7. Your soul knows both sides.

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«Buongiorno miei cari raggi di sole!» Spalancando energicamente la porta, un Kuroo sorridente fece il suo ingresso nell'aula. Quel giorno indossava una semplice camicia marrone, dei pantaloni eleganti beige e un trench lungo fino alle caviglie del medesimo colore. Posando la sua valigetta sulla cattedra, si rivolse agli studenti che, al contrario suo, avevano tutti un'aria mezza morta e mezza addormentata. Come biasimarli, del resto.

«Come avete trascorso la prima notte da morti? Vi siete divertiti, a non dormire? È stata un'esperienza interessante, quella di fissare il soffitto o, peggio, il retro delle vostre palpebre, rinchiusi nel mondo confortevole e autodistruttivo creato dalla vostra mente?»
Grazie a tre semplici domande, l'insegnante aveva già catturato la più completa attenzione di tutti i suoi studenti.

«Sapete una cosa? Ero un insegnante di letteratura, prima di morire. Il mio ambito preferito è sempre stato quello inerente alle figure retoriche. Le avete studiate, no? Le figure retoriche, come definizione generale, sono quegli artifici nel discorso volti a creare un particolare effetto. A me è sempre piaciuto il climax. L'avrete studiata, no? È una delle figure più usate in assoluto, adattabile a ogni campo letterario esistente. A partire da un testo poetico in endecasillabi e arrivando poi alle opere teatrali, spaziando persino nei romanzi moderni. Ebbene, il climax, detto anche gradazione ascendente, "è una figura retorica che consiste nel disporre più elementi del discorso secondo un ordine basato sulla crescente intensità del loro significato al fine di creare un effetto di progressione che potenzia l'espressività del discorso". Che definizione lunga, eh? In parole povere, il climax è quella parte del discorso il cui scopo è creare tensione, per poi scioglierla alla fine del testo.

«La vita è un po' come un sonetto pieno di climax, non trovate? Un testo pieno di momenti di tensione in grado di tenerci col fiato sospeso per chissà quanto, chissà quanto, chissà quanto, perché non sapremo mai quando arriverà lo scioglimento finché non giungeremo alla sua lettura. Il climax dà intensità al sonetto così come i momenti di tensione danno intensità alla vita. Immaginate che noia sarebbe la vita senza nulla di nuovo, senza nulla di emozionante, senza nulla a stimolarci. Immagino che parecchi di voi conoscano benissimo questa situazione.

«Il climax, nella maggior parte dei casi, va a creare una tensione negativa. Una tensione scomoda, una tensione che ci fa venire la pelle d'oca, una tensione cui non vediamo l'ora che finisca. Proprio come nella vita, no? Certe volte la tensione è tale da farci desiderare non solo che quella situazione giunga al suo termine, ma che la vita stessa giunga al suo termine perché, in fondo, se dev'essere tutto così angosciante, Dio mio, fatela smettere, fatela finire, è tutto così sfiancante, tutto così privo di senso. Qual è lo scopo di questa tensione? Farci stare peggio di prima perché non si è sciolta nel modo in cui desideravamo? Farci stare peggio di prima perché il sollievo dello scioglimento non è sufficiente a bilanciare l'angoscia precedente? Pensateci. Qual è lo scopo di questo climax, qual è lo scopo di questa tensione, secondo voi?»

Kaori, seduta in fondo all'aula al fianco di un'altra ragazza un po' più piccola di lei, alzò timidamente la mano e Kuroo le cedette la parola. «Per... Insegnarci ad affrontare meglio il climax successivo?»

Kuroo annuì, soddisfatto, e continuò con il suo discorso. «Esattamente. Per farci crescere. Per insegnarci ad adottare dei meccanismi di difesa salutari, per darci una lezione su come affrontare la Vita. Ma poi? Una volta che abbiamo imparato queste cose, come le utilizzeremo? Che senso ha affrontare continuamente tutta questa spiacevole e pungente tensione, se poi non arriviamo mai da nessuna parte? C'è solo tensione e basta, nella vita?

THE MIDDLE OF NOWHERE, sakuatsuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora