Capitolo 26: Haven

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Haven

18 Dicembre 2017

Nevica.

È la prima neve di questo lungo inverno, e fuori ci saranno meno di tre gradi.

La neve crea silenzio; la neve è la pace dei sensi per i solitari.

A me piace la neve, anche se oggi mi fa sentire triste.

Avalon mi aveva promesso di passare gli ultimi giorni dell'anno nello chalet in montagna, ma sicuramente ci porterà Bradley, perchè non riterrà opportuno venirci con me, che l'ho trattata come una pezza da piedi, in quest'ultimo periodo.

Oggi decido di indossare uno dei completi che mi ha regalato l'altro pomeriggio. È una felpa nera dell'Adidas, con la firma che si ripete lungo entrambe le maniche e un paio di pantaloni identici alla felpa, stretti alle caviglie e incredibilmente caldi.

Diceva che le piaceva un sacco, ed anche se so che questo non cambierà nulla, magari le farà piacere sapere che ho apprezzato i suoi regali.

E forse, sarebbe anche ora che le regalassi anch'io qualcosa.

Magari a Natale. Potrei portarglielo a casa.

O spedirglielo. No, questo sarebbe da vigliacchi.

Prima di uscire di casa, mi accerto che sia tutto in ordine prima del ritorno dei miei genitori. Non voglio che pensino che abbia passato la serata ad oziare sul divano, anche se è in realtà è quello che ho fatto.

Per mio padre dovrei studiare, prepararmi per i test d'entrata al college.

Per mia madre dovrei diventare una brava donnina di casa e imparare le cose basilari, come lavare i piatti, asciugare i panni e stirare.

Per me dovrei soltanto giocare a basket. Ed ora si è aggiunta anche Avalon alla brevissima lista.

Appena metto piede nel corridoio di scuola, la vedo venirmi incontro.

È assurdamente bellissima con le guance rosse per il freddo e il paraorecchie bianco.

È vestita elegante come al solito, con un cappottino nero lungo fin sotto il sedere, dei leggins neri e un paio di stivaletti dello stesso colore.

« Haven. » mi chiama, e mi ha quasi raggiunto.

Ed io, con un groppo alla gola che non riesco a spiegarmi, all'ultimo, decido di darle le spalle e di sparire dalla parte opposta del corridoio, confondendomi tra gli altri studenti.

Mi richiama di nuovo, provando a seguirmi. Ma le risulta difficile. Dopotutto inseguire un playmaker del basket non è affatto facile.

Mi avvio velocemente nella classe di letteratura inglese, dove prendo posto e cerco di regolarizzare il respiro.

Beverly mi raggiunge un istante dopo, e sembra quasi infuriata.

« Haven, ma porca puttana! Fai sul serio? Ha provato a seguirti e tu le sfuggi come se stessi giocando a basket? Andiamo, che problemi hai? »

La guardo aggrottando la fronte; lei non può sapere. È più che normale che reagisca in questa maniera.

Per cui mi affretto a risponderle.

« Le ho detto che la amo. »

Beverly si prende del tempo per concretizzare le mie parole; si accascia sulla sedia di fronte al mio banco, e rimane a bocca aperta per circa cinque minuti, senza dire una parola. Mi guarda come se non riuscisse più a parlare, e un pò mi fa ridere.

Violet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora