Capitolo 24: Avalon

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Avalon

8 Dicembre 2017

La notte mi ha portato consiglio. E nonostante il silenzio telefonico di Haven, sono determinata nel fare ciò che ho programmato una volta aperto gli occhi stamattina.

Mi sono truccata, leggermente, per non dare troppo nell'occhio.

Ho indossato una felpa rosa con la zip, un paio di leggins grigi e ho raccolto i capelli in una coda di cavallo, usando un elastico morbido. Per oggi posso anche fare a meno della mia collana di perle.

Fortunatamente Abby ha sospeso gli allenamenti fino al termine delle vacanze natalizie, e a quanto ne sappia, anche per la squadra di basket questi sono gli ultimi giorni.

Per cui ho tutto il tempo di fermarmi alla caffetteria all'angolo di scuola, acquistare una briosche alla nutella e un succo all'ace, per poi avviarmi verso la palestra. Ho il cuore che mi batte forte nel petto e non vedo l'ora di incontrarla.

Faccio il mio ingresso in palestra, e nonostante l'odore spiacevole, arriccio il naso e avanzo diretta verso gli spogliatoi.

I miei passi risuonano sul pavimento lucido del campo da basket.

E mentre mi domando cosa si provi nel giocare ad un gioco cosi difficile, una risata sconnessa spezza il silenzio della palestra.

E mi fermo esattamente al centro del campo, con in mano la colazione che avevo portato alla ragazza a cui stavo per affidare il mio cuore.

E che ora lo sta calpestando malamente.

Haven è con Lexi; sono sole, e quest'ultime ride, spingendola contro la parete e finendole addosso.

Haven è al muro, e Lexi le blocca ogni via d'uscita con il suo metro e ottanta di altezza.

Le addenta una spalla, interrompendo la sua risata fastidiosa, ed Haven chiude gli occhi, abbandonando il capo contro la parete.

Mi bruciano gli occhi e le mani mi tremano; ho paura che possa cadermi la roba dalle mani, ho paura di scoppiare in un pianto isterico.

Non è vero quello che sto vedendo, non è vero quello che sto provando.

Eppure me ne sto lì, ferma come un'idiota a guardare quella scena pietosa.

E poi Haven apre gli occhi, accorgendosi finalmente della mia presenza.

Vedo soltanto le sue labbra pronunciare il mio nome. Poi do loro le spalle e corro via, questa volta senza riuscire a trattenere le lacrime. Non sento la sua voce che continua a pronunciare il mio nome, mentre mi insegue. Non sento più nulla, soltanto un fischio continuo nella testa.

Corro forte, fortissimo. Getto la colazione nel primo bidone dei rifiuti che mi capita a vista d'occhio, e corro dentro scuola, percorrendo i corridoi a vuoto.

Fino a quando trovo conforto nel bagno, spalanco la porta e mi inginocchio davanti al gabinetto, gettando fuori tutto il mio dolore.

Sono un completo disastro quando dieci minuti dopo osservo la mia figura nello specchio; ho gli occhi rossi per il troppo pianto, la bocca amara e il trucco sbavato, come una prostituta dopo il suo servizio.

A cosa ti sei ridotta Avalon Green? Cosa ne hai fatto della tua dignità? Correre dietro una ragazza, piegarsi al suo volere? Cosa ne è stato della ragazza fine ed elegante la cui unica cosa importante era la sua collana di perle?

Perchè ti stai facendo questo? Perchè stai cadendo in un baratro senza fondo?

Se continuo a tormentarmi in questo modo, finirò per rovesciare nuovamente.

Violet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora