Prologo. I was already missing.

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2 maggio 2017; ore 20:05.

Per Sakusa Kiyoomi era un giorno come un altro, il due maggio del 2017.

L'ennesima giornata trascorsa a disegnare su tele e muri e a guardare qualche partita sportiva alla televisione per cui non provava alcun interesse. L'ennesima giornata cominciata con una colazione composta da latte di soia e cereali; l'ennesima giornata passata a fissare le consegne dell'Università online che frequentava e che mai avrebbe terminato; l'ennesima giornata terminata senza aver concluso nulla di concreto. Un giorno come un altro, scandito dalla routine priva di stimoli e potenzialmente autodistruttiva che caratterizzava la sua sfiancante esistenza.

Agli occhi degli altri, Sakusa Kiyoomi stava bene. Aveva tutto quello che potesse desiderare dalla vita: un appartamento tutto suo, un migliore amico disposto a fare qualsiasi cosa per lui, una famiglia benestante, stabilità economica, talento artistico, immaginazione creativa. Non gli mancava nulla. Che altro avrebbe potuto chiedere? Era questo il motivo a causa del quale proprio non riusciva a comprendere perché si sentisse anestetizzato a quel modo. Perché il suo cuore non era in grado di provare interesse verso le attività che un tempo lo appassionavano? Perché la sua mente non riusciva a cogliere le opportunità e, anzi, pareva evitarle di proposito? Qual era l'elemento che l'aveva gettato nel pozzo senza fondo dell'accidia?

Gli spettatori appostati nella platea della sua quotidianità non vedevano altro che la facciata accuratamente costruita da Kiyoomi per evitare di far preoccupare le poche persone a lui care. Nessuno lo vedeva la sera, solo nel letto, con un'espressione pietrificata in viso e un nodo alla gola, e alla testa, e allo stomaco, e ai polsi incapaci di sciogliere quei nodi che rendevano la sua vita così stretta, e soffocante, e fiacca, e faticosa.

Nessuno lo vedeva mentre svaniva lentamente,
perso nei ricordi della vita di qualcuno
che non era neanche più lui.

Kiyoomi non sapeva chi fosse Kiyoomi; non lo riconosceva più. Era solo un lontano ricordo, come quando la fine delle scuole medie separa due amici d'infanzia e, nel momento in cui si rincontrano anni dopo, non sembrano neanche più loro stessi, né nel carattere, né nell'aspetto. Ognuno dei due è una persona completamente diversa dal ragazzino allegro e solare con cui erano soliti impiastricciare i banchi e venire sgridati dalle bidelle. L'adulto che si ritrovano davanti ora appare distante, come se fosse fisicamente presente sul posto ma avesse, al tempo stesso, la mente smarrita chissà dove.

Kiyoomi si sentiva esattamente così: in un punto indefinito della sua vita, probabilmente in terza o in quarta superiore, la sua anima si era come scissa dal suo corpo, non lasciandone altro che un guscio vuoto. E quel guscio aveva continuato a sopravvivere, aveva continuato ad esistere, aveva finto che tutto stesse andando per il meglio nonostante si sentisse disconnesso dalla realtà effettuale del mondo. Come se un'essenza esterna avesse scollegato il cavo che univa la sua anima al tempo presente della dimensione terrena.

Per Sakusa Kiyoomi era un giorno come un altro, il due maggio del 2017, nonostante fosse il giorno in cui lui sarebbe svanito del tutto. Il vento della Vita soffiava con una prepotenza inenarrabile e il ragazzo sentiva di non avere più le forze di mantenere viva la fiamma ormai fioca della sua umanità. A Kiyoomi, ormai, non faceva più alcuna differenza. Era svanito già da tempo, ancora prima della notte in cui soffocò quella debole fiamma, fragile come la sua precaria condizione mentale.

Era già svanito da tempo,
e di lui non ne era rimasto altro che
la sua ombra e i suoi rimpianti.

Chi era, Sakusa Kiyoomi? Chi era veramente, quando neanche lui conosceva più se stesso?

Invisibile.
Solo e soltanto invisibile.

Invisibile agli occhi menefreghisti degli estranei,
invisibile agli occhi ingenui della sua famiglia,
invisibile agli occhi pieni di vita dei suoi amici,
invisibile ai suoi stessi occhi, trapassabile come una mano che cerca di carezzare la guancia di un fantasma.

Giorni sprecati, soffocati, buttati all'aria e uccisi dal suo non riuscire ad affrontare la Vita, sognando i momenti che mai avrebbe potuto recuperare e fantasticando del futuro che sarebbe potuto essere e che mai sarà. Gli sembrava di aver perso traccia del sentiero dell'esistenza, finendo sperduto nel bel mezzo del nulla della sua mente e privo di una bussola ad aiutarlo a ritrovare la via.

Smarrito nel deserto della sua mente,
non era riuscito a trovare una singola goccia d'acqua.

Guardandola con più attenzione,
la sua esistenza gli appariva desaturata,
priva di gradazioni calde
e contornata da scolorite sfumature fredde.
I colori della Vita sembravano star sbiadendo,
arrivando a sfiorare le gradazioni del grigio,
e lui aveva preferito soltanto camminare via
da quel posto così distante, così isolato e così desolato.

Era già svanito da tempo,
e di lui non ne era rimasto altro che
la sua ombra e i suoi rimpianti.

Chi era, Sakusa Kiyoomi? Chi era veramente, quando neanche lui conosceva più se stesso?

Invisibile.

Il Tempo aveva iniziato a scorrere così in fretta, tanto che Kiyoomi non fu più in grado di stare al suo passo. Era stato lasciato indietro. E per quanto avesse continuato a correre nel tentativo di raggiungerlo, la Vita continuava a scivolargli via come il vento che soffiava con arroganza all'esterno del suo appartamento; la distanza che separava lui e il Tempo si era fatta troppo ampia. Non sarebbe mai stato in grado di recuperare tutto lo svantaggio.

Erano questi i pensieri che invadevano la mente statica di Sakusa Kiyoomi mentre cercava di trattenere i conati di vomito indotti dagli psicofarmaci che, grazie a qualche sorso d'acqua, era riuscito a buttare giù. Erano troppi, decisamente troppi da ingerire in una volta sola. La dose superava i limiti raccomandati di un ben sessanta per cento e Kiyoomi ne era ben consapevole. Aveva sempre odiato quelle pasticche. Il loro unico compito era di aiutarlo; eppure, neanche loro erano riuscite a tirarlo fuori dal turbine di apatia e inconsapevolezza in cui era finito dentro. Se non altro, inibizzavano i suoi sensi già attutiti, rendendolo un burattino insensibile e perennemente assonnato.

Con il passare dei minuti, i conati si fecero meno intensi, fino a sparire, e il vuoto che provava all'altezza del cuore venne colmato da una gelida sensazione di pienezza.

Il nodo alla gola si sciolse,
il nodo alla testa si sciolse,
il nodo allo stomaco si sciolse,
il nodo ai polsi si allentò,
ma le sue mani non riuscivano comunque a muoversi.

Per Sakusa Kiyoomi era un giorno come un altro, il  due maggio del 2017. Era soltanto il giorno in cui finalmente sarebbe svanito del tutto. Ma poco importava quando lui era già svanito da tempo, ancora prima della notte in cui se ne andò.

Kiyoomi non era uno che sorrideva spesso. Tuttavia, l'ultima cosa che percepì fu il flebile sorriso che nacque sulle sue labbra, fragile come la sicura di una pistola e distruttivo come un petalo di una rosa appassita.

Un giorno come un altro;
ma le mura che aveva innalzato
per stare al sicuro
si erano rivelate insormontabili.
Non poteva più uscirne.

La sicura arrugginita della pistola scattò, e il petalo andò a soffocare la gracile fiamma che era Sakusa Kiyoomi.

THE MIDDLE OF NOWHERE, sakuatsuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora