viso bianco cadaverico, o almeno, così mi hanno riferito dopo essermi svegliata da una dormita lunga dieci ore. Probabilmente loro sanno, loro sono al corrente della sua decisione... decisione di cui io non posso conoscere i dettagli, questa è la cosa che più mi fa stare male: non essere tra le persone di cui Wesley si fida, perché è questo quello che sembra.
Mi giro e mi rigiro tra le coperte, cercando di liberare la mente. In questo periodo non ho fatto altro che pensare, mettendo al secondo posto la mia vita, perdendola completamente di vista. Adesso ne sto riscuotendo le conseguenze. Se non ci fosse mio padre, probabilmente non mangerei neanche. Per questo motivo decido che, nonostante faccia male, questa situazione non deve più farmi perdere il controllo. Devo riprendere in mano le redini, comandare io. Sono io che decido. Lancio via le coperte che coprivano il mio corpo come una sorta di protezione, alzandomi velocemente e appoggiando i piedi nudi sul pavimento freddo. Un veloce sguardo fuori dalla finestra della mia camera, il cielo risulta sempre uguale ai miei occhi. Cupo e oscurato da innumerevoli nuvole grigie. Le stesse tonalità di colore in cui mi rispecchio in questo momento.
Mi avvicino allo specchio. Non posso credere di essermi ridotta in questo modo, a dover far di tutto per non cadere, per non toccare il fondo. Non solo le immagini di Jonathan prive di vita mi tormentano, non mi lasciano in pace, adesso anche il comportamento di Wesley mi fa contorcere lo stomaco. Non so cosa abbia fatto, ma non è sicuramente niente di buono. Nulla che io approverei, è forse questo il motivo per cui non me lo ha detto? Ormai non posso più pensarci, non posso più permettermi di crogiolarmi nei pensieri, avrà già compiuto la sua pazzia, a quest'ora. Sobbalzo sentendo la voce di mio fratello dall'altra parte della porta. Il suo vociare mi costringe a spalancarla, permettendo il suo ingresso nella mia stanza, ancora vestito del suo immancabile pigiama di pile azzurro.
«Ti disturbo?» domanda dolcemente, facendo qualche passo all'interno.
Scuoto la testa semplicemente. Da quando ci siamo chiariti, le cose tra di noi vanno piuttosto bene. Cerca sempre di iniziare una conversazione con me, soprattutto quando mi ritrova troppo assorta nei miei pensieri. Gli sorrido teneramente, invitandolo a sistemarsi sul mio letto sfatto. Aron non si fa problemi, buttandosi con tutto il suo peso sul materasso, facendolo rimbalzare debolmente.
«Pensavo di andare a fare un giro in centro, oggi. Ti va di accompagnarmi o hai intenzione di rimanere chiusa in questa stanza ancora per molto?» domanda ancora, con un piccolo ghigno dipinto sul volto.
Alzo gli occhi al cielo, continuando a sistemare i libri sparsi sulla scrivania.
«Sta iniziando a esserci puzza di morto, qui dentro»Lascio cadere un libro che tenevo tra le mani, voltandomi verso di lui. Lo osservo mentre guarda distrattamente la stanza, con il viso rivolto verso il soffitto con delle ridicole stelle ancora attaccate. Mio padre me le aveva messe quando avevo circa otto anni, da quel momento non le ho più tolte. Per quanto siano infantili, danno un tocco di leggerezza alla stanza.
«Non infierire» mugugno, lanciandogli una lunga occhiata. Prendo un profondo respiro, scuotendo la testa, sotto il suo sguardo attento e curioso.
«Non ne ho voglia, Aron. Dovrei uscire e far finta che vada tutto bene, che tutto scorra normalmente come al solito?» domando in modo ironico, alzando gli occhi al cielo.
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Forgotten Murder
General FictionUn segreto nascosto. Nessun ricordo. Hanno tentato in tutti i modi di insabbiare ciò che è successo quella notte, così come hanno tentato di dimenticare. Hanno mentito a tutti, lo hanno fatto per proteggersi a vicenda. Non sono a conoscenza di ess...