Capitolo 14: Avalon

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Avalon

23 Novembre 2017

Credevo possibile l'impossibile, e l'impossibile possibile.

Un gioco di parole assurdo. Qualcosa di troppo complicato per il cervello umano. Elaborarlo, far proprio questo pensiero, capire a cosa si riferisca di preciso... non è semplice. Varia da persona a persona, non è per tutti la stessa identica cosa, e ciò lo rende ancora più difficile.

Ad esempio: io credevo fosse impossibile che una ragazza come me riuscisse a farsi toccare da una come Haven. Credevo impossibile poter riuscire a far parte del suo mondo, o viceversa.

Credevo di poter vincere sempre, in qualsiasi caso, in qualsiasi occasione. Avalon Green è nata per vincere.

Finchè sulla sua strada è comparsa una degna avversaria, che di vittorie ne ha viste più della sottoscritta.

E questa sera, lei ha super vinto. Due volte.

La prima oggi pomeriggio, in camera mia, quando le ho confessato della mia verginità.

Ed ora, dopo la cena di Ringraziamento.

È stata fantastica, più di quanto credevo fosse capace.

Non è solo immagine la sua, è davvero tosta come sembra.

È riuscita a tener testa ai miei genitori come io non ho mai fatto in questi diciotto anni di vita.

Sembrava che nulla potesse abbatterla, che fosse solida come una roccia. Sembrava una macchina da guerra, con la risposta sempre pronta ed il sorriso facile.

È poggiata alla ringhiera del mio balconcino e fuma la sua seconda sigaretta.

Dopo cena, i miei sono usciti per raggiungere una coppia di amici in un locale. E noi due siamo rimaste da sole nella mia immensa villa. La cosa dovrebbe spaventarmi. E forse in realtà è cosi, ma come al solito, per ammettere una qualsiasi cosa, mi ci vuole parecchio tempo.

« Dovresti smetterla di fumare. Non ti fa bene. » le dico, senza guardarla negli occhi. Il cielo è stellato, è una bellissima serata d'inizio inverno.

Haven però sembra avere caldo; ha tolto il cardigan ed ha sollevato le maniche della camicia fin sopra al gomito. È maledettamente sexy cosi, con le treccine che le ricadono sulla spalla sinistra, la sigaretta stretta tra le labbra e gli occhi socchiusi.

Mi costringo a smettere di guardarla. Perchè devo continuare a comportarmi da bambinetta infantile?

Con un lancio preciso, getta il mozzicone ormai terminato fuori dalla recinsione del nostro giardino e poi si volta a guardarmi, incrociando le braccia al petto.

« Lo so. Ma quando sono nervosa è l'unica cosa che riesce a calmarmi. »

La guardo aggrottando le sopracciglia.

« E perchè mai ora sei nervosa? La parte difficile è passata da un bel pezzo, ormai. »

Lei si mordicchia il labbro inferiore e mi scruta. Sembra sovrappensiero, per cui mi limito a distogliere lo sguardo dal suo, puntandolo altrove.

« Sono nervosa perchè siamo da sole. In questa casa troppo grande e buia. Sono nervosa perchè sono con te. E a differenza delle altre volte, mi sento... »

Violet Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora