Capitolo 8: Avalon

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Avalon

17 Novembre 2017

Sono trascorsi due giorni da quella disastrosa serata.

Ormai, in quest'ultimo periodo, la mia vita è un susseguirsi di cose assurde.

Prima il gioco della bottiglia ad Halloween, poi le litigate con la Andrews per i corridoi della scuola, le umiliazioni pubbliche ed infine quel morso sul collo in piscina.

Non so quale sia stato il suo fine, in quel momento. E forse non voglio neanche saperlo. È rimasto il segno; violaceo e bello grosso, proprio alla base del collo. E serve a poco nasconderlo con strati di fondotinta. Resta sempre lì, a stonare con la mia pelle chiara. Neanche la collana riesce a coprirlo del tutto.

Ed ora, mentre sono davanti allo specchio con la spugnetta del makeup tra le mani, ci passo le dita sopra, carezzandolo.

Il problema è che non mi ha fatto male. Mi ha soltanto provocato una serie di brividi lungo la schiena. E poi la rabbia che ne è venuta fuori dopo, è stata soltanto una conseguenza negativa a ciò.

Le ho tirato un ceffone in pieno viso, e quando sono corsa via, il palmo della mano mi bruciava un sacco. Non avevo mai schiaffeggiato nessuno. Neanche una bambola. E mi è toccato farlo ad Haven Andrews.

Sono due giorni che tento di evitarla a scuola. Durante le lezioni in comune, arrivo all'ultimo minuto, e al suono della campana, mi fiondo fuori dall'aula prima che abbia il tempo materiale di raggiungermi.

E sono diventata un asso nello sfuggirle.

Ma non posso andare avanti cosi. Dopotutto la mia reazione è stata causata da un suo morso, e non perchè volessi farle del male.

Tra l'altro, prima della festa in piscina, mi ero anche ricreduta sul suo modo di giocare a basket.

È davvero brava. E non perchè lo dicono tutti, ma perchè sono stati i miei occhi a vederlo, a poterlo affermare.

È veloce, quasi invisibile tra le sue compagne. Da quel che ne so, rappresenta a pieno il ruolo del playmaker, che dev'essere agile, scattante, veloce. E sopratutto dev'essere il più basso della squadra. Ed Haven è alta quanto me, che raggiungo scarsamente il metro e settanta.

Ero sincera quando le ho fatto i complimenti, anche se il gesto compiuto subito dopo, forse lascia dubitare.

Sono rimasta in silenzio sugli spalti più alti per passare inosservata, e mi sono gustata la partita in sacrosanta pace.

Volevo proprio vedere il talento di Haven Andrews. E questo c'era effettivamente, non posso negarlo.

Le sue azioni, i suoi passaggi studiati. La sua espressione concentrata e poi sorridente dopo un canestro andato a segno; sono meglio di qualsiasi porno abbia mai potuto vedere in vita mia.

È imbarazzante pensare che vedere Haven giocare a bakset mi ha eccitata, e non poco.

Ma questo non vuol dire nulla. Sono i miei ormoni impazziti, prima o poi passerà.

O comunque me la farò passare io, in un modo o nell'altro.

È quasi ora di scendere in cortile, dove Adrian mi aspetta per accompagnarmi a scuola.

Ho indossato la sciarpa cashmere rosa, che mi regalò mio padre lo scorso anno, per Natale. Un tentativo in più di coprire questo livido viola sulla mia pelle.

Violet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora