11 - La droga.

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Cherry



I giorni passano lenti. Trascorro la gran parte delle ore rinchiusa in camera mia, con il solo rumore dei miei pensieri a farmi compagnia. La mia mente si sta annebbiando gradualmente. Da quando il Detective Green ha minacciato di indagare su ciò che nascondiamo, ho paura a mettere piede fuori casa. Mio padre mi ha convinta solamente ieri a fare due passi nei dintorni del quartiere, senza però mai sforzarmi. Ha notato anche lui il cambiamento radicale che ho avuto dopo la conversazione con l'Agente e, ovviamente, non l'ha presa bene. Sa di non poter dire nulla dato che ha prontamente spento il registratore prima di pronunciare quelle parole, quindi sarebbe la mia versione contro la sua. In tutto ciò, non sono riuscita a rimanere serena quando sono uscita a prendere una boccata d'aria, riuscivo solamente a guardarmi intorno, dietro, ovunque. Chiunque mi avesse notata da lontano avrebbe pensato che fossi una pazza appena uscita dal manicomio. L'unico spiraglio di luce è la visita che mi farà oggi Wesley, dopo esattamente otto giorni di completo silenzio. Non ci siamo sentiti, mai un messaggio, mai una chiamata. Non ho sentito tanto le conseguenze di questo nostro comportamento, anche perché sono stata io la prima a non cercarlo. Sentivo di non averne bisogno. Oggi invece, quando mi ha chiamata, ho capito che in realtà avevo davvero bisogno della sua vicinanza. Forse non volevo ammetterlo a me stessa, forse sto semplicemente cambiando per via della situazione in cui ci siamo ritrovati. Sapere che ha nascosto qualcosa su Jonathan mi ha fatto impazzire, ma ho smesso di pensarci qualche giorno fa quando mi sono detta che non ho il diritto di conoscere ogni sua sfaccettatura. Se non mi ha voluto rivelare alcuni suoi segreti, probabilmente non erano così importanti da essere condivisi. Oppure, sono talmente importanti da non poter essere divulgati. Chi lo sa.

Dopo una breve camminata in pigiama per il corridoio della zona notte, decido di scendere in salotto per aspettare l'arrivo del mio amico. Non so come andrà l'intera giornata, non voglio neanche pensarci. Prendo una tazza grande e la riempio di the nero fumante prima di sedermi sul divano e accoccolarmi sulla coperta. Il freddo sta cominciando a scendere sulla città e questo clima non fa altro che aumentare la tristezza nel mio animo. Sorrido tra me e me quando mi rendo conto di non possedere neanche la voglia per accendere il camino. Mi passo una mano tra i capelli scuri, mentre con l'altra tengo ben salda la tazza fumante. I miei pensieri fanno talmente tanto rumore da farmi venire il mal di testa. Mi stringo ancora di più nella coperta, cercando di ripararmi dal freddo come meglio posso, finché non sento dei passi pesanti scendere veloci dalle scale.

«Tesoro, stai bene?» La voce di mio padre rimbomba nella stanza silenziosa, facendomi girare nella sua direzione. Annuisco lentamente, guardando con attenzione il completo lussuoso che indossa. Un semplice completo nero, compreso di cravatta rossa. Sorrido involontariamente, ricordando della riunione saltata per causa mia e che, probabilmente, è stata spostata a oggi. Intuisco che si sia avvicinato a me non appena sento un forte profumo da uomo attraversarmi. «Io devo andare a parlare con i miei colleghi di questioni importanti di lavoro, probabilmente farò tardi... se hai bisogno di qualcosa, però, non esitare a chiamarmi» annuncia velocemente, lasciandomi un dolce bacio sulla fronte prima di correre verso la porta d'ingresso, che apre e richiude senza che io neanche me ne renda conto.

Rialzo lo sguardo solamente quando sento la voce di Wesley che mi attira come una calamita. Allungo il collo per sbirciare al di fuori della finestra che da sul viale di casa mia. Ciò che vedo è un ragazzo tutto imbacuccato, munito di felpa e giaccone, che muove istericamente le braccia davanti a mio padre che, in tutta la sua eleganza, rimane immobile. Purtroppo non riesco a capire ciò che si stiano dicendo, ma il moro sembra tremendamente preoccupato. Lo sguardo di mio padre non posso vederlo dato che rimane di spalle alla casa, perciò non riesco neanche ad intuire. Prima di separarsi, noto l'adulto appoggiare la mano sulla spalla del ragazzo in modo frettoloso per poi avviarsi verso l'auto scura parcheggiata davanti al ciottolato. Parte velocemente, lo percepisco dal rombo che risuona dopo qualche secondo. Mi guardo per un attimo intorno prima di alzare le spalle, non so neanche se mio fratello sia a casa. Da quando sono arrivati gli sbirri in queste mura, fa di tutto per rimanerci il meno possibile. Sobbalzo non appena sento la serratura scattare e rivelare l'immagine di Wesley con il volto bianco e la punta del naso un po' arrossata — mio padre gli ha dato un paio di chiavi di riserva, per qualsiasi evenienza, così ha giustificato il gesto. Nei giorni in cui non ci siamo sentiti, ha avuto modo di parlare con mio padre. Quest'ultimo mi ha riferito alcune cose, ma niente di particolare. Stanno cercando di risolvere la faccenda per conto loro mentre io rimango in disparte a combattere contro me stessa per impedire che la mia mente si sgretoli completamente. Osservo Wesley levarsi la giacca e appenderla ordinata sull'attaccapanni di legno, posto davanti all'entrata. Subito dopo mi sorride, avvicinandosi a me per poi sedersi sulla poltrona al mio fianco.

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